Gian Marco Griffi, Vitaliano Trevisan e gli altri. Parla la scrittrice, candidata nella cinquina, e parla delle sue passioni letterarie

Racconti il suo romanzo. E ci dica perché dovrebbe vincere la più prestigiosa competizione letteraria italiana.
«“Mi limitavo ad amare te” è la storia di un gruppo di ragazzini che nel 1992 vengono portati in Italia da Sarajevo per salvarsi dalle bombe e che crescono da soli, senza genitori, instaurando tra loro un legame complesso eppure salvifico, che seguiamo per vent’anni. Mi piacerebbe fosse considerato un romanzo che somiglia prepotentemente alla vita (“la cosa più vicina alla vita”: così James Wood definisce la narrativa), con la sua inaccettabilità e la sua pulsione a persistere nonostante tutto, con le sue domande ossessive sulla mancanza di senso e il nostro bisogno di trovare senso nelle relazioni umane».

 

Scelga dalla cinquina un altro libro: quello che ha apprezzato di più.
«Non potrei mai fare una scelta, per me i romanzi della cinquina esistono tutti insieme nei rimandi fra loro, tematici e di intenzioni: ai miei occhi raccontano metonimicamente dov’è e cosa fa la narrativa oggi, componendo un pezzo di immaginario collettivo».

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Ripeschi dalla dozzina un libro che avrebbe voluto vedere in finale.
«“Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi. Per la fiducia sterminata che esprime verso la letteratura. Perché è una grande costruzione romanzesca, originale e classica insieme».

 

Suggerisca ai lettori un libro, vincitore del Premio Strega, che vale la pena rileggere.
«Come faccio a scegliere? Lo Strega è stato vinto da autori fondamentali per la mia formazione di scrittrice e che amo molto, Primo Levi, Elsa Morante, Cesare Pavese, Goffredo Parise, Natalia Ginzburg. Forse sceglierei Paolo Volponi, perché mi pare un autore di cui si parla poco. Direi “La macchina mondiale” per la sperimentazione linguistica».

 

Lo Strega ha messo i vostri romanzi sotto i riflettori. Consigli un autore poco noto, un libro sottovalutato, una scoperta da promuovere.
«È un autore morto l’anno scorso, molto amato dalla critica, ma forse non così noto al grande pubblico, e che non ha mai vinto i premi letterari più importanti: Vitaliano Trevisan. Ho avuto il privilegio di leggere alcuni suoi libri in anteprima, spesso di ascoltarli dalla sua stessa voce, perché ero la sua editor in Einaudi. Vorrei che tutti leggessero il suo capolavoro “Works”».