La rappresentazione trasforma la favola in un elogio del teatro. Che invoca l’intervento dei più piccoli. Ma in realtà si rivolge agli adulti

Poesia e politica possono andare a braccetto, anche in teatro. Perfino in spettacoli pensati per i ragazzi, ma che per ragazzi non sono. O almeno non solo. Serve però un grande lavoro di squadra, in cui ciascuno - dal regista al drammaturgo, dal musicista allo scenografo - metta in campo il proprio sapere per rendere uno spettacolo capace di incantare i bambini e illuminare gli adulti come fa “Hamelin”. Presentato lo scorso anno al Romaeuropa Festival (una produzione Factory Compagnia Transadriatica, Fondazione Sipario Toscana, spettacolo vincitore Eolo Awards 2023), da allora gira l’Italia, ospite di teatri e rassegne, tra cui il Pergine Festival, quest’anno diretto dalla compagnia Babilonia Teatro (con un ricco programma fino al 15 luglio).

 

Conoscerete tutti la storia de “Il pifferaio magico” dei fratelli Grimm. Dunque saprete che il protagonista della fiaba per vendicarsi di Borgomastro, che non ha mantenuto la promessa di pagarlo dopo aver liberato la città dai topi, trascina con sé i bambini stregati dal suono del piffero. Ma c’è del vero in quella sparizione dei bambini. La città di Hamelin esiste e si trova nella Germania del Nord. Lì centinaia di anni fa scomparvero 130 bambini. Proprio da quella misteriosa vicenda di cronaca prende spunto “Hamelin”, che bambini e adulti seguono indossando delle cuffie (ma con un doppio canale audio, uno per i piccoli, l’altro per i grandi). E mentre ascoltano suoni, voci, ronzii, un magnifico carretto d’altri tempi guidato da Fabio Tinella magicamente si trasforma in un teatrino viaggiante con i suoi burattini creati da Michela Marrazzi.

 

La vicenda di Hamelin così prende corpo in scena, scritta da Tonio De Nittis con il drammaturgo Riccardo Spagnulo. Ma il regista leccese trova il modo per dire al pubblico anche un’altra cosa, che il teatro cioè è maltrattato («Teatrino, mi hai provocato e mò me te magno. Ahia ahia, ammazza, aò… È duro sto teatro, malgrado tutto… resiste ancora!», dice uno dei topi) e poco rispettato, con tanto di invettiva contro il pifferaio/teatrante, insultato in tutti i dialetti d’Italia («Vattene, idiota, vai a lavorare, sfaticato»).

 

In suo soccorso arrivano i bambini, che lasciano il loro posto in sala per spingere il carretto. Ma spariranno con lui dietro il fondale. Insomma, il teatrante si ritira con il suo giovane pubblico, che forse proprio nel ventre del teatro rivedrà la luce. Nonostante tutto, come ci ricorda il ballo liberatorio nel finale, la speranza è salva.

 

Hamelin
drammaturgia e regia Tonio De Nittis
Pergine (TN), 4 luglioMilano, 28 ottobre-1 novembre
Fabio Tinella in “Hamelin” di Tonio De Nittis

 

APPLAUSI
Corpo e identità femminile. Al Festival Inequilibrio, diretto da Angela Fumarola, debuttano “Maternità” di Fanny & Alexander, con Chiara Lagani (8 e 9 luglio, Rosignano), e “Stai zitta” di Michela Murgia, regia di Marta della Via, con Antonella Questa, Valentina Melis e Teresa Cinque (8 luglio, Castiglioncello). Da vedere.

 

E FISCHI
Il Teatro Goldoni di Venezia, che si è rifatto il look da poco, rischia la chiusura. L’allarme arriva da Giampiero Beltotto (presidente dello Stabile del Veneto): «Servono nuove idee per allargare l’offerta e attirare gli spettatori, altrimenti il teatro più antico del mondo chiuderà», ha detto. Dunque, largo alle idee, no?