Nathan Kiboba, Yoko Yamada, Xhuliano Dule. E tanti altri. Sono i nuovi volti di Comedy Central, che ribaltano cliché e ironizzano sui tic

Scontro di civiltà con il microfono in mano, a colpi di risate. È la linea dei comici trentenni, nuovi italiani e figli di migranti, che ironizzano sul razzismo, sui tic di italiani e stranieri, sfatando luoghi comuni e pregiudizi. «L’altro giorno ho visto un politico in tv che diceva: “Ormai in Italia esiste anche il razzismo contro i bianchi”. E c’è gente che ci crede, cazzo», esordisce Nathan Kiboba, originario della Repubblica democratica del Congo, ormai milanese, portato fin da bambino per la comicità e tra i volti di punta di Comedy Central. «Non può esistere il razzismo contro i bianchi. Voi siete troppo forti: siete riusciti a far stare il porno in un cellulare. Chi cazzo può essere razzista contro di voi». E ancora: «In Africa hanno già preso tutto quello che c’era da prendere: le ricchezze, le terre, tutto hanno preso. L’unica cosa che ci è rimasta nella vita è lamentarci del razzismo».

Si muove invece sul terreno della comunicazione e della comprensione Yoko Yamada che, a dispetto di nome e cognome, abita a Venezia ed è nata e cresciuta a Brescia. Madre italiana, padre giapponese. «Fin da piccola ho imparato due lingue diverse. Una con suoni molto armonici, melodici, fluidi, cioè l’italiano; l’altra più dura, austera, con suoni gutturali che quasi incutono timore: il bresciano». E infine Xhuliano Dule, 31 anni, cresciuto in Veneto da genitori albanesi, che prende in giro la sua cultura di origine. «L’unico gesto d’amore che farà un genitore albanese è non abortirti. Da quel momento in avanti sei da solo». E ancora: «Mio padre nella mia vita ha avuto lo stesso ruolo del padre di Bambi nella sua. È comparso un paio di volte a dare pessime notizie. E poi si è dileguato nell’ombra».