Una favola antica. Una principessa moderna. Una storia d’amore a finale da decidere. Il “Re Pippuzzu” in calabrese si fa capire da tutti e dimostra che il teatro di narrazione non è morto

Storie d’amore o d’avventura, raccontate con la stessa semplicità e passione dei menestrelli medioevali, finiscono sempre per conquistarci, grandi e piccini. Certe fiabe, si sa, sono per tutte età e per tutte le lingue, quasi universali, anche quelle in dialetto, così musicali alle orecchie di chiunque si metta in ascolto. E non importa da quale regione proveniate, il dialetto è lingua viva e ammaliatrice. Lo confermano un paio di spettacoli fra i tanti andati in scena al Festival Primavera dei Teatri di Castrovillari: “Felicissima jurnata” di Putéca Celidònia, di cui vi parleremo più avanti, e “Re Pipuzzu fattu o manu. Melologo calabrese per tre finali” di e con Dario De Luca e Gianfranco De Franco, un piccolo gioiellino capace di far vibrare il pubblico.

 

Dario De Luca, regista, autore e attore (fondatore della compagnia Scena Verticale con Saverio La Ruina) a piedi nudi e in gonna lunga ci racconta la storia di Re Pepe. Anzi no, di Reginotta, vera protagonista di questa storia, una donna moderna, libera, coraggiosa soprattutto per una storia antica come questa, liberamente tratta dalla fiaba calabrese “Re Pepe” raccolta da Letterio Di Francia e riscritta da Marcello D’Alessandro (Italo Calvino l’aveva inserita nella sua raccolta “Fiabe italiane” con il titolo “Il reuccio fatto a mano”).

 

Di fronte alla richiesta insistente del re padre affinché si trovi un marito Reginotta cosa fa? Decide di impastarlo con le proprie mani: acqua, zucchero, farina, e un bel peperoncino al posto della bocca. E sei mesi dopo ecco pronto un marito fatto proprio come voleva lei, altro che eterna attesa del principe azzurro... Ma un giorno lo “malu ventu” se lo porta via. Reginotta si metterà in viaggio alla ricerca del suo sposo, incontrerà degli eremiti, fino ad arrivare dalla Draghessa, donna malvagia che a modo suo dovrà sfidare. Il pubblico segue parola per parola. Segue i movimenti del setaccio che De Luca continua ad agitare, impastando nello stesso tempo il dialetto calabrese con suoni, filastrocche, modi di dire amplificati dagli strumenti della tradizione (in particolare il theremin) e dall’elettronica moderna di Gianfranco De Franco. Insieme ci raccontano un’antica fiaba modernissima, dove a scegliere il finale – fra i tre proposti da De Luca - sarà proprio il pubblico.

 

Chi pensa che il teatro di narrazione sia morto si sbaglia. Basta svuotare il palcoscenico di scenografie costose o ingombranti e riempirlo di arte e talento per rendere grande anche un piccolo spettacolo.

 

Re Pipuzzu fattu o manu.
Melologo calabrese per tre finali
di e con Dario De Luca e Gianfranco De Franco
Cosenza (5 luglio); Tropea (26 luglio)

 

APPLAUSI
Il Campania Teatro Festival ormai ha preso il via. Vi segnaliamo, nella Sezione Internazionale, lo spettacolo del regista polacco Krystian Lupa: “Capri. The island of fugitives”, ispirato “Kaputt” e “La pelle” di Curzio Malaparte. Mettetevi comodi, però, lo spettacolo durerà quasi 6 ore (Politeama di Napoli, 1 e 2 luglio).

 

E FISCHI
L’Estate romana quest’anno farà a meno dei “Nasoni Raccontano”, peccato. Il progetto ideato da Fabio Morgan, che ha trasformato la storia dei Nasoni (le fontanelle pubbliche di Roma) in testi teatrali allestiti in forma itinerante nei quartieri, non ha ottenuto il finanziamento dal Comune di Roma. Dunque, tutto annullato.