Il rapporto con il passato, la commistione tra potere e letteratura, la libertà. L’autore della trilogia su Mussolini, a Parigi per il Festival du Livre, dialoga con Mario Desiati. Che dice: «Un potere autoritario scommette sul fatto che non si legge»

«A me sembra evidente che molti italiani, troppi, non abbiano mai fatto i conti con il fascismo. Le centinaia di migliaia di lettori di “M.”, la mia trilogia su Mussolini, hanno preso coscienza del passato. Tuttavia la maggior parte degli italiani, come dimostrano le recenti elezioni politiche, non vuole fare i conti con il fascismo». Non usa giri di parole Antonio Scurati, autore dei tre romanzi bestseller (pubblicati in Italia da Bompiani, in Francia “M. L’homme de la providence” e “M. L’enfant du siècle” sono usciti per Les Arènes) dedicati al Duce e al ventennio fascista. Qualche giorno fa lo scrittore si trovava a Parigi per il Festival du Livre, la più importante manifestazione francese e in lingua francofona nel campo dell’editoria, insieme a una cinquantina di scrittori connazionali ospiti di “Italissimo”, il Festival di letteratura e cultura italiane, e di “Passions italiennes”, decine di incontri, lectio e dialoghi, nell’anno che vede l’Italia come Paese ospite d’onore del festival.

 

Accanto a Scurati, davanti a una platea gremita, era seduto Mario Desiati, premio Strega 2022 con il romanzo “Spatriati” (Einaudi): nel loro incontro coordinato da Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci e segretario del comitato direttivo del premio Strega, hanno ragionato sugli incroci e le commistioni tra potere e letteratura, nonché sulla magia delle parole e la capacità dei libri di cambiare lo sguardo dei lettori. Per i due autori anche l’occasione per riflettere sull’attualità, alla vigilia della Festa della Liberazione. «La letteratura non è estranea al potere, neanche al potere politico. Gli scrittori invece coltivano l’idea, per certi versi assolutoria, che la letteratura e l’arte si contrappongano al potere. La questione è molto più ambigua e complessa», ha aggiunto Scurati: «A noi scrittori piace pensare di essere completamente estranei al potere. E invece oggi siamo qui, ad esempio, a rappresentare l’Italia, come i rappresentanti del governo italiano. Eppure io non mi riconosco nei rappresentanti di questo governo».

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Desiati ha spostato il ragionamento su un terreno diverso. «Mi interessa molto il tema del potere della letteratura, la sua capacità di cambiare per sempre lo sguardo del lettore», ha detto l’autore di “Spatriati”: «Non so se vi capita di leggere un libro o una poesia, e magari dopo qualche anno non ricordare nulla di quel libro – né i personaggi, né l’ambientazione. Magari vi ha deluso, o addirittura respinto. Eppure qualcosa resta, ha fatto spostare il vostro sguardo. E, avendo più elementi, più colori, più prospettive, siete anche più liberi. Dunque, in questo senso la letteratura è contro il potere. O meglio, il potere è contro la letteratura. Un potere autoritario scommette sul fatto che non si legge, che la maggior parte di noi si accontenti di non conoscere le specie della nostra foresta interiore, che gli basti la vita che ha».

 

La conoscenza della storia, in chiave letteraria ma non solo, accresce la consapevolezza del mondo che ci circonda. Scurati torna sul rapporto degli italiani con il passato: «Fin da ragazzo ho percepito il presente come una prigione, un luogo angusto e opprimente, che non mi ha mai soddisfatto. Il presentismo è una delle malattie spirituali del nostro tempo. Molte delle crisi attuali derivano dall’incapacità di vivere un tempo più ampio, tra passato e futuro, non schiacciato sul presente. Occorre spostarsi di fianco, guardare indietro, verso i nostri padri, i nostri nonni: è quello che ho cercato di fare con “M.”, dal momento che il fascismo continua a perseguitarci».