Il dramma shakespeariano in mano alla regista ungherese Székely diventa d’attualità. Tra echi della politica e antieroi in stile Gomorra

È incredibile quanto Shakespeare riesca a essere universale, perfino attraverso vicende estreme eppure così familiari. E proprio sulla complessità dei nostri giorni e sulle assonanze con certi leader populisti punta il “Riccardo III” diretto dalla regista ungherese Kriszta Székely, che ha debuttato al Carignano di Torino (produzione Teatro Stabile di Torino, Ert e Teatro Stabile di Bolzano).

 

Cosa fa la giovane regista? Scarnifica il testo, adattato da Ármin Szabó-Székely e tradotto da Tamara Török, focalizzandosi su alcuni personaggi scelti fra i 48 presenti nell’opera finale della tetralogia di Shakespeare sul regno di Enrico VI. Uno per uno li vediamo interagire e poi cadere in uno chalet di montagna, una sorta di rifugio hitleriano, vittime dello stesso potere di cui erano complici. D’altra parte come dice Stanley (Nicola Pannelli): «Chi osa dire quello che vede? Il mondo è marcio». E quel mondo è proprio il nostro, quello in cui spopolano talk show gridati e fake news. Al centro dello spettacolo naturalmente c’è lui, Riccardo III, interpretato da un cinico e ironico Paolo Pierobon. Assistiamo così all’ascesa e alla discesa di un personaggio che desidera solo una cosa: potere, potere, potere. Le sue intenzioni le dichiara subito: «Ho deciso di essere malvagio», dice. Ma non è solo crudele e spietato, Riccardo III/Pierobon è magnetico. Cerca la complicità degli spettatori, si rivolge a loro direttamente, tenta di attirarsi le simpatie. Non che ci riesca, ma il perfido duca di Gloucester sembra chiederci comprensione. In questo è simile ad alcuni personaggi della serie “Gomorra”, da cattivi a eroi. Il suo cinismo, invece, ricorda un altro “Riccardo III”, quello diretto da Sam Mendes e interpretato da Kevin Spacey, indimenticabile.

 

Ma anche il resto del cast qui si fa apprezzare (da Edoardo/Francesco Bolo Rossini a Anna/Lisa Lendaro o a Buckingham/Jacopo Venturiero). Essere malvagi è ancora oggi una questione di scelta, sembra suggerirci la regista, che alludendo ai pericoli del populismo, pensa al “suo” Orbán. E le donne? Vorrebbero, ma non riescono ad esercitare alcun potere - non a caso Cecilia (Manuela Kustermann) dice: «Non è un paese per donne» -, fino al finale inatteso. Ma quando Elisabetta (Elisabetta Mazzullo) raggiunge il potere e invoca le armi ricorda alcune leader femminili ben poco femministe. Insomma, non perdetelo se potete.

 

Riccardo III
da William Shakespeare
regia Kriszta Székely
Bolzano (13-16 aprile), Trento (27-30), Modena (3-7 maggio), Padova (10-14), Roma (16-21)

 

APPLAUSI
Non poteva essere più azzeccato il titolo “Pioverà bellezza”, un progetto che coinvolge 1500 ragazzi delle scuole medie di Bergamo, seguiti per un biennio da sette compagnie coordinate dal Teatro dell’Argine. Gli studenti si ritroveranno per un flash mob il 15 aprile (programma Bergamo Brescia Capitale della Cultura).

 

E FISCHI
Dispiace segnalare in queste poche righe ancora una volta un teatro a rischio chiusura. La prossima estate i bambini romani potrebbero non trovare più lo storico teatrino dei burattini del Gianicolo, che ha incantato intere generazioni. Serve un aiuto concreto per un chiosco che non ha mai avuto finanziamenti pubblici.