"La rivoluzione nel movimento per i diritti civili americano c'è stata quando ii bianchi hanno iniziato a marciare a fianco dei neri." Lo scrittore Sebastiano Mauri spiega il suo ultimo libro. Un manifesto, serio ma non troppo, delle unioni tra persone dello stesso sesso

È sempre dolce e amaro San Valentino, per gli omosessuali italiani. Perché ogni anno ricorda loro che nulla è ancora cambiato, il loro amore continua a essere ignorato dalle leggi dello Stato. Così quest'anno le associazioni lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) hanno deciso di scendere in piazza in più di 30 città di tutta Italia, proprio nel giorno di San Valentino, per chiedere il riconoscimento del matrimonio egualitario.

Nulla però cambierà fino a quando gli eterosessuali non scenderanno in piazza con gli omosessuali. Così la pensa Sebastiano Mauri, artista e scrittore di 43 anni, che ha da poco pubblicato per Rizzoli “Il giorno più felice della mia vita”, un pamphlet ricco di ironia e sentimento che è proprio un manifesto a favore del matrimonio gay e in cui si rivolge agli eterosessuali italiani con queste parole: «La vera rivoluzione nel movimento per i diritti civili americano è avvenuta quando anche i bianchi hanno iniziato a marciare nelle strade a fianco dei neri. Quando anche i bianchi hanno finalmente compreso che il prezzo del razzismo lo pagava la società intera. Ed è quello che tocca a voi oggi».
 
Nel libro si parte da un dato concreto: insieme alla Grecia, l'Italia è l'unico Paese dell'Europa occidentale a non aver legiferato in favore delle coppie omosessuali. A ciò, però, si accompagna una speranza forte. Il momento è arrivato, dice Mauri: «È solo questione di tempo. A scendere in piazza, a breve, saranno madri e padri, fratelli e sorelle, amici, vicini di casa e colleghi di qualsiasi orientamento affettivo».
 
Ma da dove gli viene tanta fiducia? Probabilmente dal fatto che Sebastiano Mauri è un uomo di mondo. Di origine italo-argentina, è nato a Milano nel 1972, ma ha vissuto e lavorato per anni tra l'Italia, Buenos Aires e New York, dove si è laureato alla scuola di cinema. Artista visivo, per i suoi cortometraggi ha vinto il Warner Brothers Award e il Martin Scorsese Post-Production Award.
 
Nel 2010 ha visto persino la sua seconda patria legiferare in materia, perché l'Argentina di Cristina Kirchner ha appunto detto sì ai matrimoni gay. «Il mondo sta cambiando rapidamente. L'omofobia è ancora molto diffusa, ma il muro sta crollando», spiega Mauri via Skype da New York: «In America Barack Obama si batte ormai apertamente, e in Europa persino il conservatore britannico David Cameron ha fatto approvare le unioni tra persone delle stesso sesso».

Mauri ha seguito i dibattiti che hanno accompagnato l'approvazione delle unioni omosessuali in Argentina e in alcuni Stati degli Usa. Ha preso appunti, soprattutto riguardo alle obiezioni. E in questo pamphlet ha messo insieme un po' di argomenti interessanti, tanto che chi vuole potrebbe usarlo anche come un manuale di conversazione, anche ironico, a favore del matrimonio omosessuale.

Qualche esempio. Il matrimonio è «un’istituzione tanto naturale quanto l’aria condizionata», non solo perché in natura le specie animali che si accoppiano tra membri dello stesso sesso sono tantissime, ma anche perché dall'antichità a oggi si è trasformato mille volte. Associazioni come la American Academy of Pediatrics, la American Psychological Association e la Child Welfare League of America sono poi a favore delle famiglie omogenitoriali come strumento per garantire il benessere dei bambini.
 
Nella Bibbia si parla solo sette volte di unioni carnali tra uomini, e le pochissime invettive contro gli omosessuali sono insomma tante quante quelle contro i figli ribelli (da lapidare a morte, per il Deuteronomio), chi si corica con una donna che ha le mestruazioni (da eliminare «dal mezzo del loro popolo», per il Levitico), senza contare che «è vergognoso per una donna parlare in assemblea» (lettera ai Corinzi).
 
Insomma per Mauri è assurdo far derivare dalla Bibbia il divieto di matrimonio per gli omosessuali, tanto più allora che il Vangelo insegna ad amare il prossimo come se stesso. «Gesù non ha mai escluso nessuno, semplicemente non era il suo stile. Io sono convinto che, se gli chiedessimo un’opinione, ci direbbe che l’importante non è chi ami, ma se ami», scrive Mauri.
 
La fiducia che anche l'Italia possa finalmente muoversi gli viene dall'aver visto quanto rapidamente i nemici delle unioni omosessuali le abbiano poi accettate una volta entrate in vigore: «Dall'Australia all'Argentina, i profeti di sventura si accorgono presto che non è successo niente, che la società non diventa Babilonia. Vengono loro stessi invitati ai matrimoni gay, e vedono che sono uguali a quelli eterosessuali, i gay non sono alieni. Probabilmente a spaventare la gente comune è l'immagine carnevalesca dei gay pride, i tanga e le paillette. Io ho preso parte a più di un gay pride e mi sono anche divertito, ma posso capire che una mamma di un bambino effeminato di 14 anni possa rimanere turbata. Per questo la tv italiana dovrebbe mostrare di più la vita quotidiana normalissima delle famiglie arcobaleno. Per fortuna comunque anche qui, soprattutto grazie alle serie tv americane, stiamo andando oltre lo stereotipo, non siamo più all'immagine del “Vizietto”».
 
Ma come è possibile che la cattolica Argentina abbia approvato le unioni gay e l'Italia no? «La presidente Cristina Kirchner si è giocata il consenso politico sul tema, e ha vinto la scommessa. In Italia Matteo Renzi tiene il tema nel cassetto, ma ancora non ha avuto il coraggio di portarlo in aula. Se sono deluso? Un po' sì, certo, e infatti sogno che Renzi legga il mio libro. In tanti però ormai stanno cambiando idea. Persino Silvio Berlusconi, grazie a una fidanzata giovane che evidentemente ha svecchiato le sue conoscenze. E persino in papa Francesco, nonostante tutto, si notano dei toni molto diversi da quando, come cardinale, fece delle battaglie durissime in Argentina contro le unioni omosessuali».

E di quei cattolici che invece non si sono affatto arresi e anzi manifestano in piazza a favore della famiglia tradizionale, come quelle Sentinelle in piedi cui sono molto vicini Mario Adinolfi e Costanza Miriano, che cosa pensa? «Che sono molto furbi, con la loro aria pacata, apparentemente non omofoba. Non vanno in giro con cartelli tipici della destra americana, come “God hates fags”, e quindi chapeau per la loro strategia comunicativa. Però non credo che siano coerenti con il messaggio cristiano, e poi rimangono comunque quattro gatti che sanno comunicare molto bene».
 
Il libro di Mauri però è anche racconto. Già nel suo primo libro, “Goditi il problema”, sempre per Rizzoli, aveva mostrato nel 2010 le sue doti di scrittore, in un romanzo in cui faceva outing e in cui nell'eccentrica famiglia del protagonista si rispecchiava quella di Sebastiano, figlio del presidente delle Messaggerie italiane Achille Mauri.

Anche nel nuovo libro il tono è spesso ironico. Certo, non sempre è possibile, come quando racconta la frase crudele di una anziana quando era bambino (« Che disgrazia, così piccolo e già invertito»), i tic comparsi quando era costretto a nascondere se stesso («Non si può asportare una parte fondamentale di sé e sperare che il resto rimanga intatto», dice con parole che vanno al di là della questione sessuale), o gli sputi ricevuti in Piazza Duomo a Milano per esser stato visto abbracciato al suo fidanzato.

Mauri ammette inoltre che «tutti, in fondo, dobbiamo affrontare il piccolo omofobo che è in noi»: «Anch’io, pur venendo da una famiglia progressista, di ampie vedute, che mi ha sempre esposto alla diversità, ho percorso un lungo e tormentato cammino per accettare il fatto che volevo amare un uomo. Ancora oggi, passati i quarant’anni e ormai capace di vivere la mia vita come voglio, so che una parte di me è ancora omofoba».
 
Il vero problema, dice, sono i genitori: «Sono loro che vanno educati. Perché i ragazzi delle nuove generazioni sono sempre più a favore del matrimonio egualitario. Sono i giovani d’oggi, gli adulti di domani, a dirci con le loro voci che il traguardo è una società contraddistinta dall’inclusione invece che dalla distinzione»
 
Ma Sebastiano, anche se potesse, oggi dice che non si sposerebbe. E allora per chi conduce questa battaglia? «No, non solo per gli altri gay. Anche per un bambino. Il bambino che ero io, che già a cinque anni aveva capito di essere omosessuale, e soffriva con il suo zainetto sulle spalle. Voglio che si avveri il suo sogno. Quello sarà il giorno più felice della mia vita».