In Italia una legge ipocrita proibisce di usare questo tipo di staminali. Che potrebbero restituire la vista a molti ciechi o far alzare dalla sedie a rotelle molti disabili. E' un'ideologia cieca e sorda, a cui può sottrarsi solo chi ha soldi per farsi curare all'estero

Nel 1998, quando furono scoperte le cellule staminali embrionali, in molti intuivamo che avrebbero rivoluzionato la medicina. In soli quattordici anni di ricerca gli scienziati sono riusciti a trapiantarle negli esseri umani, per tentare di curare le lesioni della colonna vertebrale e la cecità dovuta alla degenerazione maculare. Per questa malattia, le staminali sono state iniettate in piccole dosi negli occhi dei pazienti e dopo quattro mesi una paziente quasi cieca ha ricominciato a riconoscere i colori e ad avere il senso del contrasto. E già si immagina che in futuro questa tecnica, se applicata nelle fasi iniziali della malattia, permetterà il recupero completo della vista.

Ora che le potenzialità delle cellule staminali embrionali sono realtà, come porsi nei confronti degli embrioni congelati e abbandonati a morire nei congelatori? Non è forse il momento di avviare anche in Italia una riflessione razionale e non ideologica, chiedendoci se sia meglio utilizzare le staminali presenti negli embrioni per ridare gli occhi a un bambino o le gambe a una ragazza finita in sedia a rotelle per un incidente, invece di destinarle a morte certa? O perderle come è accaduto per quegli embrioni che, per errore, si sono scongelati in un ospedale romano?

Proprio questo episodio deve fare riflettere perché quegli embrioni sono morti nell'indifferenza più assoluta, soprattutto di coloro che si presentano come i paladini della vita, più per ideologia che per sincero interesse verso quelle vite potenziali. E l'ideologia è spesso cieca e sorda. La scienza va avanti e i pazienti andranno a curarsi all'estero, ma lo faranno solo coloro che se lo potranno permettere. È questa l'equità a cui aspirare?