Negli ultimi tre anni Agcom ha calcolato un aumento in tutte le voci: prezzo al minuto da fisso a fisso, da fisso a mobile, scatto alla risposta e canone base. Arrivano le prime multe e diffide, ma le compagnie per ora non le applicano

Sono mesi da vivere pericolosamente per gli utenti che vorrebbero spendere il meno possibile sul telefono fisso e il cellulare. Gli operatori telefonici stanno infatti dando il meglio di sé per provare a gonfiare le bollette con una ridda di rincari.

Alcuni espliciti e coatti, altri frutto di stratagemmi di vario tipo. Segno di questo fenomeno è la battaglia che si accesa tra operatori e le Authority del settore, Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) e Antitrust. L’ultima diffida di Agcom a Tim per bloccare rincari sulle tariffe base è solo un tassello di un quadro più ampio. E che coinvolge anche altri operatori. 

Intanto, è possibile scoprire qualcosa di nuovo e inedito leggendo la stessa delibera della diffida: Agcom ha calcolato che negli ultimi due-tre anni le tariffe telefoniche fisse di base, a consumo, sono aumentate costantemente. Per tutte le voci: prezzo al minuto da fisso a fisso, da fisso a mobile, scatto alla risposta, canone base, come si vede nelle tabelle pubblicate dall’Autorità. 

Rincari che per altro - stima Agcom - colpiscono soprattutto gli utenti meno abbienti, ossia appunto quelli che usano il fisso solo per ricevere telefonate, non avendo una flat né una Adsl. È una strategia mirata ad aumentare i ricavi medi per utenti e non riguarda solo il fisso, a quanto si può appurare mettendoinsieme alcune notizie delle ultime settimane. 

TIM TELEFONO FISSO

I rincari di Tim - fino al 300 per cento - riguardano infatti quei circa 700 mila utenti (secondo stime Aduc) che ancora sono sulla tariffa base (19 euro al mese). Tim- quando ancora si chiamava Telecom Italia- prova da un oltre un anno a trasportare i propri utenti su una tariffa flat con telefonate e Adsl incluse. Agcom è già dovuta intervenire per limitare la portata di questa manovra, che comporta un aumento dei costi fissi mensili pari a 10 euro al mese (le flat cominciano da 29 euro).

Risultato, quella parte di utenti che ancora non è migrata alla flat subisce ora un rincaro, dal primo aprile. Tim infatti dice all’Espresso che applicherà i nuovi prezzi nonostante la diffida di Agcom, almeno al momento. A quanto risulta, però, le due parti si stanno scambiando lettere in questi giorni e potrebbero scendere a patti. Tim ha interesse a evitare una multa che Agcom potrebbe applicare per la violazione della sua diffida. 

TIM PRIME E VODAFONE EXCLUSIVE

Infuocato anche il fronte del mobile. Qui sono scese in campo sia Agcom sia Antitrust, rispettivamente contro le mosse Tim Prime e Vodafone Exclusive. In sintesi, gli operatori hanno aumentato la tariffa base degli utenti con la promessa di servizi extra. L’addebito di servizi non richiesti è vietato dalle norme, ma gli operatori hanno presentato questa manovra come una “modifica unilaterale del contratto”. Cosa sempre permessa, con il diritto dell’utente a un preavviso di 30 giorni e alla disdetta gratuita

Le Autorità però hanno detto no: queste manovre non sarebbero modifiche unilaterali di un contratto ma equivalgono ad aggiungere servizi non richiesti. Non è una differenza da poco. Se passasse l’idea che gli operatori possono aumentare a tappeto i canoni a tutti gli utenti non ci sarebbe un limite al rincaro. Si dirà: ma gli operatori potrebbero sempre fare i rincari di massa senza associarli a servizi aggiuntivi per restare nel giusto, secondo le norme.

Sì, questo è la comune modifica unilaterale del contratto. Tuttavia, gli operatori tendono a evitare questo tipo di rincari, per non perdere utenti verso i concorrenti. Ecco perché hanno associato servizi extra: per trattenere gli utenti. Con anche l’opzione, offerta loro, di rinunciare a quei servizi (Prime ed Exclusive) e restare quindi con la vecchia tariffa. In questo modo, gli operatori non rischiano niente e hanno tutto da guadagnare. 

Se l’utente non fa nulla, perché distratto o perché davvero interessato a quei servizi (che però magari non avrebbe mai attivato spontaneamente),  si tiene i rincari. Se non è interessato, li può disattivare e non è un utente perso per l’operatore. Bella idea; peccato che, per le Authority, non si possa fare. Tim ha poi deciso di fare un passo indietro, viste anche le pressioni di Agcom, e ha annunciato la sospensione di Prime”

Non è finita. Al momento secondo l’Antitrust Vodafone Exclusive dà diritto a rimborsi solo a una parte degli utenti (quelli aggiunti dopo il 13 giugno 2014, da quando ossia è stato vietato l’attivazione di servizi con il silenzio assenso del clienti). Restano esclusi 14 milioni di utenti; di qui l’Aduc ha annunciato un altro procedimento verso l’Antitrust per chiederne l’intervento.Si considera che anche queste mosse, riguardando le tariffe base, colpiscono in particolare gli utenti disposti a spendere meno su cellulare. Ossia, probabilmente, le categorie sociali più deboli.

TARIFFE CON TARIFFARAZIONE 28 GIORNI

I trucchetti per aumentare i ricavi continuano. Qualche giorno fa Vodafone ha deciso di applicare una tariffazione ogni 28 giorni (invece che mensile) su tutti i propri piani, fissi e mobili. A parità di canone, l’utente paga di più se l’addebito è ogni 28 giorni invece che ogni mese (che ovviamente di giorni ne ha di più).

Già Tim, Wind e la stessa Vodafone, nei mesi scorsi, erano passati a tariffazione da 28 giorni, su alcune tariffe mobili. La mossa di Vodafone, adesso, è la prima a tutto spettro - sia sul fisso sia sul cellulare, su tutte le offerte. E può essere preludio di analoghe mosse (ossia rincari) degli altri operatori. In questo caso, gli utenti possono fare ben poco. È un caso vero e proprio di modifica unilaterale del contratto. L’utente può sempre cambiare gestore

Il problema è che se la fanno tutti gli operatori (o quasi), in modo simile, ne deriva un rincaro generalizzato delle tariffe.  Ed è proprio ciò che sta accadendo in questi giorni. Bisognerà vedere quanto (e se) le Authority saranno in grado, con le armi a  disposizione, di bloccare o almeno frenare questo fenomeno.