L’Agenzia del Demanio ha messo all’asta l’isola. Un destino già toccato alle altre vicine. Ma alcuni cittadini, costituiti in associazione, si oppongono alla privatizzazione

Uscendo dal Canale della Giudecca, costeggiando l’isola di San Giorgio e seguendo il percorso in direzione della bocca di porto di Malamocco, si susseguono le isole della Laguna sud: da un lato La Grazia, da poco ceduta a un gruppo privato con il progetto di costruirci un resort di lusso, dall’altro San Servolo che, oltre a ospitare il Museo del manicomio, è ora anche una ricercata location per matrimoni. Poi ci sono San Clemente, sede di un elegante hotel, e l’isola artificiale di Sacca Sessola che, dopo l’acquisto da parte di un colosso alberghiero, ha addirittura cambiato nome: è diventata l’Isola delle Rose, con una scelta certo più attraente. Il progetto turistico-residenziale proposto dal gruppo di imprenditori che vent’anni fa ha comprato la piccola isola di Santo Spirito, proseguendo in direzione del Lido, non è ancora stato avviato.

 

Dalla via d’acqua, poi, appare il campanile che sovrasta la macchia verde scuro degli alberi che crescono rigogliosi: ecco Poveglia, l’isola al centro della battaglia condotta da un gruppo di cittadini per opporsi all’ennesima privatizzazione all’interno della Laguna di Venezia.

 

E con l’intento di riappropriarsi degli spazi dell’isola, rendendola accessibile alla cittadinanza, l’associazione Poveglia Per Tutti chiama a raccolta soci e sostenitori e organizza, ormai da qualche anno, la “Sagrànomala”. Un appuntamento che porta gente anche da fuori. Attorno all’isola, infatti, si vedono attraccati i barchini privati, mentre le squadre di voga arrivano remando; per chi viene da fuori, invece, si organizza di solito il trasporto con un battello a noleggio, per accompagnare decine di partecipanti curiosi di raggiungere finalmente Poveglia ed esplorarla. E tra gli organizzatori c’è chi dorme qui in tenda per almeno due notti, per preparare l’evento.

La nascita dell’associazione risale al 2014, quando il Demanio, proprietario dell’isola, annuncia la possibilità di acquistare Poveglia all’asta, a base zero. Quasi per scherzo, tra gli avventori del bar Palanca alla Giudecca, scatta un’idea: organizzare una colletta per presentarsi all’asta. La voce comincia a girare e in poco tempo quella che doveva essere una raccolta fondi tra amici si trasforma in un crowdfunding internazionale: in poche settimane, quasi cinquemila persone (moltissime dall’estero) rispondono alla chiamata della neonata Poveglia Per Tutti, donando una quota di 99 euro ciascuno con lo scopo di ottenere in concessione l’isola per 99 anni. Si raccoglie quasi mezzo milione di euro.

 

L’unico altro concorrente, un imprenditore in incognito, fa un’offerta di acquisto da 513 mila euro. Si viene a scoprire, poco dopo, che si tratta del fondatore della holding Umana, Luigi Brugnaro, che l’anno successivo sarà eletto sindaco di Venezia. Il Demanio rifiuta l’offerta dell’imprenditore, ritenuta incongrua, mentre quella dell’associazione è inizialmente accettata per poi essere sospesa per ragioni burocratiche.

 

In realtà, i tentativi di vendere Poveglia vanno avanti da quasi trent’anni, dal primo progetto di aprire qui un ostello della gioventù a fine anni ’90, subito sfumato. L’isola, punto strategico per la Serenissima, poi adibita a lazzaretto, è disabitata da decenni ed è proprietà del Demanio dalla fine degli anni ’60. Nel dicembre scorso l’Agenzia ha pubblicato un nuovo bando per rimetterla in vendita (assieme alla piccola isola di Sant’Andrea, poco più a Nord), mentre il Comune di Venezia, sostanzialmente, non si cura della questione. Altre manifestazioni di interesse, finora, non ce ne sono state.

 

Poveglia Per Tutti, nonostante il tergiversare del Demanio (c’è anche una sentenza del Tar Veneto del 2018 che ha dichiarato illegittimo il rifiuto dell’agenzia di assegnare almeno temporaneamente l’isola all’associazione), in questi anni ha continuato a raccogliere idee, coinvolgendo altre realtà cittadine, università, studi di architettura e paesaggio. Ogni anno, la “Sagrànomala” è l’appuntamento fisso per ritrovarsi, raccogliere adesioni e capire insieme quali siano i passi successivi.

 

«Ora, o tutto o niente. E noi abbiamo promesso ai nostri soci che ci prenderemo tutto», afferma Fabrizia Zamarchi, presidente di Poveglia Per Tutti, in apertura dell’ultima assemblea pubblica che ha visto la partecipazione di più di un centinaio di sostenitori. Ai presenti viene esposto il nuovo progetto che riguarda le tre parti di cui si compone Poveglia, cioè l’isola verde, l’area edificata e l’ottagono (struttura difensiva che risale al 1300): l’idea è creare un parco urbano in Laguna, con un orto pubblico, seguendone la manutenzione e rimettendo in sicurezza e in funzione pure l’edificato.

 

Uno dei punti che l’associazione sottolinea, anche nel documento presentato al Demanio, è la situazione assurda per cui un gruppo di cittadini debba autofinanziarsi per non perdere un pezzo di spazio pubblico. E questo avviene in una Venezia stritolata dal turismo, che proprio in questi mesi vede la popolazione cittadina scendere per la prima volta sotto i 50 mila abitanti. Come spiega Patrizia, tra le fondatrici di Poveglia Per Tutti, «siamo noi gli unici a cercare di far sì che l’isola rimanga alla città».

 

Così, nel giorno della sagra, tra esibizioni degli studenti dell’Accademia teatrale, spettacoli di marionette per i bambini e concerti, Poveglia si mostra piena di vita. Ma, quando il pubblico torna a Venezia o sulla terraferma, tutto viene smontato e l’isola si svuota, come fosse terra di nessuno. È, invece, parte integrante della città.