La norma approvata alla Camera è un mandato in bianco al Governo che avrà 18 mesi di tempo per intervenire. «Se tutto andrà bene chi vive lontano dalla residenza potrà votare alle politiche nel 2032», denuncia il Comitato Voto dove vivo

È stata approvata con 159 voti favorevoli la proposta di legge che delega il Governo a disciplinare l’esercizio del diritto di voto in un Comune diverso da quello di residenza, per motivi di studio, lavoro o cura. Zero i contrari, 84 gli astenuti. «Ora il Governo deve esercitare la delega per fare la legge. In un tempo di 18 mesi. Questo significa che quasi sicuramente i fuorisede non avranno la possibilità di votare per le prossime elezioni europee del 2024», spiega Thomas Osborn, co-portavoce del comitato Voto dove vivo, che da anni supporta la battaglia per permettere a chi vive in un Comune diverso da quella di residenza di votare nella città in cui trascorre la quotidianità. Così tanto da essersi fatto promotore di un progetto di legge che era arrivato in Parlamento, a prima firma della deputata del Partito Democratico Marianna Madia. E che avrebbe permesso a 5 milioni di cittadini che vivono fuori dal luogo di residenza di esercitare il diritto di voto.

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«Era una delle poche proposte di legge su cui tutta l’opposizione aveva trovato l’accordo. Nel momento del voto in Commissione alla Camera dei Deputati, però, la maggioranza ha fermato il progetto per sostituirlo con una legge-delega. Tutti gli emendamenti proposti sono stati bocciati. Così il testo che martedì 4 luglio è stato approvato alla Camera è una delega in bianco al Governo, senza alcuna specifica sulle modalità con cui si intende fare la legge». Come chiarisce Osborn, ai tempi lunghi (18 mesi) previsti per la messa in pratica si aggiunge che, secondo il documento, prima di avere una legge nazionale applicabile anche alle elezioni politiche per permettere il voto fuorisede è necessario sperimentare il sistema alle europee o per un referendum. «Così, considerando che non si riuscirà ad avere la legge per le europee del 2024, dovremmo aspettare quelle del 2029 per la sperimentazione e i fuorisede potranno per la prima volta votare alle politiche nel 2032. Se andrà tutto bene».

 

Come chiariscono i membri del Comitato Voto dove vivo, il fatto che alla Camera sia stata intavolata una discussione seria e ci sia stato il parere favorevole per garantire la possibilità di voto anche a chi vive lontano da casa è una primo passo importante: «Di cui andare orgogliosi. Ma insufficiente. La sensazione è che non sia una vera priorità per il Governo, che cerca di prendere tempo. Altrimenti avrebbero potuto votare la proposta di legge che era già supportata da tutte le opposizioni. E che proponeva il voto anticipato presidiato come modalità, la stessa già indicata anche dal Ministero. Noi continueremo a tenere alta l’attenzione sulla questione, affinché il Governo rispetti i tempi della delega. E a vigilare sui contenuti che verranno proposti», conclude Osborn. Per fare in modo che i cittadini possano esercitare un loro dovere civico.