Un disegno approvato in Commissione potrebbe diventare presto legge (come già in altri Paesi). «Si tratta di una battaglia di civiltà» affinché anche chi ha avuto un tumore possa accedere a prestiti, mutui, concorsi pubblici, adozioni. Proprio come tutti gli altri

Potrebbe cambiare la vita a quasi un milione di persone in Italia. Ed è appena stata approvato in Commissione Affari sociali della Camera dei deputati. È il testo unificato del disegno di legge sull'oblio oncologico, condiviso sia dalla maggioranza, sia dall’opposizione, che punta a dare gli stessi diritti di tutti anche a chi è guarito dal tumore. Per fare in modo che la guarigione clinica corrisponda a quella giuridica, come avviene già in altri cinque Paesi d’Europa: Francia, Lussemburgo, Olanda, Belgio e Portogallo.

 

In Italia è ancora molto difficile, invece, richiedere mutui, prestiti, stipulare assicurazioni, partecipare ai concorsi, accedere all’iter per le adozioni per chi ha avuto un cancro. Perché ogni volta che si compilano i vari moduli è necessario riferire la cartella clinica. Anche dopo la guarigione, quando i rischi per la salute sono gli stessi di tutti gli altri.

 

«La legge per il diritto all’oblio oncologico punta a cambiare un paradigma: cancro non è sinonimo di morte. Si può guarire. Ecco perché è importante sia attuare comportamenti sani di prevenzione, sia curarsi», spiega Giordano Beretta, il presidente della fondazione Aiom, in prima linea nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’importanza di ottenere una legge che tuteli i pazienti che hanno raggiunto la stessa aspettativa di vita dei soggetti che non hanno avuto cancro.

 

«Si tratta di una battaglia di civiltà. Affinché cessino quelle discriminazioni nascoste che segnano la vita di chi ha avuto un tumore. Ma sarò soddisfatto solo quando il testo diventerà legge. C’erano sono già state altre proposte anche nella scorsa legislatura, la novità di questa, però, è che si tratta di un testo unico con l’accordo di maggioranza e opposizione, che trova il favore anche della premier Giorgia Meloni e del ministro della Salute Orazio Schillaci, su cui nessuno, quindi, può mettere una bandierina».

 

Il testo, che dovrebbe arrivare in Aula alla fine di luglio, è stato redatto sulla base di nove progetti di legge precedenti, presentati da diversi gruppi parlamentari e dal Cnel. Prevede due scaglioni temporali per accedere a determinati servizi senza dover fornire informazioni sul proprio stato di salute: 10 anni dopo il termine delle cure per chi ha avuto il cancro dopo i 20 anni, 5 per chi ha avuto il tumore prima: «Saranno importanti anche i passaggi successivi. Perché i limiti di tempo devono essere modulati ulteriormente, sulla base del tipo di patologia».

 

È una conquista fondamentale per chi ha avuto il cancro. Elimina lo stigma della malattia e decostruisce gli stereotipi intorno. Un passo in avanti non solo giuridico ma soprattutto sociale. Che anche l’Unione europea chiede di fare agli Stati membri, entro il 2025, per garantire il diritto all’oblio oncologico a coloro che sono guariti: quasi un milione in Italia su 3,6 milioni di cittadini a cui è stato diagnosticato un tumore.