Approvata la legge che depenalizza l’interruzione di gravidanza. Un risultato ottenuto dopo un referendum e le battaglie delle attiviste. «Quando una legge sancisce un diritto in maniera chiara, c’è un cambiamento nella società»

«A Fausta! A Fausta!» è rotto dal ricordo commosso di Fausta Morganti il brindisi della vittoria: un gin tonic in onore della pasionaria delle attiviste sammarinesi per celebrare un traguardo storico. Dal 31 agosto, infatti, la Repubblica di San Marino ha la sua 194.

 

Con 32 voti a favore, 7 contrari e 10 astenuti, il Consiglio Grande e Generale della Repubblica ha depenalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza. Con la legge 21, nessuna donna potrà essere più incriminata per un diritto che le viene finalmente riconosciuto.

 

La legge arriva un anno dopo il referendum promosso dall’Unione donne sammarinesi (Uds) con cui il 77,3 per cento dei cittadini – fra cui molti giovani fuori sede rientrati per l’occasione – aveva espresso il suo sì all’interruzione volontaria di gravidanza: «Ciononostante, non ci siamo fermate. Sapevamo che il lavoro era solo all’inizio» puntualizza Rosa Zafferani, attivista Uds, un passato da Capitano Reggente e Segretaria di Stato: «Nei mesi scorsi abbiamo organizzato un convegno con professionisti e rappresentanti internazionali, da psicologi a medici a giuristi, per dare una visione più completa possibile e per aiutare i partiti a elaborare una legge» spiega.

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Oggi la legge è arrivata, al termine di una trattativa estenuante tra le parti politiche. Vanessa Muratori, già parlamentare e storica attivista di Uds, spiega: «Con i numeri che c’erano in Consiglio, era difficile avere una legge più avanzata perché la componente conservatrice era maggioritaria e c’erano emendamenti che ci hanno fatto temere in una legge peggiore, come quello che prevedeva anti-abortisti dentro il consultorio».

 

Se durante tutta la campagna referendaria dello scorso anno, la Democrazia cristiana e la chiesa cattolica sammarinese avevano dato indicazioni di voto, dentro il palazzo la frangia conservatrice ha cercato di mitigare la legge con richiami confessionali, mostrando però la distanza con la volontà cittadina, che proprio attraverso il referendum aveva chiesto una svolta a favore dei diritti di scelta della donna: «La legge che è uscita – continua Muratori – è, comunque, un compromesso dignitoso, perché vengono tolti tutti gli elementi confessionali, nel consultorio obbligatorio tutto il personale sarà non obiettore e la domanda dell’Ivg potrà essere inoltrata senza la presenza fisica della donna».

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L’iter legislativo ha, infatti, richiesto una lunga mediazione tra le forze politiche, in base alla quale è stato introdotto l’emendamento all’articolo 1, eliminando i concetti di laicità dello Stato e di tutela della vita fin dal suo inizio, e all’articolo 4, che di fatto obbliga la donna che vuole abortire ad accedere al consultorio: «Avremmo voluto che il consultorio fosse facoltativo, ma alcuni punti fanno ben sperare» ha spiegato a San Marino RTV la presidente dell’Uds, Karen Pruccoli.

 

Con la nuova legge, infatti, verrà istituito un consultorio con personale non obiettore con l’unico scopo di rispettare la scelta della donna, senza tentare di dissuaderla: eventuali capannelli pro-life in prossimità della struttura saranno banditi. Sulla privacy della donna si è discusso molto: per tutelarla, malgrado il passaggio obbligatorio attraverso il consultorio entro la dodicesima settimana di gestazione, la richiesta di Ivg potrà essere inoltrata anche per via telematica.

 

Un passo in avanti decisivo per uno Stato che, più di un anno fa, puniva con il carcere la donna che abortiva e chi l’aiutava a farlo. Con la nuova legge, invece, finirà in cella chi induce la donna a portare a termine la gravidanza quando costei vorrebbe interromperla (art. 153).

 

Per Muratori, la legge 21 è migliore della 194 italiana: «Ne sono certa, perché la 21/22 ha al centro la donna, che non deve rendere conto a nessuno. La 194 nasceva come un compromesso tra laici e cattolici. Qui, invece, c’è stato un referendum con un quesito chiaro, teso a valorizzare la libertà di scelta della donna. Il compromesso è avvenuto successivamente, ma con una spinta fortissima del corpo elettorale a favore del quesito».

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Una novità importante della legge di San Marino è l’istituzione di percorsi di educazione sessuale in tutte le scuole: «È previsto un focus sulla prevenzione delle gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmissibili, ma anche la promozione di una sessualità piena e non strettamente vincolata alla funzione riproduttiva. Un concetto avanzato di sessualità, quindi» puntualizza soddisfatta Muratori. Ad accusare il colpo maggiore, la Democrazia cristiana e le associazioni pro-life. Rosa Zafferani, però, puntualizza: «Non ci siamo limitate a incontrare i partiti politici, ma anche il comitato contrario, per cercare dei punti d’incontro: devo, però, ammettere che le posizioni erano inconciliabili, molto distanti».

 

Per l’Uds e i sammarinesi che hanno chiesto una svolta nella loro Repubblica, agosto si è chiuso con una svolta di civiltà, che riscrive la storia del Monte Titano: «Oggi a San Marino per le sammarinesi cambia tutto perché, quando una legge sancisce un diritto in maniera chiara, c’è un cambiamento nella società» esulta Valentina Rossi, membro del direttivo di Uds, insegnante nonché prima firmataria del progetto di legge sulle unioni civili: «Quando passò quella legge, le coppie omosessuali ci confessarono di sentirsi meglio nella loro società. Oggi a San Marino cambia la storia delle donne che in passato hanno dovuto soffrire perché qui non erano accolte, aiutate e sostenute. Arriviamo molto dopo l’Italia, siamo sicure che ci sarà un cambio radicale di mentalità per tutti». Se lo augurano con un gin tonic in mano, e la loro esultanza riecheggia al bar Galleria, dove si sono riunite per festeggiare e ricordare le donne che non ci sono più. Ma che oggi, nella memoria e nell’impegno in nome della libertas, sono più vive che mai.