Da Antisistema a Complottismo fino alla W di web, la sorgente di tutte le verità occultate: il variegato modo che si oppone al Green Pass compone un’odierna psicologia delle folle

Il discorso pubblico di queste settimane è attraversato dalla discussione, dai toni molto accesi, intorno al Green Pass. E in un Paese come l’Italia nel quale, spesso, non si va a manifestare per le cause giuste, colpisce molto che a scendere in piazza (con alterna fortuna dal punto di vista dei numeri) siano i no-vax e no-pass, un chiaro segnale della loro massiccia controffensiva contro le misure decise dal governo Draghi a tutela della salute pubblica. E una rappresentazione molto plastica (e, non di rado, davvero inquietante) della psicologia delle folle no-vax e di quella piattaforma ideologica di «nuovo rossobrunismo» che, da poco, ha indossato proprio le vesti antivacciniste per riposizionarsi in modo più aggiornato sul mercato parapolitico. Ovvero, come già in passato, secondo lo schema degli opposti estremismi che si toccano. Se ne propone qui un piccolo dizionario di pronto uso.

A come AGAMBENISMO . Si può passare dall’essere uno degli intellettuali globali di riferimento della sinistra (specialmente radicale) e della teoria critica a fiancheggiatore e compagno di strada dei no-vax e dei no-pass? Mai dire mai, malauguratamente. È il caso di Giorgio Agamben, uno dei filosofi italiani più conosciuti a livello internazionale che, mentre poneva degli interrogativi meritevoli di riflessione sui rischi di uno «stato d’eccezione virale» permanente e sull’ampliamento della sfera della biopolitica come di quella della categoria - da lui coniata - di «tanatopolitica», è scivolato a precipizio nelle sabbie mobili e nel buco nero del complottismo. E, così, dopo avere descritto il Covid-19 con un impressionante riduzionismo sul piano dell’impatto sanitario (rimproveratogli, tra gli altri, da Jean-Luc Nancy), con toni che indulgevano al negazionismo e a un’avversione esplicita nei confronti della medicina, si è fatto pure cantore della follia del Green Pass come «tessera verde» e «stella gialla virtuale». Si comincia con Foucault, e si finisce gomito a gomito, senza volerlo - ma così è, a conti fatti, - con Forza Nuova e Casa Pound. Tu chiamale, se vuoi, convergenze parallele.


ANTISISTEMA (e antiscientismo, e anticapitalismo). E, dunque, qual è il “Sistema”? Chi ne fa parte? Ecco, basta essere contro il potere (quale?), e magicamente si diventa componenti in servizio permanente effettivo del “popolo” vilipeso e oppresso. E, per quanto concerne gli interrogativi precedenti, tra una strizzata d’occhio e una gomitata complice, il populismo dei no (compreso quello no-vax, naturalmente) lo sa molto bene. Ma, ovviamente, non lo può dire, perché si trova sottoposto a una feroce repressione. E se qualcuno gli rivolge queste domande, è chiaro che si tratta di un membro dell’establishment che sta “facendo il furbo” per screditare i «nuovi credenti» anti-vax.

B come BOH-VAX (coincidente con i ni-vax o free-vax). Ovvero, i dubbiosi, articolati in un paio di macrocategorie. Ci sono gli scettici. E ci sono coloro che presentano patologie che sconsigliano la somministrazione del vaccino; e qui naturalmente massima attenzione (e massimo rispetto). Ma per quanto riguarda i primi: dubbio «de che»?

C come COMPLOTTISMO e COSPIRAZIONISMO . Dai Protocolli dei savi Anziani di Sion alla Spectre di Big Pharma, che da anni pianifica l’inoculazione di massa d’intesa con Bill Gates e George Soros per infilarci qualche microchip sottopelle. Da ultimo, ad alcuni mesi di distanza dall’assalto al Campidoglio, QAnon sta vivendo la sua saldatura (che si poteva dare per scontata) con i movimenti antivaccinisti. Dai quali è arrivata pure un’inaudita e scandalosa strumentalizzazione dell’Olocausto, che ha obbligato la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, a scendere in campo dichiarando «folle il paragone con la Shoah». E, purtroppo, gira e rigira, finiamo sempre lì, perché la mente complottista funziona secondo quella (il)logica perfettamente illustrata da Umberto Eco ne “Il pendolo di Foucault” (1988).

D ed E come DESTRE ESTREME. Ma dove vai se il vaccino non ce l’hai (e in senso letterale, alla luce del Green Pass)? Dopo la vaccinazione di Matteo Salvini e Giorgia Meloni (in rigorosa e instancabile competition su tutto), il vessillo no-vax duro e puro (e pericoloso per l’ordine sociale) è impugnato dalle destre radicali e neofasciste di Casa Pound e Forza Nuova, a loro volta impegnate in una feroce e “maschia” concorrenza per fare proselitismo. Dimmi con chi vai, e ti dirà chi (grosso modo) sei.


F come FREE-VAX . E come furbetti del vaccino. E, ancora, come free rider. In origine, c’erano i no-mask, i senza mascherina. Anarcolibertarismo all’americana o, piuttosto, menefreghismo di italica memoria. Perché - e ridalli - la mascherina è un’inaccettabile limitazione della libertà personale. Non sono a favore del vaccino, ma neppure contro. Un po’ di qua, e un po’ di là. Un colpo al cerchio e un colpo alla botte, alla ricerca di un’improbabile terza via. Sono quelli che, intanto, stanno alla finestra (nella zona grigia, verrebbe da dire), puntando sul fatto che siano gli altri a vaccinarsi permettendo di raggiungere così l’immunità di gregge. Giustappunto, un comportamento da free rider che si avvantaggiano di un bene pubblico (o di un bene comune), senza compiere il loro dovere nei confronti delle comunità.

I come INTERFERENZE MALEVOLE (o maligne). La macchina della manipolazione è sempre all’opera. E sempre all’erta sta. E nel caso delle campagne no-vax, come in molte delle attività di destabilizzazione degli ultimi anni, bisogna provare a seguire la pista di regie e strategie organizzate da potenze straniere (in primis, Russia e Cina). Alle quali del merito della questione, come ovvio, interessa ben poco: Brexit o Sputnik, nulla cambia. L’importante è disorientare le opinioni pubbliche dell’Occidente e screditare a prescindere i loro governi, con l’ausilio dei propri cavalli di Troia (e di Trojan), e il manipolo di hacker, quinte colonne e utili idioti.

L come «LIBERALISMO VACCINALE» . Ovvero, chi - proclamandosi per la «libertà di scelta» rispetto al vaccino - sarebbe il vero liberale. Una fattispecie piuttosto rappresentata presso i partiti del destracentro (come è il caso del candidato al Comune di Roma Enrico Michetti). Solo che la mia libertà, come ci insegna l’Illuminismo, finisce dove comincia quella degli altri. E, dunque, di autenticamente liberale qui non c’è nulla. Anzi.

N come NO : NO-VAX, NO-MASK, NO-PASS . La quintessenza autentica di questi movimenti: No, no, e sempre no! E «vaffa»! (di cui quel no è un parente molto stretto).


«NAZISMO VACCINALE». Parola – ed ennesima intemerata - di Claudio Borghi, il deputato leghista che ha testualmente dichiarato: «Non mi piego al nazismo vaccinale», mentre il Green Pass, ça va sans dire, è «incostituzionale». Una vita anti-tutto, e passata dalla parte del no: all’euro, alla mascherina, al vaccino e, ora, al Green Pass. E chi più ne ha più ne metta.

S come «SOVRANISMO CORPORALE» . Il braccio è mio, e me lo gestisco io. E, quindi, giù le mani e la siringa (Salvini dixit), all’insegna della «sindrome Nimby del vaccino» (non nel mio braccio!). La famiglia allargata dei sovranismi contemporanei contempla, quindi, pure questa tipologia, squisitamente biopolitica (e no vax).

V come VACCINISMO uguale nazifascismo. ANTIVACCINISMO uguale antifascismo. Due equazioni grottesche, inaudite e ridicole (e non si riesce qui a decidere se ci troviamo più dalle parti della farsa o della tragedia). E a farsene ambasciatori sono anche alcuni settori della borghesia intellettuale e delle professioni (a partire da vari medici) e della sinistra, provenienti dal benicomunismo (come il giurista Ugo Mattei). Specialmente in una città come Torino, laboratorio da qualche tempo a questa parte del nuovo rossobrunismo e di una malintesa idea di resistenza (abbracciata dal popolo no-Tav).

W come WEB . La sorgente di tutte le verità occultate. La fonte suprema a cui attingere per contrastare il «pensiero unico» di chi è favorevole ai vaccini, e i media pieni di giornalisti «terroristi» o «pennivendoli». Perché a noi non la si fa, e googlando un po’ (come diceva anche il grillismo degli albori) si trova tutto. Specie un sacco di fake news a cui abbeverarsi ciecamente e in maniera irresponsabile, celebrando i sacri culti dell’orizzontalizzazione e della disintermediazione, dove «uno vale uno», e i dati dell’epidemiologo contano quanto l’opinione personale del terrapiattista (o del terracavista). Precisamente quella che consente un postmodernissimo rovesciamento della realtà dei fatti.