Tra simboli fascisti e in un'aula gremita di militanti, si è svolto il primo giorno del dibattimento per i fatti del Verano. Oltre a Giuliano Castellino di Forza Nuova, dovrà rispondere delle accuse anche Vincenzo Nardulli di Avanguardia Nazionale. In Tribunale era presente anche Roberto Fiore

A Piazzale Clodio, alle 9.30, l’ aula 1 del tribunale di Roma è già gremita di amici, camerati e parenti dei neofascisti accusati dell’aggressione ai danni del giornalista dell’Espresso Federico Marconi e del fotografo Paolo Marchetti avvenuta al Verano il 7 gennaio 2019. I militanti “neri” romani hanno risposto in massa per far sentire la propria presenza, minacciosa, ostentando simboli cuciti sulle maglie e tatuati sul corpo. Sono lì, con il loro leader storico Roberto Fiore, in prima fila, per guardare negli occhi e solidarizzare con i due imputati accusati dell’aggressione del Verano.

È durato poco più di un’ora il primo round del dibattimento contro Giuliano Castellino, leader di Forza Nuova della Capitale, e Vincenzo Nardulli, anziano militante che ha ricostituito il movimento Avanguardia Nazionale, fondata negli anni ‘60 da Stefano Delle Chiaie, deceduto poche settimane fa.
L’udienza è stata rinviata al 21 ottobre, in attesa che venga notificato a uno degli imputati il decreto di giudizio immediato, che mancava al momento agli atti del processo. C’è stato il tempo, comunque, per annunciare che Marconi si costituirà parte civile assistito dall’avvocato Andrea Di Pietro, dell’associazione Ossigeno per l’informazione, insieme all’Espresso difeso dall’avvocato Paolo Mazzà. Presente inoltre anche l'associazione Articolo 21 con una sua rappresentante.

Nel corso dell’udienza si sono affrontate soltanto questioni tecniche, procedurali. Durante l’assenza della Corte ritiratasi per decidere su una delle richieste della difesa di Nardulli, Giuliano Castellino ha sorriso alla compagna presente tra il pubblico, ha chiacchierato a distanza con il suo capo politico Roberto Fiore, tra i due sguardi di intesa. Ha scherzato, Castellino, anche con le guardie carcerarie che lo hanno accompagnato e assistito per tutta la durata dell’udienza.

Vincenzo Nardulli, invece, si è accomodato a lato dei banchi della difesa, e ogni tanto ha girato gli occhi verso i suoi camerati arrivati in massa con le maglie nere e la runa bianca di Avanguardia nazionale disegnata all'altezza del petto. C’è da chiedersi se non sia anomalo che all’interno di un tribunale siano presenti simboli di un gruppo politico sciolto nel 1976 con la legge Scelba che vieta la ricostituzione sotto qualunque forma di movimenti, partiti, associazioni, che si ispirano al fascismo.

Eppure a piazzale Clodio, nell’aula 1 del tribunale, questa norma sembra carta straccia. E così i militanti si sentono liberi di esibire i cimeli del passato nero.