Pennsylvania del nord, cuore del “suprematismo bianco” Usa. Una galassia razzista che conta più di mille associazioni, radio, poligoni di tiro. Il gruppo più forte si chiama Movimento Nazionalsocialista. E ha superato anche il Ku Klux Klan (foto Anthony Karen)


Sulla Route 44, nel centinaio di chilometri tortuosi che da Jersey Shore attraversano il nordovest della Pennsylvania lungo la Susquehannock State Forest, di auto ne circolano poche. Le grandi curve della highway a due corsie, dove il terreno varia di continuo inerpicandosi nelle montagne dell’altopiano di Allegheny, sono la strada preferita di moto, pick up e fuoristrada che hanno come meta le contee più remote di quella che fu una delle colonie fondatrici degli Stati Uniti. È lì, in quell’area dove la natura è affascinante e selvaggia, tra foreste demaniali e terra di selvaggina, tra cieli di un blu profondo e stelle tra le più luminose degli States, che pulsa il cuore dell’America suprematista.

“Welcome to Potter County, God’s Country”: l’insegna di benvenuto non lascia dubbi, siamo nella contea di Potter, ovvero la Terra di Dio. A definirla così, agli inizi degli anni Novanta, fu August Kreis III, uno dei leader della Aryan Nations, l’organizzazione religiosa neonazista e antisemita fondata negli anni Settanta in Idaho da Richard Girnt Butler, il figlio di un ferroviere di origine tedesca, grande ammiratore di Hitler («lo ammiro perché è stato l’unico a difendere la razza bianca») e che in un ultimo processo pochi anni prima della morte (avvenuta nel 2004) proclamava: «Difendo la conservazione della razza bianca, farò qualsiasi cosa necessaria per preservarla. Oggi la razza bianca è la specie più a rischio sulla faccia della terra». Da bravo discepolo, August Kreis III si era ripromesso di diffondere il verbo del suo maestro e aveva trovato in questo paradiso della natura sui monti Allegheny l’ambiente ideale per la sua base operativa.

Nel 1993 circa 350 nazifascisti e razzisti suprematisti bianchi convenuti da ogni parte degli States si diedero appuntamento nella contea di Potter per partecipare all’Aryan Summerfest, un festival rock dell’odio che Kreis ospitò nel suo “Last Outpost”, un terreno semi-rurale di sua proprietà composto da una bottega di legno e un poligono di tiro. Dieci anni dopo, sempre su quei quattromila metri quadri di terreno, aprì le porte a vari gruppi estremisti (Ku Klux Klan, neonazisti, skinheads, bande del potere bianco) per il Congresso mondiale delle Nazioni Ariane.

Kreis ha avuto un ruolo chiave nel diffondere l’ideologia della supremazia bianca nella contea di Potter e per anni ha predicato indisturbato - grazie al Primo Emendamento della Costituzione Usa che garantisce totale libertà di parola e opinione - sostenendo la “necessità” dell’omicidio di massa degli ebrei, delle popolazioni non-bianche e dei “traditori della razza”. Fino a quando nel 2009, con l’arrivo alla Casa Bianca di un presidente nero, decise che era tempo di lasciare l’altopiano della Pennsylvania e trasferirsi in quella South Carolina dove gli afro-americani «stavano alzando un po’ troppo la testa».

Colin Meeker era il vice sceriffo della McKean County, la contea che confina con la Potter County. Il 21 gennaio scorso, tornando in auto da Ulysses - dove aveva consegnato al locale tribunale alcuni documenti - percorreva tranquillamente la Route 49 quando lungo la strada si è accorto di quella grande bandiera con svastica, teschio e ossa incrociati e insegne delle SS e della Croce di Ferro che sventolava a pochi passi dalla strada. Colin, che ha 24 anni ed è bianco, non ci ha pensato due volte: è sceso dall’auto della polizia, ha ammainato la bandiera e l’ha portata via. Non si era accorto che, sia pure per soli quattro metri, aveva varcato la soglia del terreno di Daniel Burnside, l’uomo che ha raccolto l’eredità di Kreis ed è oggi il boss del Movimento nazionalsocialista della Pennsylvania. Allertato da un vicino, Burnside ha sporto denuncia per violazione di proprietà privata, furto di bandiera e «tentativo di soffocare il primo emendamento, usando il denaro dei contribuenti, il suo stipendio e l’auto di servizio per portare a termine la sua propria agenda politica». Parole piuttosto forti verso un giovane agente, il quale, dopo che Burnside si era lamentato con il suo capo, lo sceriffo Dan Woods, era anche tornato indietro a scusarsi. Ma il neonazi pretendeva di più: un videomessaggio (con parole dettate) di pentimento da postare sui social network e il vicesceriffo Meeker si era rifiutato. E così dopo essere stato sospeso (senza paga) dal suo incarico, nel giro di un paio di settimane era finito agli arresti per «violazione di proprietà privata, furto della bandiera, danno criminale e violenza provocatoria».

Dopo l’arrivo di Obama alla Casa Bianca nel 2008 i suprematisti bianchi si sono opposti al presidente nero in ogni angolo degli States, organizzandosi, f acendo proseliti, trovando finanziamenti e - come tutti - sfruttando al massimo le potenzialità offer te dai social network, dalle radio su Internet e dai troll della rete, anche se l’occhio lungo del Fbi in qualche modo li teneva a bada. Con Trump hanno capito che potevano osare molto di più e quanto accaduto negli ultimi due anni è piuttosto indicativo. Dal gennaio al dicembre 2017 il numero dei cosiddetti “gruppi di odio” è cresciuto senza sosta: erano 917 nel 2016, sono diventati 954 nel 2017 e nell’anno in corso stanno aumentando ancora. All’interno di questa vasta galassia che è il movimento bianco suprematista, i gruppi neonazisti hanno registrato la crescita maggiore (il 22 per cento in più) mentre i razzisti “classici” come il Ku Klux Klan si sono dimezzati.

Il gruppo più visibile (e anche il più attivo) è oggi il Movimento Nazionalsocialista (Nsm), che ha preso tra i giovani estremisti bianchi il posto di quella National Alliance che venne guidata fino alla sua morte da William Peirce, autore di culto per il suo romanzo di guerra razziale “The Turner Diaries”.

Il Nsm è organizzato (come il Ku Klux Klan dei vecchi tempi) in “chapters”, sezioni autonome ma in stretto contatto tra loro. Oggi ce ne sono una settantina in 31 diversi Stati d’America, hanno legami sempre più stretti con i gruppi neonazisti europei, si distinguono per la loro violenta retorica antiebraica e soprattutto perché consentono ai militanti di altri gruppi razzisti di far parte comunque del Nsm. Fino al 2007 si vestivano con le classiche camicie brune del nazismo hitleriano, da un paio d’anni hanno deciso di passare alle “battle dress uniforms”, divise nere da battaglia che ricordano le SS. La contea di Potter è una roccaforte repubblicana della Pennsylvania, le sparute vittorie democratiche risalgono alla notte dei tempi. Qui, nel 2004, George W. Bush ha ottenuto il 71 per cento dei voti, voti che sono diventati l’80 per cento quando nel 2016 Donald Trump è sceso in campo contro Hillary. La zona è anche una roccaforte del National Socialist Movement.

Daniel Burnside, con lo pseudonimo di North, due volte alla settimana conduce un programma su una radio online in cui attacca Israele, mette in onda canzoni che elogiano i suprematisti bianchi, raccoglie donazioni per i militanti del Nsm ma anche per amici in difficoltà. «Sono felice di appartenere a una razza superiore e non inferiore», è uno dei suoi mantra e spiega orgogliosamente come «la mia voce raggiunge più di 40 paesi in tutto il mondo, ci sono ascoltatori in Russia e Giappone, molti sono nelle nazioni dell’Europa dell’Est, questo è un santuario per gli uomini bianchi». Rivendica la sua militanza neonazista e il Primo Emendamento che permette di esporre la bandiera con la svastica: «È un mio diritto, altrimenti andrebbe vietata anche quella a stelle e strisce o quella arcobaleno dei movimenti Lgbt».

Come testimoniano le straordinarie foto di Anthony Karen , la vita di Daniel, 44 anni, sposato con Sabrina e padre di otto figli (età da uno a dieci anni) è apparentemente quella di una tipica famiglia americana rurale. Però sua moglie, 30 anni, mostra ai bambini i video dei discorsi di Hitler e le marce del Terzo Reich - e loro vanno a scuola con distintivi con il volto del Führer. Nel garage-officina di casa Burnside si riuniscono spesso i membri dell’Aryan Strikeforce, l’organizzazione nazionalista (circa 1.500 militanti) che ha come obiettivo quello di «proteggere l’onore delle nostre donne e il futuro della nostra razza e della nostra nazione». L’Aryan Strikeforce che è una sorta di braccio armato del Nsm. Nell’aprile 2017 cinque dei suoi leader sono stati arrestati con accuse pesanti: cospirazione contro gli Stati Uniti, racket, riciclaggio di denaro sporco, commercio illegale di mitragliatrici e armi da fuoco.