I libri contenuti nella cassaforte erano i più pregiati e costosi. E sono stati i primi che la banda di Marino Massimo De Caro ha fatto sparire. Ma ora i pm partenopei riceveranno in consegna il primo volume dei 'Monumenta', dopo che le autorità statunitensi lo hanno recuperato in Svizzera
Serve grande cura per maneggiare le pagine delicate di un manoscritto risalente al XIII secolo. Quella cura che in passato non è stata osservata da chi, invece, avrebbe dovuto tutelare un bene così prezioso. Ma oggi saranno le mani fidate dei magistrati della Procura partenopea e dell’attuale direttrice della Biblioteca Statale dei Girolamini Silvana Gallifuoco a prendere in custodia il
“Placentinus Guillelmus”, opera del medico e chirurgo di epoca medievale Guglielmo da Saliceto, che torna finalmente a casa. O quasi, visto che la sua naturale collocazione sarebbe tra gli scaffali di quella biblioteca, tra le mura del complesso monumentale affacciato su via Duomo, a Napoli.
Proprio là, nella cassaforte, il manoscritto veniva conservato insieme a un’altra decina di libri: erano quelli più antichi e costosi, tanto pregiati che i bibliotecari li avevano denominati
i “Monumenta”. Ma è stato appunto il loro valore a renderli particolarmente appetibili per falsari e ladri d’arte. Così, sono diventati le prime vittime del saccheggio compiuto dall’
ex direttore Marino Massimo De Caro e dai suoi complici. La banda li ha fatti sparire tutti e non si è fatta scrupolo nemmeno di rovinarli: il manoscritto, per esempio, è stato smembrato in due parti per essere venduto a un’importante casa d’aste americana. L’intermediario statunitense, poi, lo ha rivenduto a un ricco uomo d’affari svizzero. E anche se non si sa quale percorso abbiano effettivamente fatto i due tomi, si sa che la consegna è avvenuta a Parigi.
Così, il “Placentinus Guillelmus” è il primo volume dei “Monumenta” che si è riusciti a recuperare. A mettere sulle sue tracce il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e i sostituti Michele Fini, Ilaria Sasso Del Verme e Antonella Serio, che stanno conducendo le indagini sul saccheggio della Girolamini, è stato l’avvocato della casa d’aste americana. Quando si è diffusa la notizia che De Caro era stato arrestato e aveva iniziato a collaborare con i pm, infatti, il legale ha deciso di anticipare eventuali rivelazioni e di parlare a sua volta con i magistrati partenopei. Sono stati poi i funzionari dell’Immigration and Customs Enforcement, agenzia federale collegata al Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti, a volare in Svizzera per prendere i due tomi e riportarli in Italia.
La speranza è che anche gli altri “Monumenta”, così come tutti i volumi mancanti, possano presto tornare a Napoli. Ma nessuno sa ancora con precisione quanti ne siano spariti nel periodo in cui De Caro, nominato dall’allora ministro dei Beni Culturali
Giancarlo Galan e sponsorizzato da
Marcello Dell’Utri, è stato direttore. Dall’aprile 2012, cioè da quando la biblioteca è stata posta sotto sequestro, si sta infatti cercando di capire quali e quante opere manchino davvero all’appello: un’impresa ardua perché non esistono archivi e molte pagine dei cataloghi sono state distrutte proprio al fine di ostacolare le indagini. L’unica certezza è che finora sono stati recuperati circa 4.000 libri, mentre la Corte dei Conti ha stimato che il danno patrimoniale arrecato dai responsabili di questo scempio ammonterebbe a 20 milioni di euro.[[ge:espressoarticle:eol2:2199454:1.50167:article:https://espresso.repubblica.it/palazzo/2013/01/30/news/dottore-le-porto-il-libro-1.50167]]
Ma il danno non economico è inestimabile. E l’immagine degli scaffali di legno della biblioteca rimasti semivuoti rende bene l’idea della ferita inferta al patrimonio culturale italiano. Nel frattempo, De Caro è stato condannato in via definitiva per peculato a sette anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Anche se, al momento, sta scontando la pena in regime di detenzione domiciliare. Le sue colpe, però, non si fermano ai furti commessi. Quando i custodi giudiziari sono entrati ai Girolamini, infatti, hanno trovato i locali in stato di abbandono e i libri infestati, ammucchiati, pronti per essere inscatolati e venduti all’acquirente di turno.
Il prossimo obiettivo è quello di riaprire in modo stabile la biblioteca. Perché nel cuore del centro storico di Napoli, tra Forcella e il rione Sanità, il recupero di questa struttura potrebbe rappresentare un’importante opportunità e potrebbe avere un profondo significato simbolico.
Per questo è stata costituita l’associazione “Amici dei Girolamini”. Intanto si continua a lavorare pure sul fronte giudiziario, visto che De Caro, insieme ad altre 13 persone, è imputato in un secondo processo con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al peculato. Un dibattimento che, nei prossimi mesi, rischia di dover ripartire dall’inizio, a causa di un mutamento nel collegio giudicante. Da questo filone principale, poi, ne è derivato un terzo che vede tra gli indagati anche lo stesso Dell’Utri, già detenuto a Parma dopo una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
L’accusa formulata dai pm napoletani è quella di concorso in peculato: l’ex senatore, previo accordo con De Caro e con il conservatore dei Girolamini padre Sandro Marsano, si sarebbe appropriato di volumi antichi e preziosi manoscritti. Beni di cui De Caro e Marsano avevano la disponibilità proprio in ragione del loro ufficio. In pratica, grazie alla complicità del direttore e del conservatore della biblioteca, Dell’Utri avrebbe acquisito il sostanziale controllo dei luoghi adibiti alla custodia dei libri e una quasi totale libertà di muoversi al loro interno. Perciò, secondo gli inquirenti, è del tutto ragionevole ritenere che fosse consapevole dell’illecita provenienza dei volumi o, addirittura, che fosse stato preventivamente informato del progetto criminoso di De Caro.
E una conferma a questa tesi arriverebbe da alcune conversazioni telefoniche intercettate. In relazione al loro utilizzo in sede processuale, però, dovrà pronunciarsi l’aula del Senato, perché all’epoca dei fatti Dell’Utri sedeva in Parlamento. La Giunta delle Immunità, comunque, ha già dato parere favorevole alla concessione dell’autorizzazione, mentre l’ex senatore ha rinunciato a presentare documenti a sua difesa. Del resto, è stato lui stesso a portare i magistrati sulle tracce di alcuni libri ricevuti da De Caro: libri che infatti sono stati trovati e sequestrati nei suoi uffici milanesi. Ma la convinzione dei pm è che ne manchino ancora parecchi e che qualcuno, forse, non possa più essere recuperato.