Con un incontro sull’inquinamento in Campania si apre il 2014 dei nostri incontri negli atenei di tutta Italia. Per capire come davvero stanno le cose. E cosa fare contro l’emergenza

Con “La terra dei fuochi. Parole e veleni”, che si terrà a Napoli il 13 marzo (alle ore 11 presso Scuola di Medicina, Aula Conferenze. Via Santa Maria di Costantinopoli 104 - Seconda Università di Napoli) si apre il 2014 dei “Dialoghi dell’Espresso”. L’anno scorso questi appuntamenti hanno toccato alcune delle principali università e città italiane, da Palermo a Pisa, da Roma a Torino, da Milano a Urbino, con la partecipazione di protagonisti di primo piano della vita politica, economica e culturale del paese. Analogamente, quest’anno, dopo Napoli, sono in programma incontri a Cosenza, Bari, Pisa, Torino e Trento.

Obiettivo generale dei Dialoghi, organizzati con la collaborazione degli atenei ma anche del Salone del Libro torinese e del Festival dell’Economia di Trento, è la riflessione su alcuni dei temi più scottanti dell’attualità. Perché oggi il sapere e l’informazione si muovono sempre più largamente attraverso il Web che mette tutto, o quasi, a disposizione di tutti, o quasi, ma in forme parcellizzate, dove i contenuti e i valori non sono ordinati secondo gerarchie ma somministrati in frantumi e alla rinfusa. In questo mondo ci sono sempre meno opportunità per l’approfondimento dei problemi, operazione preliminare a ogni scelta consapevole e razionale.

TUTTI GLI APPUNTAMENTI DEI DIALOGHI DELL'ESPRESSO

Le iniziative dell’“Espresso” vogliono fornire al pubblico, quello dei giovani e degli studenti in primo luogo ma non solo, spazi e interlocutori in grado di colmarne le esigenze di conoscenza non superficiale di alcune fra le priorità dell’odierna agenda politico-economica-culturale, come del resto fa fin dalla sua fondazione il nostro settimanale, con le sue inchieste e le sue interviste. Una radiografia della realtà, per non fermarci alla superficie, alle notizie in pillole, è sicuramente quello che promette l’appuntamento napoletano del 13 marzo. Negli ultimi mesi la tragedia della “Terra dei fuochi” ha ricevuto grande rilievo in tv, sul Web, sui giornali: una delle aree italiane più popolose (circa tre milioni di abitanti) e più fertili, dove si producono alcune eccellenze alimentari del paese, devastata dal business criminale dei rifiuti, spesso “speciali”, tossici e talvolta addirittura radioattivi, di produzione locale ma di frequente anche d’importazione, disseminati sul territorio e bruciati o sotterrati.

Un traffico noto da parecchi anni agli inquirenti ma contro cui si è finora fatto poco o nulla. Se è certo positivo che l’argomento abbia finalmente conquistato gli onori della cronaca e quindi l’attenzione dei cittadini, non si può dire che il diluvio di notizie sul disastro che si è abbattuto su questa vasta regione, compresa fra le province di Napoli e Caserta, si sia accompagnato a un soddisfacente chiarimento dei termini della questione. Quali sono esattamente le cause, le dimensioni, le soluzioni da porre in atto per risanare il territorio e impedire che lo scempio si ripeta? Possiamo guardare decine di tg, navigare in rete per ore, spesso anche leggere più di un quotidiano, ma ben difficilmente troveremo esaurienti risposte a queste domande.

Il Dialogo di Napoli, con l’intervento del pm anticamorra Raffaele Cantone e di scienziati esperti di problemi ambientali come Paolo Pedone della Sun e Francesca Santagata, responsabile qualità, sicurezza e ambiente dell’ABC Napoli - con l’aiuto del direttore de “l’Espresso” Bruno Manfellotto e del rettore dell’ateneo napoletano, Francesco Rossi - ha l’obiettivo di chiarire quali sono i veri termini del problema, a partire dalla verità scientifica sull’inquinamento dell’area e sui suoi effetti sulla salute di chi ci abita, e magari anche a indicare gli interventi prioritari per sconfiggere la criminalità che inquina e tracciare la road map per le bonifiche.

Il dibattito sarà moderato dai giornalisti dell’“Espresso” Gianluca Di Feo e Daniela Minerva. E vedrà la partecipazione del giornalista di Sky Paolo Chiariello, che da anni racconta con le immagini la Terra dei fuochi. Perché spazio sarà dato alle difficoltà dei media nel fornire un quadro chiaro e non allarmistico dell’emergenza. La Seconda Università di Napoli, perciò, vuole, in questa occasione, presentare il suo nuovo master in comunicazione della Scienza, il primo a essere proposto nell’offerta formativa di un’ateneo del Mezzogiorno. Il confronto napoletano potrà aiutarci a capire, ad esempio, che questo territorio è una superficie vastissima, su cui vivono circa tre milioni di abitanti, dove l’inquinamento è diffuso a macchie di leopardo, non interessa cioè tutta l’area ma solo alcune parti. Siti di cui peraltro non esiste una mappa precisa, ciò che comporta la drammatica conseguenza di nefasti effetti sui mercati di sbocco per l’intera produzione agroalimentare di una vasta area, incluse le zone che non sono affatto inquinate. Ma sono anche altre le mappe che mancano e la cui elaborazione si stima possa avere, da sola, un costo di 200 milioni.


Quella delle sostanze contaminanti, ad esempio: quali sono in ciascun sito, che effetti ha ognuna di esse sulla salute, ovvero di quali malattie ogni materiale tossico è portatore. Le statistiche ci dicono solo che in alcuni comuni o in alcuni quartieri i casi di tumore sono di molto superiori alla media del paese, ma non ci è dato di conoscere l’esatto rapporto fra i casi di un certo tipo di neoplasia o di altre gravi malattie e la presenza di specifici prodotti nocivi in una determinata area. Questi “buchi neri” della conoscenza implicano fra l’altro che, mentre si parla tanto di bonificare i territori interessati dai “fuochi” e dalle discariche di pericolose sostanze chimiche, nessuno sia in grado di stimare i tempi per realizzare la decontaminazione (fra i 50 e gli 80 anni, si dice) né tantomeno l’investimento necessario per realizzarla (svariati miliardi di euro). Fra i numerosi argomenti su cui l’approccio anche scientifico del Dialogo del 13 marzo può gettare un po’ di luce, si può ancora ricordare l’attuale, insoddisfacente definizione delle soglie di rischio e di tolleranza per ciascun tipo di veleno e la questione delle diagnosi precoci delle patologie provocate dall’inquinamento, un obiettivo tanto necessario quanto oltremodo ambizioso per lo stato attuale del Servizio sanitario nazionale nella “Terra dei fuochi”