Il cantautore ha avuto nove figli da quattro donne diverse. E vuole che si sentano tutti fratelli. Perché non è sempre facile e si può litigare, ma ci si ama

Un letto matrimoniale che viene occupato, pian piano, da nove ragazzi felici che finiscono per prendersi a cuscinate. Al centro non c’è una mamma, ma un padre: Mario Biondi che con la sua iconica voce canta “My favourite things”. È il video in cui, sulle note della celebre canzone tratta dal film “Tutti insieme appassionatamente” interpretata in origine da Julie Andrews, mostra per la prima volta i suoi nove figli riuniti e Concetta, la nonna paterna. La sua ampia famiglia abbraccia davvero ogni fascia d’età: Marzio ha ventisei anni, Zoe ventiquattro, Marica ventidue, Chiara ventuno, Ray quindici, Louis quattordici, Mia otto, Milo sei e Mariaetna appena due. Il suo nome è un omaggio al vulcano, essendo Mario catanese.

 

Le quattro madri non sono presenti nella scena e per Mario Biondi è anche importante che al centro ci sia finalmente il papà: «Non amo la distinzione padri, madri; siamo genitori, persone, non è questione di genere o di ruoli». Malgrado il suo lavoro e la famiglia non ordinaria, ha sempre cercato di tenere tutti legati, di essere presente, di coinvolgerli facendoli sentire fratelli.

 

«Odio il termine fratellastri: sono fratelli. Per riuscirci è importante che entrambi i genitori abbiano un cuore buono, capace di comprendere quanto sia fondamentale per loro questo legame. Ho vissuto momenti di grandi lotte, di rancori, non voglio dire che sia semplice. Sono un padre severo, anche a costo di vivere fasi di distanza con alcuni dei miei figli, ma preferisco essere un ostacolo piuttosto che assecondarli. Qualche volta si sente parlare di “punti” guadagnati o persi. Come se la severità te li facesse perdere e, al contrario, li facesse acquisire al genitore più accondiscendente. Io non faccio il padre per vincere, per prendere punti, ma per dare loro qualcosa di concreto con cui fare i conti. E se devo essere duro o stronzo, lo faccio. Posso essere antipatico perché metto sotto stress, ma so che è per il loro bene e lo capiranno crescendo».

 

Mario Biondi si sta anche sposando, per la prima volta, con Romina Lunari, dalla quale ha avuto gli ultimi due figli. «È lei perché siamo cresciuti insieme, ci siamo sviluppati. La compagna per una persona come me è fondamentale per garantire un rapporto sereno con i figli. Anche questo fa parte della crescita, mi ha supportato anche quando c’erano dei problemi e dei dispiaceri dovuti a delle scosse interne. Capire il grande valore di questa esperienza ci ha permesso di goderne appieno». Nella loro casa, disseminata di ogni strumento immaginabile, si condivide soprattutto la musica, un collante, così come il silenzio. «Perché anche il silenzio è una musica meravigliosa».

 

«Forse è il mio karma. Famiglia è per me anche il gruppo di musicisti con cui condivido la vita duecento giorni l’anno e con i quali ci sono confronti, scontri, abbracci. O mio fratello Stevie, al quale ho fatto da padre a 26 anni, quando il nostro è venuto a mancare, e lui ne aveva solo otto. Ancora oggi mi manda un messaggino per la festa del papà. Non avrei mai pensato di avere nove figli, è ovvio, e non esiste un vademecum. Ma l’importante è che crescano come fratelli, ripeto, in una grande famiglia dove si litiga, ma ci si ama». Al di là delle definizioni, che spesso sono una gabbia: famiglia arcobaleno, tradizionale, allargata, di sangue, di cuore, monogenitoriale… Conta solo il sentirsi legati da un filo di seta che non stringe, ma unisce per sempre.