Presentato un emendamento per cancellare la proposta di legge delle opposizioni. Pd: «È uno schiaffo in faccia a tre milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati». M5s: «Altro che 'patrioti': questi sono nemici dell’Italia».

Volevano solo dare uno "schiaffo” all’opposizione. Mettere in chiaro le cose: qui governiamo noi. Spiegano così, fonti del centrodestra, il deposito in commissione Lavoro alla Camera di un emendamento soppressivo della proposta di legge sul Salario minimo adottata mercoledì come testo base. Il termine per la presentazione degli emendamenti era scaduto alle 12. E proprio sul finale arriva l’emendamento che blocca l’iniziativa dell’opposizione unita (fatta eccezione per Italia Viva) sul salario minimo e la giusta retribuzione che introduce la soglia di 9 euro lordi. Una proposta rinforzata da una direttiva europea che dovrà essere recepita entro il 15 novembre 2024 e che punta a “garantire condizioni dignitose”.

 

Un totem da propaganda estiva
«Nonostante le numerose audizioni svolte in commissione, la maggior parte delle quali hanno espresso contrarietà a un Salario minimo regolato per legge - si apprende da fonti della maggioranza - le opposizioni hanno preferito fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell'estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360 gradi sulla contrattazione, il welfare aziendale e lavoro povero da avviare a settembre». Pertanto, spiegano le stesse fonti, «ci siamo visti costretti a procedere in questo senso e continuare nel lavoro avviato, da maggioranza e governo, su provvedimenti che hanno già dato i loro frutti - come il taglio del cuneo e il dl lavoro - e quelli che tra qualche giorno arriveranno in Parlamento, come il prossimo disegno di legge lavoro. Il tema dei salari è nell’agenda politica del centrodestra e stiamo lavorando per dare risposte adeguate e non solo strumentali ed inattuabili».

 

«Uno schiaffo in faccia a tre milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati», si sfoga su Twitter il senatore del Pd, Antonio Misiani. «Nessuna contro proposta, nessuna ricerca di un punto di incontro con le opposizioni. Un no puro e semplice. Pregiudiziale. Ideologico». Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale del Pd tiene il conto: «Più di 3 milioni di lavoratori poveri, 3,5 milioni di lavoratori con un Salario minimo orario inferiore ai 9 euro. Alla maggioranza non bastano questi dati per capire che la situazione salariale nel nostro paese è ormai insostenibile». E sottolinea: «Una chiusura a qualsiasi possibilità di confronto democratico assolutamente inaccettabile, non verso l'opposizione, ma verso il Paese. Non ci arrenderemo a tanta prepotenza». Il vicepresidente del M5s, Michele Gubitosa usa toni non meno morbidi: «L'emendamento con cui i partiti di maggioranza vogliono 'uccidere' la proposta di legge sul Salario minimo legale presentata dalle opposizioni testimonia, una volta di più, quanto questa destra sia nemica dei lavoratori. Altro che 'patrioti': questi sono nemici dell'Italia». Commenta anche il leader del M5S, Giuseppe Conte, primo firmatario insieme ai leader di Pd, Azione, Avs e +Europa «Carovita? Lavoro sottopagato? Buste paga indegne? Ecco la risposta del Governo: un emendamento confezionato in fretta e furia per sopprimere la nostra proposta sul Salario minimo legale che darebbe a milioni di cittadini il diritto a una paga dignitosa. Mentre non arriva nessun segno di vita da questa maggioranza per annullare il vergognoso ripristino dei vitalizi in favore dei parlamentari». 

 

Ma la battaglia non si ferma qui, come sottolinea il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo Pd il commissione Lavoro: «Fuggono dal merito: una dimostrazione di totale cinismo politico. Stanno dicendo no a tre milioni di lavoratori poveri senza nemmeno degnarsi di dare uno straccio di motivazione. Daremo battaglia in commissione e in Aula». Una mossa «indecente» il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell'Alleanza Verdi Sinistra: «È più forte di loro, non c'è storia: fare la guerra ai poveri è lo sport preferito dalla destra di questo Paese. Voler sopprimere la proposta di legge sul salario minimo è indecente». 

 

 «La risposta della maggioranza non si è fatta attendere; sul Salario minimo bloccano la legge e la loro controproposta è: nulla, i lavoratori sottopagati possono attendere» affonda Matteo Richetti, che dovrebbe pronunciarsi a nome di Azione-Italia Viva essendo capogruppo del mai nato Terzo Polo alla Camera, ma non è questo il caso a leggere le dichiarazioni del leader di IV.

 

Nella sua enews è invece Matteo Renzi che riprende la questione e riprende anche le distanze: dopo aver deciso di non sostenere la proposta dell’opposizione, quasi sfidando il suo compagno di avventura, Carlo Calenda che invece si era detto convinto, il leader di Italia Viva sottolinea: votiamo le leggi che ci convincono: «Chiunque le proponga, stando al merito ma senza trasformare queste leggi in bandiere della maggioranza o delle opposizioni. Nel merito poi, questa legge sul Salario minimo è molto diversa da quella che avevamo immaginato noi dopo il JobsAct, Industria 4.0 e dopo tutte le nostre misure sul lavoro. Penso che sarebbe meglio concentrarci come stiamo facendo noi sulla partecipazione dei lavoratori agli utili aumentando gli stipendi al ceto medio. E gli stipendi al ceto medio in questi anni li abbiamo alzati in modo serio solo noi».

 

Il no del Governo a 804 euro medi annui in più
Il limite minimo a 9 euro lordi, secondo i calcoli presentati dall'Istat in audizione alla Commissione lavoro della Camera, significherebbe aumenti per 3,6 milioni di rapporti (per 3 milioni di lavoratori) con un aumento medio di 804 euro l'anno e un monte salariale che aumenterebbe di quasi 2,9 miliardi. Ma a convincere di questa misura la maggioranza non sono bastate neanche le parole del Governatore della banca d'Italia, Ignazio Visco sottolineando la necessità che sia introdotto per quei lavoratori "non coperti dai contratti".

 

A mettere il tema al centro della discussione è stato soprattutto questo tempo attraversato da un’alta inflazione con il potere di acquisto che - sottolinea l'Istat - "arretra". Nel 2023 le retribuzioni contrattuali dovrebbero crescere del 2,5% a fronte di un'inflazione acquisita per l'anno che è al 6,1%. Se si fissasse il limite a 10 euro lordi l'aumento riguarderebbe circa 6 milioni di rapporti e 5,2 milioni di lavoratori con un aumento medio per rapporto di 1.069 euro annui. (6,4 miliardi di monte retributivo in più).

 

Era stata la ministra del Lavoro Marina Calderone la prima a ribadire l'intenzione di non introdurre il salario minimo per legge, un posizione non neutra, come già raccontato da Sergio Rizzo su L’Espresso: la titolare del dicastero del lavoro e il consorte alla guida della Fondazione Studi dei Consulenti del lavoro son contrari. Ed entrambi hanno un potenziale conflitto di interessi.