Roboanti annunci e oltre 11 milioni di euro impegnati. Tutti di fondi pubblici e di (pochi) sponsor in affari con il Comune. Mentre la previsione di ritorno per la città è stata moltiplicato per sei ed è da verificare

Il sindaco Marco Bucci ha dichiarato che i genovesi hanno il sangue salato per esaltarne l’istinto di navigatori. Il momento per il politico e velista per passione Bucci era di assoluto tripudio, la prima domenica di luglio al porto: le Frecce tricolori in cielo, la nave Vespucci in mare e, soprattutto, il finale di una regata di caratura internazionale, il giro del mondo in vela (e ovvio) con equipaggio, la famosa (e salata) Ocean Race. Un cosiddetto «grande evento sportivo».

 

Le carriere di ministri, sindaci, politici di vario genere sono lastricate di grandi eventi sportivi falliti (molti) e riusciti (pochi), di opere straordinarie per fare opere ordinarie, di carcasse, di cantieri, di sterpaglia. L’archivio della memoria non è un piacere per gli italiani.

 

La Ocean Race a Genova, però, è stato un tipo anomalo di «grande evento sportivo»: la nona tappa di una gara partita a gennaio, l’approdo. Circa una settimana di nastri e feste, e discorsi, e proclami, e statistiche. Di qua la maggioranza comunale e regionale di centrodestra che snocciola afflussi miracolosi, e oltre 300.000 visitatori esattamente come calcolato alla vigilia; di là l’opposizione comunale e regionale di centrosinistra che contesta la gestione opaca, e la folla accorsa unicamente per il concerto gratuito.

 

Allora conviene azzerare il cronometro per raccontare la Ocean Race. Con una piccola anticipazione: i soldi che sistemano i conti sono sempre pubblici. Il lancio di agenzia con le quattro stellette è del 23 settembre 2019. Al Salone nautico il sindaco Bucci formulò l’annuncio solenne ampiamente previsto con l’organizzatore Richard Brisius: tocca a Genova. Una settimana prima, la giunta s’era impegnata con una delibera dal titolo esplicito nonostante le pastoie burocratiche: «Approvazione delle linee guida per la stipula di contratti relativi alla manifestazione “The Ocean Race” e contestuale VII prelievo dal fondo di riserva 2019 e IV prelievo dal fondo di riserva 2020».

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Il costo era di 11,8 milioni di euro di cui una “tassa” di 3,3 a Ocean Race per la gentile accoglienza nel calendario. La spesa era impostata a rate nel triennio 2020-2022 (per la pandemia si è slittati al 2023) da affrontare con prestiti bancari e il fondo di riserva. La relazione tecnica aveva convinto sindaco e assessori. «La stima dell’impatto economico è stata determinata per Genova e Città Metropolitana pari a 63 milioni di euro circa e 70 milioni sul territorio nazionale». Ci si era basati su un vecchio studio di una multinazionale americana per Valencia e Alicante che, lo si leggeva pure nel documento comunale, hanno più strutture ricettive e una logistica migliore.

 

Il dirigente genovese chiosava: «La città di Valencia e la Regione di Alicante hanno recuperato circa il 75 per cento dell’investimento complessivo con l’attivazione di sponsorizzazioni e altri diversi finanziamenti». Con 3,32 milioni di euro già stanziati, il Comune ne doveva scovare 8,48. La pandemia ha rimandato le scadenze e affievolito l’entusiasmo.

 

Le squadre di Ocean Race sono divise in due categorie. La Imoca per il trofeo che ha mezzo secolo di storia. Quello che vale. La VO65 per una competizione sperimentale e ridotta. Allo Yacht Club di Genova, esattamente due anni dopo il messaggio di Bucci con Brisius, il ministro leghista Massimo Garavaglia (Turismo) stupì l’uditorio: avremo una barca italiana nella classe Imoca, Italia sailing team. Per allestire una squadra di quel livello servivano dai 12 ai 18 milioni di euro.

 

Che problema c’è? Il governo sostiene l’impresa, rassicurò Garavaglia. Il presunto Italia sailing team non s’è mai visto, la bandiera tricolore ha condiviso una VO65 a guida olandese con gli austriaci. Già la vela è uno sport di nicchia, di una nicchia facoltosa, poi la vela di Ocean Race è di altura, e cioè non si vede quasi nulla a differenza di America’s Cup, infine a questa edizione di Ocean Race i genovese/italiani erano costretti a scegliere se tifare francesi, tedeschi, svizzeri, europei o americani, dunque l’attesa popolare era inesistente. Se ne sarà accorto il sindaco Bucci che, a metà cammino, ha rafforzato la ricerca di pubblicità e di relazioni istituzionali.

 

Lo scorso anno nel Comitato strategico, con la presidenza di Evelina Christillin, a titolo gratuito è stato invitato Flavio Siniscalchi, capo dipartimento per le politiche antidroga nel ministero di Fabiana Dadone, peraltro era fresco il successo della Conferenza nazionale sulle dipendenze che si era tenuta a Genova. Oggi Siniscalchi è capo dipartimento allo Sport col ministro Andrea Abodi. I pacchetti per gli inserzionisti, invece, erano per tutti i gusti e tutte le misure da 30.000 a 600.000 sino 1,25 milioni di euro. Tra i più cari, il «partner», ha attirato soltanto la società Iren, una multiservizi partecipata da diversi Comuni del Nord che ha il municipio di Genova come principale azionista col 18,8 per cento.

 

Il consigliere regionale di minoranza Ferruccio Sansa segnala i dubbi che suscitano le sponsorizzazioni per la Ocean Race: «Gli sponsor politici del centrodestra ligure, cioè quelli che finanziano le campagne elettorali, sono spesso gli stessi che finanziano le attività istituzionali del Comune e della Regione (da Euroflora alla Ocean Race). Pensiamo a Esselunga oppure ai cantieri navali Amico. Così si crea una pericolosa confusione tra due tipi di finanziamenti. Ci sono società, di nuovo il gruppo Esselunga, ma anche altri operatori della grande distribuzione e il Gruppo Spinelli (uno dei dominus del porto di Genova) che finanziano le campagne elettorali del centrodestra ligure, le iniziative istituzionali di Comune e Regione, ma nello stesso tempo hanno chiesto e ottenuto concessioni e atti autorizzativi al Comune. Esselunga, per dire, ha già aperto due ipermercati a Genova e altrettanti si appresta ad aprirne anche grazie a varianti urbanistiche ottenute a tempo di record».

 

La voce “pubblicità” è salvata dall’afflato velistico di Iren e comunque nel suo insieme non supera la metà degli 11,8 milioni di euro (Il Comune promette i particolari per il 19 luglio). Il governo di Giorgia Meloni ha rinvigorito le casse di Genova per la Ocean Race con quasi 3,5 milioni di euro. Un milione l’ha erogato l’Istituto per il commercio estero (Ice); 967.500 euro li ha autorizzati la ministra Daniela Santanché (Turismo) in autunno, ma la somma più grossa, 1,5 milioni di euro, l’ha recapitata a marzo il ministero dello Sport.

 

L’Espresso ha domandato al ministero dello Sport se il capo dipartimento Siniscalchi si fosse astenuto nel lavorare la pratica Ocean Race poiché era contestualmente membro del Comitato strategico, «il cui compito è quello – è scritto nella lettera di incarico – di agevolare le attività di coordinamento degli eventi, portare la manifestazione all’attenzione di tutti i soggetti che possano essere potenzialmente coinvolti e interessati». Il ministro Abodi ci ha fatto sapere che il contributo a Ocean Race è stata una sua scelta esclusiva. I manifesti scoloriti, le tribune smontate, le barche salpate. Restano le solite polemiche col solito dilemma: il «grande evento sportivo» a chi serve davvero?