Il capoluogo ligure vuole diventare il terminale nel Mediterraneo per la trasmissione e l’elaborazione ad altissima velocità di informazioni. Grazie all’approdo di due cavi marittimi che collegano più continenti. E che aprono opportunità di sviluppo

Il principio ispiratore è che sia un servizio indispensabile come le forniture di acqua, luce e gas. Una specie di quarta utility sulla quale Genova ha deciso di giocarsi una parte di futuro: è l’Ict (Information and Communication Technology), ossia tutto ciò che concerne la trasmissione e l’elaborazione dei dati ad altissima velocità. I primi passi sono stati compiuti con l’approdo di due cavi dati marittimi intercontinentali in fibra ottica.

Il primo si chiama 2Africa ed è frutto di una partnership tra Equinix, Vodafone, China Mobile, Mtn, Meta, Orange, Saudi Telecom, Telecom Egypt, Wiocc. È il cavo marittimo intercontinentale più lungo del mondo (45 mila chilometri) e collega l’India all’Europa, circumnavigando l’Africa. Servirà 23 Paesi e 3,2 miliardi di persone. A Genova è arrivato nell’aprile 2022 ed è collegato agli hub di Marsiglia, Milano e Francoforte.

L’altro cavo si chiama BlueMed: lungo diecimila chilometri, collegherà l’Europa all’Asia passando per Giordania e Israele. È realizzato da Telecom Sparkle in collaborazione con Google e si è attestato a Genova nel luglio scorso: da Palermo attraversa il mar Tirreno per collegarsi a Milano e al Nord Europa.

Il sindaco Marco Bucci si dice orgoglioso che Genova sia stata scelta come nuovo terminale europeo del traffico dati intercontinentale: «Sul fronte dello sviluppo logistico-portuale e dei relativi investimenti infrastrutturali, la città è tornata a dire la sua, proponendosi ora come hub digitale di importanza internazionale. I nuovi cavi sottomarini la rendono uno snodo delle comunicazioni ad altissima velocità tra Europa, Asia, Africa e Medio Oriente. Il business è rappresentato dall’interscambio di dati digitali: basta immaginare quanti ne possano muovere colossi come Amazon, Microsoft, Facebook o Netflix e si capisce subito di che portata stiamo parlando. Siamo certi che nei prossimi anni Genova sarà al centro d’investimenti sempre più importanti nel settore».

Ma perché proprio Genova? Intanto, perché è l’approdo più a Nord del Mediterraneo occidentale. «Ed è pertanto l’alternativa ideale a Marsiglia, dove oggi si concentra il traffico dati per il resto d’Europa», spiega Alfredo Viglienzoni, coordinatore dell’Area Sviluppo economico del Comune: «Non siamo in contrapposizione, ma era necessaria una ridondanza a un landing ormai sovraccarico».

Per il momento “l’ormeggio” dei primi cavi sottomarini non ha lasciato grandi tracce. Dalla spiaggia di Sturla, nel Levante cittadino, Equinix ha portato 2Africa al data center allestito in un immobile di fronte al Cimitero monumentale di Staglieno. Sparkle invece ha sbarcato il suo BlueMed sul lungomare della Foce. Il data center è al Lagaccio, alle spalle della stazione ferroviaria Principe, al posto di una centrale di smistamento delle chiamate telefoniche. È stata costruita una galleria antisismica per il passaggio delle altre connessioni sottomarine in arrivo.

In termini occupazionali, i cavi hanno generato per ora un pugno di assunzioni nel data center Equinix. Telecom Sparkle invece impiega in questa fase solo personale della vecchia centrale. Ma gli sviluppi sono imprevedibili e le cifre in gioco così alte da sembrare incredibili: per esempio, Marsiglia dichiara che la gestione dei dati in arrivo attraverso i 16 cavi intercontinentali generi un giro d’affari di 18 miliardi l’anno. E si confida che a Genova possa accadere qualcosa di analogo.

«È su questo obiettivo che siamo concentrati», dice Viglienzoni: «Abbiamo gli elementi essenziali per avviare una filiera. Qui ci sono due dei 13 supercalcolatori italiani: quello di Leonardo e quello dell’Iit. A settembre 2022 è stato realizzato il quinto Internet exchange point italiano che consente agli operatori telefonici lo scambio diretto delle informazioni, eliminando quello che viene definito effetto trombone». In pratica, lo snodo evita che una trasmissione dati faccia il giro d’Italia prima di arrivare a destinazione.

«La qualità della latenza è fondamentale per molte applicazioni, prime fra tutte quelle finanziarie e quelle per il gaming», continua Viglienzoni: «Ma anche per gli interventi chirurgici guidati a distanza, per i traffici portuali o per le riparazioni navali da remoto. Durante il lockdown, ad esempio, alcune navi erano rimaste bloccate a Genova a causa di guasti non riparabili perché il personale tecnico non poteva viaggiare. Con una connessione a bassissima latenza si sarebbe potuto intervenire in tempo reale da qualsiasi località del mondo evitando costi di fermo nave di 60 mila euro l’ora, equipaggio escluso». L’auspicio è che a Genova, come già a Marsiglia, decidano di insediarsi e investire grandi aziende specializzate in gestione dati: Ibm, Amazon, Kyndryl, ma anche operatori che scelgano la città per oceanici tornei di eSports.

Viglienzoni delinea la strategia: «Il Comune sta facilitando la realizzazione di altri data center. Stiamo aumentando le infrastrutture Ict, il 5G, le microcelle, la banda licenziata. E vogliamo anche migliorare i servizi digitali per i cittadini e le imprese, cosa che sta accadendo. Sul sito del Comune si possono già concludere molte operazioni: dalle pratiche per aprire nuovi esercizi commerciali fino alla segnalazione delle buche nelle strade».

In città, tuttavia, gli scettici temono che la partita economicamente più interessante, come spesso è successo in passato, si giocherà poi oltre Appennino. Il Comune dice di aver pronte le contromisure. Spiega l’assessore allo Sviluppo economico, Mario Mascia: «Le imprese chiedono infrastrutture massicce nei territori in cui scelgono di insediarsi. Con i due cavi dati si aprono opportunità inimmaginabili per l’indotto, con potenziali ricadute occupazionali enormi e ottime prospettive di attrazione di nuove aziende. In quest’ottica sta lavorando la Genoa Business Unit, creata dal Comune nel ruolo di facilitatore, che vuole accompagnare nei percorsi amministrativi e far incontrare imprese, investitori e lavoratori. E per la prima volta in sinergia, le strutture comunali dello Sviluppo economico e dell’Urbanistica stanno realizzando il censimento delle aree disponibili per l’insediamento di nuove realtà produttive o l’espansione di quelle esistenti».

Perché il rischio è che la città, ancora una volta, sia soltanto zona di transito.