L’assegnazione del riconoscimento il prossimo 6 luglio. Si confermano le previsioni con l’autrice di “Mi limitavo ad amare te” in vetta, seguita da Ada D’Adamo, da poco scomparsa. Tra i più delusi i fan di Griffi e di Ballestra: esclusi

Neppure un marziano appena precipitato sulla Terra avrebbe fallito il pronostico: bastava gettare uno sguardo alle vetrine delle librerie di tutta Italia tappezzate da mesi da quel viso infantile con le efelidi, stretto tra due mani mature, per indovinare il predestinato alla vittoria del premio Strega. E ora che la cinquina è fatta, Rosella Postorino, 44 anni, autrice Feltrinelli e editor Einaudi, in testa con 217 voti, è ufficialmente la superfavorita della 77° edizione del premio varato da Maria Bellonci e dall’imprenditore Guido Alberti.

 

Del resto, Postorino non ha dalla sua solo un bel romanzo con una storia forte, ispirata a fatti veri nel cuore di quell’Europa lacerata dal conflitto balcanico, con personaggi dolorosamente coinvolgenti come un gruppetto di bambini innocenti, salvi a un prezzo altissimo. E neppure il viatico di un premio prestigioso alle spalle, come il Campiello di qualche anno fa per il romanzo “L’assaggiatrice”.

 

La verità è che “Mi limitavo ad amare te”, titolo mutuato da un verso del poeta bosniaco Izet Sarajilic rimasto a Sarajevo anche durante l’infuriare della guerra, è un libro perfetto per lo Strega: intanto, per l’indiscussa capacità del Premio di moltiplicare i risultati di mercato – e il libro è già tra i più venduti, come ha certificato anche l’Aie presentando al Salone del libro di Torino i dati di vendita del 2023. E ha in sé quei caratteri ideali che un anatomista del premio letterario come Gianluigi Simonetti ha lucidamente riassunto in “Caccia allo Strega” (Nottetempo): “inclusività e buon gusto vorrebbero che il libro fosse scritto da una donna… è bene che sfoggi una sinossi di agevole riconoscimento…importante si possa dire che è un romanzo “su qualcosa”…la narratività dev’essere spiccata, modulata soprattutto nel senso di un’affabulazione persuasiva e socievole…la tensione non deve ostruire il canale espressivo, meglio convogliarla sul piano etico e ideologico. Fondamentale è che sia evocato un conflitto di valori”.

 

Se Postorino, e Feltrinelli con lei, non vincendo lo Strega dal 2005, addensano i migliori requisiti nelle pagine del romanzo, presentato al Premio da Nicola Lagioia, il resto è sorpresa, scompaginazione. E alternativa che conferma la regola: precipita al quinto posto l’altra favorita, la prolifica e torrenziale Romana Petri, in corsa con “Rubare la notte”, immaginifica biografia di Antoine de Saint-Exupery, che tanto è piaciuta, tra gli altri, a Teresa Ciabatti: 167 voti.

 

Mondadori dovrà tentare una robusta rimonta, complicata dal fatto che Einaudi, casa editrice del Gruppo, correrà da sola, avendo ben piazzato al terzo posto la poetessa milanese Maria Grazia Calandrone: “Dove non mi hai portata. Mia madre, un caso di cronaca” ha ottenuto 183 voti. Una manciata in meno di quelli attribuiti alla storia più struggente di questa edizione, “Come d’aria”, della scrittrice-ballerina Ada D’Adamo, venuta a mancare il primo aprile scorso, proprio a pochi giorni dalla selezione della dozzina: con 199 voti il suo libro, che ha già vinto il Premio Strega Giovani, è al secondo posto in cinquina, sostenuto non solo da una casa editrice appassionata, per la prima volta alla finale dello Strega -Elliot- ma anche da un nutrito parterre di amici, Elena Stancanelli in testa.

 

E per un romanzo d’avventura che esce, quel “Ferrovie del Messico” dell’outsider Gian Marco Griffi pubblicato da Laurana, osannato dal Premio Mastercard Letteratura e pure da Jovanotti, Libro dell’Anno Fahrenheit, ma fuori dalla cinquina, una sorpresa che entra: “La traversata notturna” di Andrea Canobbio con 175 voti, l’endorsement di Elisabetta Rasy, e il robusto supporto della casa editrice, La nave di Teseo. Più di 500 pagine per un’immersione in una Torino degli anni Quaranta e della ricostruzione, e per un romanzo familiare che scava nella memoria personale e collettiva.

 

Delusi i supporter di Igiaba Scego, che con “Cassandra a Mogadiscio” (Bompiani) ha scavato nel passato coloniale italiano: con 158 voti è la prima tra gli esclusi. E non va avanti neppure Silvia Ballestra che ne “La Sibilla” ha ridato vita alla straordinaria vita di Joyce Lussu (Editori Laterza): donna formidabile, generosa, da non trascurare più, a partire da questo Strega finalmente così al femminile, con quattro finaliste in direzione del traguardo come non si era visto mai.

 

La conferma di una capacità indiscussa che il Premio ha di essere barometro del tempo: delle battaglie in atto e delle idee nell’aria, della forma che la società va assumendo. Del gusto dei lettori. Quest’anno indubbiamente in direzione della più nuda emotività: tra bambini che scappano dalla guerra, una bimba abbandonata a otto mesi in un parco, una madre che assiste finché può la figlia disabile per una malattia cerebrale, e pure un’indagine intorno alla depressione. E con le emozioni in gioco, si sa, tutto può succedere.