Dietro alla marcia su Mosca della Wagner si nascondono varie domande senza risposta. Ma è chiaro che, sebbene il despota appaia indebolito, spodestarlo è molto difficile. E chi prenderà eventualmente il suo posto potrebbe essere anche peggio

La Russia, per la cultura occidentale, è sempre stata un mistero. Complicate e sanguinarie le manovre di corte degli Zar, così come quelle del potere al tempo dei soviet, ugualmente poco trasparenti e sempre molto cruente quelle con Putin al potere. Infatti, a una settimana dalla marcia su Mosca, fior di analisti si interrogano ancora sui perché sia avvenuta e soprattutto perché si sia fermata.

 

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La musica suonata dalla Wagner non sembra quella giusta. I familiari del capo della Wagner presi in ostaggio dai servizi russi? Difficile immaginare una simile leggerezza da Evgeny Prigozhin. Si è fermato per soldi? Un mercenario combatte proprio per quelli, ma innesca una sfida a Putin, uno degli uomini più potenti e spietati del mondo e fa marcia indietro per un camion di rubli sapendo che sulla sua vita ormai scommettono in pochi?

 

Le forze interne (o esterne) che lo hanno convinto alla “marcia per la giustizia” hanno ritirato il loro appoggio? Le forze armate russe, secondo alcuni osservatori, si sono scansate al passaggio degli uomini della Wagner, però c’è anche chi sostiene che Mosca sia stata troppo ben difesa per essere presa facilmente da un gruppo di 20/25 mila mercenari anche se ben armati e addestrati. Ma anche questo, uno come Prigozhin avrebbe dovuto saperlo o quantomeno immaginarlo, visto il mestiere che fa.

 

E perché, se americani e russi sapevano con 24 ore d’anticipo delle mosse del capo della Wagner, lo hanno lasciato agire? Se il motivo della ribellione di Prigozhin era quello di defenestrare i principali capi dell’esercito e della difesa russi perché lui è finito in una sorta di esilio a Minsk mentre i suoi nemici, il ministro della Difesa Sergei Shoigu e il capo di stato maggiore dell’esercito Valery Gerasimov, a quanto risulta a oggi, sono ancora ai loro posti? Altra domanda senza risposta: la marcia della Wagner era solamente un modo di dire no alla decisione del governo russo di inglobare i reparti mercenari nell’esercito regolare russo?

 

Per tutti questi interrogativi non c’è una risposta che sia a favore di Prigozhin. Allora perché tutto questo trambusto, per arrendersi senza condizioni? Siamo sicuri che questa operazione abbia veramente dimostrato che Putin è debole e potrebbe cadere da un momento all’altro? Certo, la marcia della Wagner ha messo in difficoltà il dittatore, ma alla fine ha vinto lui.

 

Alec Ross, un importante analista americano, molto vicino a Obama e alla Clinton, ha recentemente raccontato in un’intervista proprio a L’Espresso che defenestrare Putin è non solo difficile ma molto complesso per il sistema di potere che lo sorregge. Attorno ha la cintura di sicurezza dei Siloviki, in gran parte uomini ex Kgb come lui, fedelissimi, che hanno il compito di applicare la legge utilizzando i servizi di intelligence, le forze armate e altre strutture a cui lo Stato delega la propria prerogativa sull’uso della forza.

 

Chi vuole spodestare Putin, secondo Ross, dovrebbe avere immediatamente pronto un sistema di potere analogo che possa subentrare in tempi rapidissimi ai Siloviki, altrimenti l’ex impero sovietico potrebbe implodere, le repubbliche andrebbero in ordine sparso e migliaia di bombe nucleari senza più controllo finirebbero in mano a militari senza scrupoli o sul mercato nero delle armi. E poi c’è il grande interrogativo. Chi potrebbe esserci dopo Putin? Qualcuno come lui o anche peggio di lui? L’enigma russo è un rompicapo davvero difficile da risolvere.