In Francia non si fermano le proteste per la riforma delle pensioni. Putin riconsegna i bambini all’Ucraina. La nuova era tra Russia e Cina. I fatti della settimana

LA FRANCIA BRUCIA
E anche il Municipio di Bordeaux. Erano 3,5 milioni secondo i Sindacati, 1 milione per il Ministero, le persone che giovedì 23 marzo sono scese nelle piazze di tutto il Paese per protestare contro la Riforma delle pensioni che da giorni infiamma il dibattito pubblico e le strade della Francia. Soprattutto da quando il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto in modo che la Riforma, che tra le altre cose prevede l’innalzamento dell’età pensionabile dai i 62 ai 64 anni, fosse approvata senza voto del Parlamento, applicando l’articolo 49.3 della Costituzione.


Anche durante la nona giornata di protesta nazionale ci sono stati violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine: secondo i giornali francesi i poliziotti feriti in un giorno sarebbero 149. 172 i manifestanti fermati in tutto il Paese, 77 solo a Parigi. La città rischia anche il blocco degli aeroporti per la mancanza di cherosene per lo sciopero indetto in una delle più importanti raffinerie nazionali. E della Stazione centrale. Secondo i sindacati la prossima giornata di mobilitazione sarà martedì 28.

 

PUTIN RICONSEGNA I BAMBINI
La settimana scorsa la corte penale internazionale dell’Aja, il principale tribunale per crimini di guerra e contro l’umanità, aveva emesso un mandato d’arresto per il presidente russo Vladimir Putin. Per essere il responsabile della deportazione dei bambini ucraini in Russia: secondo molte indagini indipendenti dall’inizio della guerra, il 24 febbraio 2022, più di 6mila bambini e ragazzi ucraini, di età compresa tra i 4 mesi e i 17 anni, erano stati trasferiti in strutture di “rieducazione” che si trovano nei territori controllati dai russi. Nonostante lo Zar avesse respinto l’accusa, facendo aprire una inchiesta contro i giudici della Corte, il 22 marzo a Odessa sono tornati i primi 15 bambini che quasi un anno fa erano stati deportati in Crimea dalla regione di Kherson.

 

IN AFGHANISTAN SI TORNA A SCUOLA
Il 21 marzo nel Paese guidato dai Talebani hanno riaperto le scuole dopo la pausa invernale. Per gli studenti, di ogni ordine e grado, le porte degli istituti si sono aperte. Per le studenti, solo fino alla primaria. Per tutte le altre vige ancora il divieto all’istruzione. Secondo un report di Save the Children sono tre milioni le adolescenti a cui è negato il diritto allo studio. L’Afghanistan è l'unico Paese al mondo che ha vietato l'istruzione alle bambine al di sopra della prima media.

 

20 ANNI DALL’INVASIONE DELL’IRAQ
A Baghdad erano le 5.34 del 20 marzo 2003 quando iniziò l’invasione del Paese da parte della Coalizione guidata dagli Stati Uniti. Era scaduto l’ultimatum di George W. Bush, allora presidente americano, a Saddam Hussein, il dittatore iracheno, per abbandonare il potere. Avrebbe dovuto essere una guerra lampo, invece il conflitto e l’occupazione sono durati anni. A vent’anni dall’invasione la situazione in Iraq per molti è ancora drammatica: sempre Save the Children ricorda che 1,2 milioni di persone sono sfollate interne con accesso limitato alla sanità e all’istruzione.

 

UNA NUOVA ERA TRA CINA E RUSSIA
È tornato a casa il presidente cinese cinese Xi Jinping dopo una visita di tre giorni a Mosca. Per il Cremlino potrebbe segnare l’inizio di una nuova era di legami più profondi tra i due Paesi. Utile per tappare i buchi nelle finanze della Federazione russa a causa delle sanzioni occidentali. E secondo quanto ha detto Xi Jinping anche per «favorire la pace e la soluzione del conflitto in Ucraina. Noi cerchiamo di utilizzare i principi dello Statuto dell'Onu, la nostra posizione vuole contribuire al processo delle trattative, la nostra posizione è basata sulla verità e la sostanza, noi siamo per la pace e il dialogo, siamo fedeli alla storia». Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto di aver invitato la Cina al dialogo e di essere in attesa di risposta.