Esistono margini di trattativa? O si ritiene invece che debba seguire al ritiro di uno dei contendenti? Può il conflitto tra Nato (Usa) e Russia, “via” Kiev, giungere a un simile esito?

Un coro di eroi sulla pelle degli altri si leva sempre più assordante: «Inter pacem et bellum nihil est medium», tra la pace e la guerra non esiste mediazione possibile.

 

Nessuna citazione (questa da Cicerone) è stata mai usata più a sproposito. Nessuna persona dotata di intelletto ha mai pensato che un contrasto per quanto profondo debba inevitabilmente portare al «bellum nefandum» sempre per Virgilio. Tutte le guerre sono evitabili, poiché tutti i casi umani sono appunto casi e cioè non necessari. E per tanti versi nessuna guerra era meno imprevedibile di questa. Di nessuna le cause appaiono più chiare e più chiaramente affrontabili, ammesso appunto che lo si voglia. Ma ormai il discorso corrente prescinde totalmente da queste banali considerazioni. Tutto si svolge a prescindere – a prescindere dalle ragioni del conflitto, a prescindere dagli interessi strategici che vi stanno dietro, a prescindere dai nuovi assetti geopolitici che sta già producendo. Esiste soltanto la guerra da portare avanti e l’unica soluzione che essa sembra consentire è la vittoria sul campo.

 

Una guerra che assume questa forma non potrà mai essere, nel mondo contemporaneo, una guerra locale. Essa assumerà per forza il carattere di una guerra volta a trasformare gli equilibri di potenza. E finiamola con odiose ipocrisie: l’Europa è in guerra, come titola l’importante libro di uno che di guerre si intende davvero, il generale Fabio Mini. O, meglio, l’Europa, che non dispone di altra politica di sicurezza comune se non quella rappresentata dai comandi Nato, ha assunto questa drammatica decisione di entrare in guerra e dica ora come intende farvi fronte. Esistono per essa margini politico-diplomatici di trattativa? Quali sono? Se sì, li esponga realisticamente. O si ritiene invece che la trattativa debba seguire alla sconfitta e all’incondizionato ritiro di uno dei contendenti? Evidente che questa strada equivale alla continuazione della guerra fino a quella “trattativa” che consiste nella firma delle condizioni di resa.

 

Può la guerra tra Nato (Usa) e Russia, “via” Ucraina, giungere a un simile esito? Certo che in teoria esso è possibile, la disparità di forza è immensa (basti il dato elementare che la spesa in armamenti in Russia è oggi dieci volte inferiore a quella americana) – ma soltanto grazie all’aiuto in armi, carri, aerei? Grazie a questo aiuto sarà possibile soltanto un “gioco” di logoramento.

 

Anche ammesso di giungere a una situazione di parità nei mezzi di guerra, la dimensione degli eserciti che potrebbero giungere a confrontarsi è incomparabile. L’Ucraina, per quanto armata al 100 per cento delle sue richieste, non potrà mai vincere da sola. E fino a quando la Russia non metterà sul campo tutta la propria potenza, costringendo a questo punto Nato (Usa) a un intervento diretto per evitare la sconfitta? Sempre a prescindere dal fatto che continuando l’escalation, l’”incidente”, che fa esplodere tutto, contro le intenzioni dei duellanti, è dietro ogni angolo. Si dice: il logoramento logorerà l’attuale leadership politico-militare russa. E se invece l’odore di sconfitta finisse col rafforzare il “fronte interno” proprio nei suoi settori più oltranzisti? E non potrebbe anche accadere che una guerra di logoramento renda più difficile – presidenziali alle porte – lo stesso aiuto americano all’Ucraina?

 

L’Europa non dovrebbe sostenere, sempre in base ai propri conclamati valori, che, come la Russia violando clamorosamente la sovranità di uno Stato deve ritirarsi oggi senza se e senza ma, così, contestualmente, sussiste un principio di auto-determinazione dei popoli per cui non è ammissibile che in uno Stato minoranze etniche siano discriminate o perseguitate? Perché escludere nel Donbass e in Crimea un referendum controllato dall’Onu, al di sopra di ogni sospetto, per stabilire l’autentica volontà delle popolazioni russofone?

 

E oltre ai propri valori, così spesso dissacrati, l’Europa non avrebbe anche qualche interesse? O agli Usa soltanto è lecito, a detta di Henry Kissinger, non aver alleati ma soltanto interessi? Nella guerra in corso c’è chi fa grandi affari e chi, ancora più, se li ripromette (Antony Blinken ha dichiarato che la distruzione di infrastrutture energetiche europee costituisce una grande opportunità per le esportazioni americane). E c’è chi, invece, statistiche alla mano, subisce danni economici da gravi a gravissimi (l’Italia). Che gli Usa abbiano sempre ostacolato la crescita politico-economica dell’Europa è un segreto di Pulcinella. E, di grazia, che altro significato geopolitico ha avuto la Brexit? Volodymyr Zelensky lo ha capito assai bene, visitando il Regno Unito prima degli amici franco-tedeschi.

 

Se l’Europa esiste dia un segno di autonomia, in base ai suoi valori e ai suoi interessi. I suoi valori sono quelli di una federazione tra popoli, di un equilibrio policentrico, in cui la pace non significhi l’egemonia di una sola potenza. I suoi interessi sono certamente quelli di un’espansione a Est economica, commerciale, politica, non militare, non in chiave antagonistica verso Russia e Cina. La posizione americana è oggi ben comprensibile: il confronto strategico globale con la Cina si fa sempre più ravvicinato e drammatico e in tali condizioni gli Usa debbono consolidare in tutti i modi la propria posizione europea. Da qui la strategia di espandere la Nato, del tutto a prescindere dagli impegni assunti alla caduta del Muro.

 

Certo, l’Europa deve mostrare di comprendere bene le preoccupazioni strategiche del grande Impero alleato. Ma ha il dovere altresì di far valere i principi di relazioni internazionali su cui è nata (e su cui l’Onu è fallita: principi che escluderebbero la guerra tra Stati membri!) e l’interesse dei suoi popoli. Arte di mediazione, di compromesso nel senso più alto, volontà e capacità di dialogo. Discorsi da “anima bella”? E allora lasciamo che in Ucraina continuino a parlare i cannoni e auguriamoci tacciano almeno le atomiche.