«Lo chiamiamo sovranismo per renderlo più accettabile. E dal nero siamo passati al grigio, e poi al bianco». E si scaglia contro tutto ciò che è diverso. Lo racconta una graphic novel, in cui l’autrice rappresenta il regime a testa in giù

La prima impressione sul governo Meloni conferma l’allarme che Maria Chiara Gianolla, cartoonist e docente di storia, aveva lanciato nella sua graphic novel “A Black Carol” (Momo edizioni): «Fin dal discorso d’insediamento», commenta l’artista, «è evidente che non c’è attenzione verso le parti più fragili della società, anzi mi sembra che ci sia una volontà di aumentare le disparità sociali». Come prevedeva il libro, dopo il fascismo nero e quello grigio è arrivato il fascismo bianco, che cancella ogni sfumatura e si scaglia contro tutto ciò che è diverso: i migranti, i poveri, la comunità lgbtqia+, gli universitari che protestano o chi partecipa a un rave.

Nel suo libro, che riprende la trama del racconto di Charles Dickens, il primo fantasma a presentarsi alla protagonista è quello del fascismo passato: una sagoma nera con in testa un fez, disegnata a testa in giù
«Il fascismo a testa in giù, con un riferimento all’esposizione del corpo di Mussolini a Piazzale Loreto, è una scelta satirica già usata nel mondo del fumetto (ad esempio in “Quando c’era Lui” di Fabbri e Antonucci). È un’immagine iconica che rappresenta la fine di un’epoca, anche se di certo non ha rappresentato la fine del fascismo. Si tende a considerare il fascismo come un fenomeno storico appartenuto ad un’epoca e poi risolto e che pertanto non possa più, almeno in quella forma, minacciare il nostro presente. Però il fascismo come fenomeno storico non è mai stato processato adeguatamente (a differenza del nazismo con il processo di Norimberga). Quindi nel momento in cui mi sono trovata a dover immaginare come raffigurare questo fantasma del fascismo che ritorna, l’ho immaginato così, come è stato visto l’ultima volta: a testa in giù».

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Poi il fantasma cambia colore, diventa grigio e infine bianco. Perché?

«Oggi, quando parliamo preoccupati di fascismo, non ci riferiamo più al regime riconducibile al colore nero: il fascista tipico non è più un uomo col Fez e la camicia nera come il mio primo fantasma. È un fascismo che via via si è fatto meno riconoscibile ma non meno pericoloso. Negli ultimi anni in Italia è stato alleggerito (e quindi “sbiadito”) il peso politico del fascismo sulla cultura, sulla politica e sugli accadimenti attuali. I media e le istituzioni hanno contribuito a modificare il linguaggio per rendere questa cultura più socialmente accettabile (oggi lo chiamiamo “sovranismo”), fino a creare un’idea distorta di libertà d’espressione che può essere applicata a tutte le affermazioni, anche quelle offensive, violente se non addirittura criminali (perché il fascismo, ricordiamolo, è un crimine e non un’opinione). È stata forzatamente democraticizzata la narrazione sui fascismi, passati e presenti, e questo ha reso il fenomeno sempre più chiaro (nel senso di schiarito), ma decisamente più oscuro (nel senso di meno riconoscibile)».

Nel libro si parla sia del dibattito sia della violenza crescente.
«Cito molte delle aggressioni di matrice omofoba, xenofoba, razzista o esplicitamente e marcatamente fascista in cui sono rimaste ferite o uccise diverse persone dai primi anni 2000 ad oggi. I media spesso hanno derubricato questi fatti a “risse per futili motivi”, ad “atti scellerati di persone con disagio psichico” o a “gesti isolati”. Ma sono aggressioni anche quelle da parte di governi e amministrazioni: oggi non vengono più redatte le leggi razziali, come nel fascismo storico, ma ad esempio non vengono riconosciuti i diritti civili per le persone appartenenti alla comunità Lgbtqia+, o viene messo in discussione il diritto ad abortire e si chiede di abolire il reato di tortura perché “impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro” (parole di Giorgia Meloni). Non vengono realizzati campi di concentramento o di sterminio, ma vengono respinti i migranti e i richiedenti asilo lasciandoli morire in mare e lungo i confini dell’Europa. Si fanno accordi con governi esteri criminali sulla gestione dei migranti (Libia, Turchia). Oppure non viene consentita nessuna forma di solidarietà o di accoglienza verso i senzatetto, per cui vengono blindate le panchine, chiuse le stazioni, sequestrate le coperte, sgomberati i centri di accoglienza… Tutto questo in nome di una finalità nobile che è il “decoro urbano”: rendere le nostre città più belle, più pulite e più sicure (quindi “sbiancare” anche nel senso di “ripulire”). Ecco, questa prassi di non chiamare le cose con il proprio nome ha camuffato l’avanzata del nuovo fascismo: è una sorta di “white washing”, per dirla in termini contemporanei».

Quindi siamo al fascismo bianco?
«In realtà più che bianco è trasparente. Non sembra una minaccia, riesce a costruire consensi e a risultare affidabile: Meloni non fa nulla per nascondersi, anzi! Sono esplicite le sue posizioni, le dichiarazioni passate e presenti, le simpatie, alleanze e malefatte sue o dei collaboratori del partito: che tra loro fanno il saluto romano e si scambiano battute razziste o antisemite. Gli italiani e le italiane sanno tutto, non c’è niente di nascosto, eppure…».

L’arrivo di una donna premier ha portato a un dibattito sul femminismo. Eppure libri come quello di Mirella Serri hanno definitivamente smentito chi dice che “Mussolini ha fatto tanto per le donne”.
«Il fascismo storico ha prima costruito il consenso sulle donne, esaltandole come figure fondamentali per la patria, per poi relegarle ai ruoli di madre e di moglie, subordinate al marito che era considerato il capo famiglia. Le donne dovevano essere madri e questo ruolo era incentivato in ogni modo, veniva invece disincentivato (o interdetto) l’accesso agli studi, al mondo del lavoro, ai concorsi e a determinati incarichi pubblici. Senza dimenticare fenomeni come il “madamato”, che altro non era che una forma di stupro istituzionalizzato: nei territori coloniali, gli italiani stupravano ragazze autoctone minorenni, a volte le sposavano (con rito locale), e poi spesso venivano portate in Italia come concubine (umiliando così anche la moglie ufficiale che veniva obbligata ad accettare questa seconda donna in casa). In generale la cultura fascista ha alimentato l’idea tipicamente patriarcale della separazione delle donne in spose e puttane: la sposa era sacra (l’angelo del focolare) e la sessualità con lei era funzionale alla procreazione, la puttana invece era quella con cui sfogare tutte le proprie fantasie sessuali. In entrambi i casi il consenso era del tutto secondario».

Con Meloni si sta affacciando un nuovo colore, un fascismo rosa?
«Meloni incarna perfettamente il modello di donna fascista “donna, madre e cristiana”, così lei si è presentata al grande pubblico. Resta implicito che non ci siano altri ruoli per le donne se non questi. Tant’è che parla di incentivare le nascite e la famiglia tradizionale, taccia tutti i comportamenti non conformi come devianze (in maniera confusa, grossolana, offensiva e ingiusta) e quindi procede verso una direzione profondamente conservatrice. Ma non le riconoscerei comunque il “merito” di aver aperto una nuova epoca del post fascismo italiano: il fascismo c’è sempre stato, non è mai stato processato politicamente e storicamente, non è mai stato superato neanche sul piano culturale. E sono almeno vent’anni che, in maniera costante, viene sdoganato: e questo ha dato credibilità e legittimità politica a personaggi paradossali, anacronistici e pericolosi che ora si accingono a governare l’Italia».