Sono stati 154 gli artisti italiani che negli ultimi mesi si sono uniti per una raccolta fondi a favore delle maestranze

Quattro milioni e 780 mila euro raccolti in 8 mesi. È questo il bilancio, decisamente positivo, stilato questa mattina da Scena Unita, il fondo di solidarietà creato dagli artisti italiani per aiutare i lavoratori della musica e dello spettacolo duramente colpiti dallo stop alle attività a causa della pandemia. 

Un’iniziativa collettiva che in pochissimo tempo è riuscita a raggiungere due importanti obiettivi: realizzare una grande operazione di welfare nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici più fragili e dare un aiuto concreto per la ripartenza del settore. Sono stati 154 gli artisti impegnati per la causa, contribuendo con finanziamenti personali. Insieme a loro anche 113 brand che insieme sono riusciti a donare un milione e 600 mila euro a favore di più di mille lavoratori, 251 mila euro a sostegno delle imprese individuali dello spettacolo e 2 milioni e 500 mila euro per i progetti per la ripartenza.

A occuparsi dell’erogazione dei fondi la fondazione Cesvi, in collaborazione con La Musica Che Gira e Music Innovation Hub, grazie al lavoro di 23 professionisti ed esperti del settore uniti in un comitato tecnico scientifico per garantire limpidità e trasparenza per il bene dei lavoratori.

 

«I bandi di Scena Unita sono stati 2: il bando di emergenza per l'aiuto diretto e immediato ai lavoratori e quello legato ai progetti delle imprese e di conseguenza agli aiuti delle organizzazioni che operano sul territorio», ha dichiarato in conferenza stampa il team leader dell’unità economica e di prossimità di Cesvi, Paolo Caroli. «Grazie a questi bandi abbiamo realizzato un aiuto diretto per oltre 1.800 persone», ha aggiunto. Nello specifico il “bando emergenza per i lavoratori” ha accolto e approvato 1.602 domande, di cui l’83 per cento presentate da uomini e il 17 per cento da donne, d’età compresa tra i 30 e i 40 anni, sia lavoratori intermittenti che lavoratori autonomi. Il “bando di sostegno alle imprese individuali”, invece, ha approvato e pagato 251 richieste, per lo più riguardo le mansioni di fonici, organizzatori, tecnici al montaggio, direttori luci e produzione.

 

Promotore principale dell’iniziativa Fedez, che ha dichiarato: «Comprendevo che per aiutare questo settore non bisognava chiedere denaro ai cittadini, perché metodo inefficace e poco coerente col periodo di crisi che stavamo vivendo, ma piuttosto far sì che ogni artista potesse mettersi in gioco personalmente e sfruttare i propri rapporti con i brand, le aziende e le case discografiche per cercare di realizzare una cordata di solidarietà senza pesare sui privati cittadini». 

 

Presenti all’incontro, insieme a Fedez, anche Michele Bravi, Gaia e Shade, oltre che Giusy Ferreri, Vasco Rossi e Francesca Michielin che sono intervenuti con un video saluto, in rappresentanza di un ben più vasto insieme di persone che hanno dato vita, in questi mesi, a uno spettacolo corale di solidarietà per dare una risposta concreta ai bisogni e alle necessità di tanti artisti e maestranze del mondo dello spettacolo, che lavorano sopra ma anche dietro il palcoscenico.

 

Ma non solo. Le chiusure imposte dalla pandemia hanno alimentato la sofferenza per la mancanza di un riconoscimento, a livello legislativo, di una politica industriale del settore. Ed è anche su questo aspetto che tutti gli artisti e gli enti coinvolti si sono uniti: «La pandemia ha reso evidente il gap, è stata utile per capire quali sono le difficoltà del settore», ha spiegato Andrea Rapaccini, presidente di Music Innovation Hub. «Ora c’è da capire cosa le organizzazioni della musica e dello spettacolo e cosa le istituzioni possono fare per essere un'industria, a prescindere della pandemia».

 

Sono stati innumerevoli, infatti, nei mesi scorsi, gli appelli dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo per una riforma sostanziale del sistema. «Una politica meno fatta di annunci e più di pragmatismo sarebbe l’ideale», ha dichiarato Fedez, sottolineando l’importanza di una riforma che non guardi solo a «un circolo elitario di persone, fondazioni e teatri».

 

Per questo Scena Unita continuerà a esistere, anche dopo la fine dei progetti avviati e che molto probabilmente arriveranno fino a ottobre. «Non so ancora bene come», ha aggiunto Fedez, «ma sicuramente ci saremo, perché l’obiettivo è riuscire ad accendere i riflettori su cosa significhi veramente riformare questo settore, perché i lavoratori dello spettacolo non sono lavoratori di serie B».