Si chiama Línea Calma ed è un servizio pubblico della Capitale Bogotà che vuole contrastare i femminicidi. Mettendo a disposizione immediata un consulto per gli uomini che temono di perdere il controllo e commettere atti violenti in famiglia. Dopo un anno e oltre mille casi è diventata un esempio di successo

«Sono tornato a casa e ho trovato mia moglie a letto con un altro. Sono chiusi in camera, ma appena escono li ammazzo», si sente da una voce maschile al telefono. È una delle chiamate ricevute dalla Línea Calma hotline di Bogotà dedicata alla violenza contro le donne. Con una peculiarità sostanziale: ad affidarvisi sono gli uomini.

 

Ideata dall’amministrazione di Claudia López, prima donna e prima sindaca gay dichiarato di Bogotá, che ha fatto della lotta al maschilismo un pilastro del suo programma, Línea Calma, dopo un anno di prova in cui hanno chiamato più di 1.000 uomini (il 44 per cento per situazioni di violenza di coppia a causa di controllo e gelosia) è stata confermata dall’istituto di Cultura, intrattenimento e sport (Scrd) della capitale colombiana.


L’idea alla base della hotline, che riceve circa dodici chiamate al giorno, è che per combattere il problema della violenza “machista”, fortemente radicata in un Paese contaminato dall’immagine di narcos e uomini violenti, sia necessario concentrarsi sugli uomini. Che ritengono il piangere, il confidarsi, l’abbandonarsi all’aiuto di un altro essere delle debolezze: e allora meglio adottare comportamenti sicuri, determinati, tasselli dell’immagine di “macho”, da cui essi stessi vengono danneggiati.

 

 

 

Alex Rodriguez, fornaio e artista di 31 anni, nel corso del primo lockdown aveva costanti attacchi di gelosia per il fatto di non poter vedere la compagna. «Stavo diventando il macho che non sarei mai voluto essere», dice. Grazie all’aiuto di Calma è riuscito a ritrovarsi, racconta la Bbc in un lungo approfondimento dedicato all’iniziativa

 

Oscar Eduardo Lopez, 24 anni, giornalista e musicista, non riusciva ad accettare l’infedeltà della fidanzata. Pensava di non essere stato all’altezza delle sue aspettative, aveva perso il sonno. «Quando ho provato a cercare aiuto dai miei amici o la mia famiglia, l’unico consiglio che ricevevo era “forza, così è la vita, supera il momento e cambia pagina”». Grazie alla hotline, racconta, ha trovato un interlocutore imparziale, che gli ha spiegato che il tradimento non aveva nulla a che vedere con il suo comportamento.

 

 

Da un’indagine condotta dall’istituto, emerge che il 75 percento degli uomini ritiene normale essere più riservati delle donne rispetto alle loro emozioni, e l’81 vorrebbe saperle trattare meglio. Nel 2020, secondo il sistema di vigilanza di Bogotà, ci sono stati 18.938 casi di violenza domestica contro le donne, il 73 percento del totale, e la città, a differenza di altre capitali latinoamericane, è una delle prime (la quarta per precisione) per numero di aggressioni tra le mura di casa.

 

«Non potremo mai pensare a una società libera dalla violenza contro le donne senza prima operare una trasformazione della cultura, senza prima riesaminare le nostre mascolinità», afferma Nicolàs Montero, segretario dell’Scrd. «È importante riflettere sulle modalità di espressione dell’amore in una società maschilista», gli fa eco Henry Murraìn, direttore della cultura all’interno dell’istituto. «Stereotipi come “se è geloso allora mi ama”, o “se mi controlla allora gli importo” giustificano le violenze. Questa idea di mascolinità è una camicia di forza che danneggia l’intera cittadinanza».