Ciabatte che lasciano l'impronta col nome del candidato, palloni gonfiabili e slogan in odor di pop. Per le regionali i candidati hanno stanato gli elettori sotto l'ombrellone a colpi di gadget
Se una volta i voti si cercavano porta a porta, nella prima campagna elettorale estiva della storia repubblicana i candidati hanno dovuto stanare l'elettore fin sotto l'ombrellone. Così, largo alla fantasia, addio ai noiosi volantini, e via a palloni, pedalò, occhiali, braccialetti e chi più ne ha, più ne metta. Le agenzie di comunicazione hanno così potuto spaziare su un ampio ventaglio di gadget, complice la stagione e i partiti si sono prestati al gioco con iniziative più o meno originali.
Fratelli d'Italia ha distribuito infradito che lasciano sulla sabbia l'impronta con il nome del partito di Giorgia Meloni, in Toscana, lo staff della candidata leghista
Susanna Ceccardi ha puntato sul divertimento, con i racchettoni arancioni, mentre il competitor
Eugenio Giani del PD, ha risposto con palloni gonfiabili e gel disinfettante.
Il candidato ligure
Giovanni Toti si è fatto ritrarre con ogni gadget possibile, purché arancione: braccialetti, t-shirt, salviette igienizzanti, mascherine e persino occhiali da sole perché, come ha scritto in un post su Facebook, "In un weekend d’estate, in Liguria, bisogna sempre mettere qualcosa di arancione! Un colore che profuma di allegria, ottimismo, futuro... il colore del sole e della vita. Contro chi vorrebbe solo giornate grigie, nuvolose, condite di invidia e cattivo umore".
Poi c'è anche chi ha scelto il basso profilo. Tendenzialmente sono quelli sicuri di stra-vincere, con sondaggi blindati, come Luca Zaia in Veneto e Vincenzo De Luca in Campania. Chi però non poteva puntare sul gadget ha puntato tutto sullo
slogan acchiappavoti, con risultati talvolta discutibili.
Matteo Salvini ha declinato all'infinito il suo "prima gli italiani" in "Prima Trento", "Prima i campani" e così discorrendo, d'altronde per le felpe adesso fa troppo caldo.
Più in sordina, la campagna di
Giuliano Granato, candidato di Potere al Popolo per la conquista di Palazzo Santa Lucia. A parte una passeggiata in canoa sul fiume Sarno per denunciare l'inquinamento ambientale, annosa questione campana, i rappresentanti del movimento più a sinistra dello scacchiere italiano si sono mossi abbastanza in sordina, tra un De Luca certo della riconferma e lo sfidante, Stefano Caldoro pressoché non pervenuto. L'outsider delle regionali pugliesi,
Ivan Scalfarotto, ingaggiato da Renzi per mettere i bastoni tra le ruote alla corsa di Emiliano ha puntato su un manifesto decisamente pop, realizzato dall'artista Davide Barco, dai colori sgargianti e il programma scritto in centri concentrici. L'idea alla base è quella di archiviare i manifesti elettorali che sono brutti e deturpano le città. Insomma, una campagna elettorale fuori dagli schemi da ogni punto di vista.
Meno originale, Raffaele Fitto che tenta di tornare sulla poltrona di presidente di regione e proprio per questo riprende idealmente il dialogo da dove lo ha lasciato nel 2005. Un manifesto elettorale in cui il candidato del centrodestra si sdoppia, in una foto di 15 anni fa "metto in campo la passione", e un'altra ai giorni d'oggi che ritrae un Fitto nettamente ringiovanito "metto in campo l'esperienza". Come a dire che il tempo passato lontano dalla Puglia, è servito a qualcosa.
Ma nel tacco d'Italia, c'è chi si è fatta notare nonostante non sia un nome di rilievo. Il suo slogan è "cerco te se hai voglia di cambiare, contattami. Insieme si può". Si tratta di
Caterina Zilio, candidata al Comune di Laterza (Taranto) per la lista Puglia popolare, ritratta in una generosa scollatura che ha attirato l'ironia del web e diversi fotomontaggi che hanno coinvolto anche il premier Conte. Stesso risultato per
Dante Santoro, candidato in Campania per la Lega Nord. Il suo più che uno slogan, in tempi di covid suona come una minaccia "Fiato sul collo". C'è anche chi di tutto questo circo elettorale si fa beffa, e da qualche giorno, Caserta è stata invasa da cartelloni del
Partito Animato, raffigurante celebri cartoni animati accompagnati da slogan provocatori.
Calimero incita al "Prima gli italiani", Lady Oscar invoca genitore 1 e genitore 2, tanto divertente che i leader nazionali, come Giorgia Meloni sono accorsi per farsi ritrarre vicino a uno di questi cartelloni. Insomma, tra scivoloni e trovate volutamente provocatorie al solo scopo di far parlare di sé, questa campagna elettorale volge a conclusione con la consapevolezza che la politica si lega sempre di più all'intrattenimento e al marketing, intenta a coprirci di gadget e slogan, ma che ha dimenticato di esporre il programma. Ammesso che ci sia.