Nel cuore del Brandeburgo c'è una gigantesca astronave: è il più grande parco acquatico del continente. E sorge dove c’erano gli aerei di Hitler (Foto di Martina Cirese e Giovanni Cocco)

A destra, un muro di pini e qualche betulla. A sinistra, ancora pini e betulle. Siamo su una stradina in mezzo ai boschi dello Spreewald, nel cuore del Brandeburgo. Berlino è settanta chilometri indietro e davanti, oltre i l paesino di Krausnick e ai suoi 630 abitanti, solo campi deserti, laghetti ghiacciati, pini e qualche pala eolica. Poi, sulla sinistra, ecco una gigantesca astronave, una vera e propria cattedrale grigio-cielo in mezzo al nulla. Non è un’allucinazione, ma Tropical Islands, il più grande acqua park d’Europa.

O meglio, le piscine e gli impianti-sauna più grandi nella più estesa, folle e completamente artificiale isola tropicale mai impiantata nel centro del continente. «Durante i weekend, specie d’inverno, vengono anche cinquemila visitatori al giorno, ma possiamo ospitarne fino a seimila», dice l’addetta stampa Janet Schulz. In effetti, che sia inverno con una temperatura di un grado o che si debba combatture con il caldo estivo, il parcheggio del parco è sempre strapieno.


È piacevole entrare in un mondo fatto, come per incanto, di palme e bungalow coi tetti di paglia, una temperatura costante sui 26 gradi, un’umidità intorno al 60 per cento e un migliaio di persone rilassate che si aggirano in costume e con le ciabatte ai piedi per i 66 mila metri quadrati del “Duomo ” . «La nostro struttura, unica al mondo, la chiamiamo Dom», spiega nel suo ufficio Jan Janssen, il C eo di questo smisurato luna park tropicale, «sia per le dimensioni che per la storia». Le prime sono a dir poco sorprendenti: Il Duomo è una cupola di acciaio lunga 360 metri, larga 210 e che raggiunge nella sua volta i 107 metri di altezza. Alla cassa le signorine infilano ai visitatori un orologino blu al polso, con il numero dell’armadietto (arancione) negli spogliatoi, e dentro un chip: « C osì, per spese e shopping», spiegano con tono gentile, «non c’è bisogno del portafogli». Il ticket giornaliero per le due mastodontiche piscine - la “Laguna“, 1200 metri quadrati, 400 sdraio, due Jacuzzi e acqua a 32 gradi e “Mari del Sud ”, acqua a 28 gradi - costa 42 euro. Che diventano 49 con l’accesso alle decine di saune e terme.

«Veniamo da Stoccarda, siamo qui da ieri», dice un giovane papà in bermuda, «e abbiamo appena fatto un’ottima colazione alla Thai Haus». Tra palme e stagni, accanto ad un portale thailandese di 14 metri e alla gabbia con la coppia di pappagalli Ara, ci sono bungalow in ogni stile tropical, la Home Borneo, Tortuga o il villaggio Samoa, con stanze (dai 120 euro), appartamenti e persino suite: in tutto, 543 posti-letto. Senza contare le 138 tende color beige ( a due o quattro materassini) per altri 390 ospiti. «La cena di ieri all’Asian wok house era ottima», commenta il papà, mentre Tobias, che ha tre anni, prova ad acciuffare uno dei Koi che sguazzano nella fontana sotto il sorriso di un Budda. Più avanti, in uno stagno sotto un ponticello alla Indiana Jones, vive una famigliola di dieci Flamingo rosa-confetto. Mentre in un spiazzo tra le palme, dietro la carcassa di una vecchia Peugeot, i fotografi della rivista Joy immortalano due eteree fotomodelle.

«Siamo molto gettonati per i fotoshooting», spiega la portavoce Janet, «anche perché solo l’anno scorso abbiamo attirato 1,2 milioni di persone». E dire che questa colossale isola è nata come hangar per i nuovi Zeppelin che la Cargolifter voleva lanciare nei cieli per far concorrenza alle poste.

Quando, nel 2002, l’impresa fallì, ci hanno pensato i manager della Tanjong, società immobiliare di Kuala Lampur (Malaysia), a trasformarlo nel più grande parco acquatico d’Europa, o in un’isola in perpetua evoluzione. «Negli ultimi 10 anni abbiamo investito oltre 230 milioni di euro», spiega il manager Janssen, «quest’anno 12,5 per la nuova piscina all’aperto Amazonas. E solo ne l 2017 abbiamo assu nto altri 50 dipendenti, perché i 650 che avevamo non basta va no più. Tropical Islands infatti non dorme mai: le saune chiudono alle 24, ma una delle due piscine è aperta anche di notte. Oltre ai 13 ristoranti, bar, friggitorie e shops, di fronte al Duomo c’è un camping platz con 32 tende ed 83 “mobile home”. Più altri 42 villini familiari in legno, con ulteriori 300 posti, nel boschetto di fronte agli uffici amministrativi. «Sono sempre prenotati», dice Janssen, «abbiamo in tutto intorno ai 1900 posti letto, ma vogliamo offrire di più ai visitatori».

Al manager, di origini olandesi, brillano gli occhi quando rivela i futuri piani: altri cottage, nuove mobile home e un non ancora ben definito “adventural park”, con percorsi per bici, pareti-climbing e persino un kinder zoo, un mega-progetto da 30 milioni, firmato dagli architetti Cl-Map di Monaco, gli stessi che hanno tirato su il Duomo. Spazio ce n’è abbastanza sui 600 ettari dell’Isola che, in realtà, sino a due decenni fa era un aeroporto militare. Si no al crollo del Muro di Berlino qui c’erano i Mig russi, e prima ancora una scuola di aviazione della Luftwaffe di Hitler. Follie della storia tedesca. «Persino Breznev atterrò qui, dove ora cresce il mio paradiso tropicale», dice orgoglioso Bernd Green, il giardiniere responsabile di tutte e 50 mila le piante contenute nel Duomo. In media, se ne vanno 3.600 euro al mese per proteggere i 600 tipi di piante dai parassiti. Il consumo di acqua è sui 25 metri cubi al giorno; il doppio d’estate. Sul lato sud del Duomo, una membrana trasparente di 20 mila metri quadrati getta luce sui 10 mila metri quadri di giungla indoor. Mentre grandi casse, nascoste dal fogliame e da teli mimetici, diffondono il tipico sound tropicale: « N el Duomo ce ne sono dieci e moduliamo il suono a seconda dell’ora», spiega Schulz.

Intorno all’una, la metà delle 2500 siede a sdraio sul bordo di “Mari del Sud“ è occupata. Sugli 860 metri di finissima sabbia ( a portarla è una ditta della Bassa Sassonia) bambini giocano strillando in tedesco, polacco e ceco. Nell’acqua, non più profonda di 140 centimetri, c’è spazio per tutti: « L a piscina è grande quanto tre campi di calcio», spiega la signora Schulz. Impressionante, come il telone con duemila metri quadrati di cielo azzurro, e qualche nuvoletta, steso davanti all’emiciclo della piscina. Davanti agli occhi degli ospiti che sorseggiano cockt a il con ciuffi d’ananas sotto le capannucce di Aloha o Kaikal, due dei tre bar sulla tropical beach. «Io mi rilasso per una settimana, e per la piccola Matilde qui è un paradiso», dice Julia, giovane mamma di Wiesbaden, davanti alle vetrine del reptilar i um, con serpenti, cavallette e rane. Lei e Joachim, ingegnere di Basilea, hanno una doppia-premium nel villaggio Zanzibar. E sono molto contenti di aver trovato posto. Cosa non sempre facile. Le tre suite al centro del Duomo, per esempio, nonostante un costo di 300 euro al giorno, sono sempre prenotate. Sarà perché sono le uniche ad avere il balconcino in legno sulle cascate della laguna.

Ma cos’è che attira tanta gente sulle spiagge di questo paradiso artificiale? «Vengono per ristorarsi l’anima», risponde il manager Janssen. «Anche per sposarsi», aggiunge la portavoce Schulz. Tra le capanne della Borneo haus scopriamo un cortiletto con delle maschere in legno (anche la testa di un rinoceronte) sui muretti. E dentro, su sabbia finissima, un baldacchino con veli bianchi e due poltrone: « A volte qui abbiamo celebrato due matrimoni al giorno», dice Schulz. Intanto, davanti al tavolino di Zdenek s’è f ormata una lunga fila. È l’addetto al Balloon, ed è lui che fa salire gli ospiti sulla mongolfiera a strisce azzurre per guardare dall’alto, 15 minuti per 29 euro, come ci si diverte nelle piscine, nei bar o nelle saune dell’isola.