Alla kermesse romana, venerdì 3 novembre, proiezione in anteprima di "Ma l'amore c'entra?", che racconta il percorso di tre persone aggressive che hanno scelto di chiedere aiuto. La regista Elisabetta Lodoli: «Gli abusi nella maggior parte dei casi non nascono dal disagio mentale, ma sono il frutto di una cultura sbagliata»

La violenza di genere è un fenomeno che in Italia ha milioni di vittime: le donne. Ma ci sono uomini anche prendono coscienza dei propri comportamenti e cercano di cambiare.

Li racconta “Ma l'amore c'entra?”, il film che verrà proiettato in anteprima al MAXXI di Roma venerdì 3 novembre alle 21.30, nell'ambito della Festa del Cinema. La testimonianza di tre persone normali, diverse ma legate dal filo comune della violenza di genere, che hanno scelto di intraprendere un percorso terapeutico nel centro “Liberiamoci dalla Violenza” di Modena. «L'idea del film è quella di riflettere sui maltrattamenti sulle donne dando la parola agli uomini. A quelli che hanno cercato un aiuto per migliorare» spiega all'Espresso la regista del film Elisabetta Lodoli. «Per questo ho incontrato alcuni pazienti che avevano intrapreso un percorso di cura nel primo centro pubblico, gestito dal servizio sanitario dell'Emilia-Romagna, “di accompagnamento al cambiamento per gli uomini”. Un istituto a cui ci si può rivolgere gratuitamente e in forma anonima».


Le vicende dei protagonisti, che per ragioni di privacy non potevano essere riconoscibili, sono ricostruite grazie a un lavoro di interviste durato due anni. «Quello che mi interessava – dice la regista – non è tanto raccontare il percorso di trattamento, quanto parlare con queste persone delle loro esperienze sentimentali, di quello che provano all'interno delle loro relazioni affettive». Uomini che non sono arrivati a commettere violenze gravi, ma i cui rapporti familiari sono stati pesantemente segnati. «Mi sono volutamente tenuta lontana dai fatti di sangue più gravi. Nel film racconto di uomini che avevano ancora qualcosa da perdere, che mantenevano un rapporto con la famiglia e con i figli. E quindi, spaventati dalle loro stesse azioni e spinti dalle proprie compagne, hanno deciso di chiedere aiuto».



Una riflessione sull’educazione sentimentale, sugli stereotipi di genere e sulla cultura patriarcale che ancora influenza la società e che è spesso la vera origine dei comportamenti violenti. «Quello che confermano anche gli psicologi – racconta Elisabetta Lodoli – è che questi sono uomini assolutamente normali, non sono mostri. Nella violenza possiamo riconoscerci tutti, la distanza tra noi e chi compie questi atti esiste, ma non è così abissale. La chiave per comprendere il fenomeno è quel sentimento che noi chiamiamo amore e che alcuni interpretano in maniera sbagliata. Perché la maggior parte degli uomini che commettono abusi lo fanno nei confronti delle proprie compagne, cioè delle persone che dicono di amare. Per questo abbiamo scelto il titolo “Ma l'amore c'entra?”. Una domanda a cui è facile rispondere: la violenza è molto spesso qualcosa che gli uomini hanno imparato in casa da bambini, figlia della fragilità e della frustrazione certo, ma soprattutto di una cultura maschile - e anche femminile - che interpreta in maniera sbagliata la relazione tra i sessi».