François Fillon "presidente francese ideale" per Mosca. Offensiva anti-Merkel a colpi di disinformazione. E, secondo una fonte del ministero degli Esteri russo, è "molto probabile" che arrivino soldi ai partiti anti-Ue

Dopo aver vinto le elezioni americane, con l'ingresso alla Casa Bianca del 'suo' candidato Donald Trump, Vladimir Putin sta già vincendo quelle francesi. Nonostante la ricandidatura della Merkel, o forse proprio per quello, ha buone chance anche in quelle tedesche. E nel frattempo rischia di portare a casa un risultato a lui utile dalle urne italiane il 4 dicembre.

Queste "vittorie elettorali" tornano a pennello con l'approccio opportunistico della politica estera russa. Permettono a Mosca di incrementare il vantaggio strategico costruito durante l'ultimo periodo della presidenza Obama e di trattare con la nuova amministrazione di Donald Trump, di cui nonostante la proclamata amicizia si tende a non fidarsi, da una posizione oltremodo rafforzata.

UN AMANTE A PARIGI

Il duello per l'Eliseo sarà tra un leader politico dichiaratamente al soldo di Mosca, Marine Le Pen, e un amico personale di Vladimir Putin, François Fillon. I due in politica estera la pensano più o meno nello stesso modo, riguardo alla Russia. Ma al Cremlino si preferisce il vincitore delle primarie dei Républicains, dominate dall'argomento Putin quanto le presidenziali americane se non di più. "E' la prima volta che un presidente russo sceglie il suo candidato per le elezioni in Francia", ha detto Alain Juppé nel testa a testa televisivo con Fillon.

"La Francia ha fatto un passo che potrebbe portarla senza scossoni, nell'ambito di una politica moderata, a entrare nel trend globale iniziato con la Brexit e proseguito con le elezioni americane", scrive su Russia in Global Affairs l'analista diplomatico moscovita Fyodor Lyukanov, che ritiene Fillon possa "consentire alla destra di sistema di impedire un vittoria di Marine Le Pen". Per quanto possa sembrare strano vista la narrativa predominante, a Mosca gli estremisti non piacciono mica tanto. Meglio gente meno imprevedibile e più gestibile.

François Fillon è contro le sanzioni imposte alla Russia in seguito alla crisi ucraina, è a favore dell'intervento russo in Siria e della permanenza di Bashar Assad al potere a Damasco, ed è per il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea. Ovvero, condivide tutti gli obbiettivi immediati della politica estera russa. Conosce bene Putin dal 2008, quando entrambi erano primi ministri, uno sotto Nicolas Sarkozy e l'altro sotto Dmitri Medvedev. Hanno lavorato "lunghe ore insieme" e sono sempre andati "molto d'accordo", ha riferito il portavoce del presidente russo, Dmitri Peskov.

Il rapporto non è solo professionale. Il francese racconta della sua commozione quando, alla morte della madre, l'amico russo gli regalò una bottiglia del 1931, anno di nascita della defunta. E un regalo personale lo fece lui a Putin rompendo i rapporti con un compagno di partito che perorava la causa di Mikhail Khodorkovsky, l'arcinemico del leader del Cremlino sbattuto in galera per dieci anni e deprivato della sua azienda petrolifera Yukos dopo un processo dichiarato "non equo" dalla Corte europea per i diritti dell'uomo.

CONDIVISIONI

Molti stretti collaboratori di Fillon hanno legami con la Russia: dallo speach writer Igor Mitrofanoff al consigliere Jean de Boishue, presidente di un'associazione vicina alla Chiesa ortodossa russa; fino a Thierry Mariani, anch'egli legato a un'associazione filo-Mosca, e a Nicolas Duic, che si è speso contro le sanzioni facendo viaggi in Crimea e ha preso posizioni che rasentano l'omofobia rispetto ai matrimoni gay.

Fillon ha definito Vladimir Putin un uomo pragmatico, "freddo e efficace". Voleva essere un complimento. Il candidato conservatore per l'Eliseo è stato ospite d'onore al Valdai Forum, versione putiniana del Wold Economic Forum di Davos in cui il leader del Cremlino e i suoi diplomatici comunicano agli esperti di politica internazionale occidentali le loro vedute. In quel consesso ha definito le sanzioni "devastanti per gli agricoltori francesi" oltre che "inette e strategicamente controproducenti". Più chiaro di così.

Se François Fillon andasse al potere, visto che nell'Ue l'Italia è già contro le sanzioni e che è possibile un ritiro almeno parziale delle stesse da parte degli Stati Uniti con Trump alla Casa Bianca, Mosca potrebbe contare su un alleggerimento e forse su un annullamento della pressione punitiva sulla sua economia. La notizia secondo cui l'Unione Europea sta cercando di prevenire simili scenari rinnovando i provvedimenti prima del giuramento del nuovo presidente americano non ha fatto una bella impressione al Cremlino.

Ma il fatto più significativo è che Fillon condivide in pieno un'idea alla base della politica estera russa. E' l'idea che l'Occidente sia in gran parte responsabile del deterioramento delle relazioni, e che dovrebbe cercare attivamente un riavvicinamento."Credo che abbiamo fatto errori enormi nei confronti della Russia dopo il collasso dell'Unione Sovietica", ha detto il candidato all'Eliseo durante la campagna per le primarie. "Le attuali tensioni le abbiamo provocate anche noi".

EFFETTO HILLARY PER ANGELA MERKEL?

E' un giudizio che molti storici condividono, ma sul piano politico-militare ha una portata sovversiva: significa ritenere sbagliato l'allargamento della Nato e ritenere che l'Alleanza è "obsoleta", come ha detto Donald Trump in campagna elettorale. Sarebbe un colpo al monopolarismo americano nel sistema internazionale. Intanto, con Fillon presidente in Europa il fronte del confronto duro con Mosca andrebbe in pezzi. Angela Merkel rimarrebbe isolata. "Le resterebbero solo Varsavia e gli stati baltici, come alleati: è quasi solitudine", ha detto il senatore russo Alexey Pushkòv.

Ammesso che poi la cancelliera tedesca vinca le sue, di elezioni. I sondaggi la danno al 55 percento dei voti. Ma Mosca non crede ai pronostici. Sia i media governativi che i pochi rimasti indipendenti ritengono che ricandidandosi "contro l'odio" per arginare l'estrema destra la Merkel abbia in realtà segnato un autogol e messo in difficoltà il conservatorismo moderato tedesco. In effetti, quando ovunque nel mondo vince la rabbia contro l'establishment, correre per un quarto mandato non sembra proprio una mossa vincente. Si chiama Effetto Hillary. Certo è che una sconfitta della Merkel sarebbe per Putin un trionfo.

La posta in gioco è alta. La Russia sta giocando tutte le sue carte. In Germania ci si aspetta un'offensiva di hacker. "Dobbiamo difenderci dagli attacchi su internet, che provengono dalla Russia e sono organizzati a livello statale", ha detto il ministro dell'Interno Thomas de Maizière. "Si tratta anche di algoritmi, macchine che moltiplicano all’ennesima potenza la loro influenza sulla Germania per poter dar ragione a una particolare posizione della Russia sui social tedeschi". La viralizzazione è la forza della propaganda e della sua sorellina cattiva: la disinformatziya.

RISOLUZIONE DI GUERRA

Nella clamorosa risoluzione con cui il 23 novembre il Parlamento europeo ha incolpato Mosca di pagare le organizzazioni anti-Ue e anti-immigrazione, e di aver scatenato la propaganda, si usa la parola "guerra", e di fatto si equipara l'azione del Cremlino a quella dell'Isis. La risoluzione non ha valore legislativo ma detta un indirizzo che può portare a sanzioni contro il network in lingua inglese Russia Today (Rt) e l'agenzia internet di notizie in trenta lingue diverse Sputnik.

Fa una strana impressione leggere la parola "guerra" su un documento dell'Ue contro Mosca. Ma è la realtà: c'è una guerra in corso. Forse è la vecchia Guerra fredda che non è mai finita, forse una seconda guerra fredda. O una "guerra ibrida" come va di moda dire adesso. E' combattuta con un mix di operazioni militari classiche e irregolari, e di operazioni mediatiche e informatiche. L'informazione e internet sono le armi preferite. E non è un caso che con l'inizio della stagione elettorale in Europa le bordate si siano fatte più fitte e si usino calibri sempre maggiori.

La risoluzione dell'Europarlamento è aggressiva. E può risultare controproducente se non altro perché dà fiato e argomenti proprio a quella propaganda che vorrebbe arginare. Perché di propaganda spudorata si tratta. Sono il network in inglese Russia Today (Rt) e la piattaforma di notizie in 30 lingue Sputnik gli strumenti più pericolosi dell'informazione ostile che arriva da Mosca, secondo l'Europarlamento. Ed è vero che le due testate spesso distorcono le notizie, quando è il caso le nascondono, e a volte le inventano. Gerarchia e impaginazione sono ispirate dal vantaggio che può trarne il Cremlino.

DISINFORMATZYA

Un esempio a caso: la pagina del servizio italiano di Sputnik alle 21 del 12 ottobre apriva con "Libia: Francia accusata di doppio gioco mentre l'Ue si divide sul da farsi". Fonte della notizia, il presidente della commissione difesa del nostro senato Nicola Latorre, che con tutto il rispetto non è il Segretario generale dell'Onu. In rilievo anche la Clinton che "ha voglia" di una guerra contro i russi, e la Turchia che preferisce la "amichevole e "affidabile" Russia all'Occidente. Nascosta invece la notizia oggettivamente più rilevante: l'annullamento della visita a Parigi di Putin dopo un'accusa di crimini di guerra e dichiarazioni poco ospitali di François Hollande.

Sia Rt che Sputnik sono di proprietà del governo. Fanno parte del conglomerato creato per seppellire la rispettata agenzia di stampa Ria Novosti. Alla guida del gruppo Vladimir Putin ha messo il giornalista e conduttore televisivo radicalmente anti-occidentale Dmitri Kiselyov, che ogni tanto inciampa in qualche uscita omofoba. E che nell'ottobre 2016 ha ripetutamente affermato che "la Russia in ogni momento può ridurre gli Usa a polvere radioattiva", creando qualche apprensione, dato che effettivamente il Cremlino ha circa 8.500 testate nucleari a disposizione qualora volesse attuare un simile proposito.

Rt raggiunge 35 Paesi e ha una audience online di 49 milioni di persone al mese, secondo dati pubblicati dall'azienda nel febbraio 2016. Più di Al Jazeera, Euronews o Deutsche Welle. Come la consorella Sputnik, si definisce una fonte di informazione alternativa rispetto "alla propaganda data in pasto al mondo". Una curiosità: Sputnik dà ampio spazio a notizie su Ufo e alieni. Una vecchia passione della firma più prestigiosa del servizio italiano dell'agenzia: l'ex corrispondente da Mosca dell'Unità, della Stampa e della Rai, Giulietto Chiesa.

A MOSCA, A MOSCA!

Se non altro la guerra ibrida o come volete chiamarla crea qualche posto di lavoro in Italia: le nostre agenzie di spionaggio stanno assumendo esperti nel settore informatico. E' già uscito il bando. Pare che nei nostri siti governativi si entri come nel burro. L'ultima incursione ha fermato per sei ore quello di Equitalia.

Il referendum del 4 dicembre ha assunto un'importanza internazionale che nessuno prima della Brexit e della vittoria di Trump si sarebbe aspettato. Una vittoria del "no" avrebbe l'effetto dirompente utile al Cremlino. E anche sul nostro fronte c'è una escalation. Rt ha scambiato una manifestazione per il sì per una contro Renzi mai avvenuta, e solo di quest'ultima ha dato conto. Sputnik è in effervescenza, rimbalzando sulla piattaforma Tze Tze della galassia Casaleggio. Viaggia anche su siti semi-anonimi e su account Facebook e Twitter che sembrano non occuparsi d'altro. Alcuni hanno migliaia di follower.

I siti vicini ai Cinquestelle ospitano Sputnik e Rt, e Rt ospita i Cinquestelle: Beppe Grillo e i suoi si fanno intervistare volentieri dall'emittente russa. Essere amici di Mosca porta voti, ultimamente. Tanto che ormai oltre a far pubblicità alla Russia si usa la Russia per farsi pubblicità. Nella sua ultima sortita moscovita Matteo Salvini si è fatto fotografare con un manifesto per il no sulla Piazza Rossa, con lo sfondo del muro del Cremlino (rischiando l'arresto perché in Russia è proibito manifestare anche da soli, senza autorizzazione). C'è una gara per far vedere che si è vicini a Putin, da sedici anni al potere eppure faro della rivolta mondiale contro l'establishment.


DI BOCCA BUONA

Finanziamenti del Cremlino ai partiti populisti e della destra alternativa europea? "Molto probabile", dice all'Espresso una persona a conoscenza dei dossier di politica estera del governo russo. Seduto accanto a lui nella sala riunioni di un ufficio studi nel centro di Mosca, un suo collega annuisce. Anche alla Lega e a Cinquestelle? "Non lo so. So che se così fosse, sarebbe difficile provarlo".

Ma cos'ha Putin in comune con i leghisti e i Cinquestelle, e soprattutto con gli estremisti di destra tedeschi? "Molto poco", dice nell'ufficio studi del centro di Mosca l'interlocutore addentro alla politica estera della Russia. "Avevamo bisogno di amici in Europa, non ne avevamo molti. Abbiamo preso quel che offriva il mercato". E il presidente non s'arrabbia se gli danno nel nazista? "Sì, alcuni suoi familiari sono morti nella Grande guerra patriottica". Ma allora perché? "Opportunismo costruttivo". L'unico parametro della politica russa di oggi, Opportunista, aggressiva e senza strategie a lungo termine.

Durante la Guerra fredda storica Mosca contava sulla quinta colonna dei partiti comunisti nazionali. Paradossalmente, oggi ha come quinta colonna populisti e destra estrema. Stessa tattica, ideologie agli antipodi. Al Cremlino di oggi le idee interessano poco. E Vladimir Putin non è schizzinoso.