Per il premier Medvedev, le manette al titolare dell'economia sono "incomprensibili". E secondo gli analisti, il prossimo potrebbe essere lui. E spunta l'ombra del Kgb e del potente industriale di Stato Sechin sul clamoroso caso giudiziario

Una brutta botta per il premier russo Dmitri Medvedev, l'arresto del suo ministro dell' economia Alexey Ulyukayev. "Non capisco, si tratta di un fatto che va oltre la mia comprensione", ha detto all'agenzia stampa di Stato Ria Novosti. Probabilmente fa bene a esser preoccupato. Certamente, non è il solo a non capire bene quel che è successo.

STRANO ARRESTO
È infatti uno strano arresto, quello di Ulyukayev, colto "in flagrante" mentre incassava una tangente da due milioni di dollari "estorta" al colosso energetico statale Rosneft "in cambio del via libera" all'acquisizione di un'altra azienda petrolifera statale, che peraltro la Rosneft, guidata dal potentissimo ex collega di Vladimir Putin al Kgb Igor Sechin, ha già acquisto.

Le spiegazioni degli investigatori sono vaghe. Lasciano spazio all'ipotesi che il ministro sia caduto in una trappola degna del vecchio Kgb, e che nel Cremlino sia in atto una resa dei conti: i "liberali" che hanno osteggiato la creazione di un capitalismo di Stato sotto il diretto controllo di Vladimir Putin e dei suoi amici iniziano a pagare il prezzo delle loro obiezioni. Il prezzo dell'incertezza del diritto, dell'uso strumentale della magistratura e della scarsa protezione della proprietà l'economia russa lo paga da sempre.

È la prima volta che viene arrestato un ministro, nell'era Putin. Le manette sono scattate in piena notte. La consegna della mazzetta a Ulyukayev è avvenuta sotto la supervisione delle forze dell'ordine. Si tratta di "estorsione", quindi non ci sono indagini in corso sulla Rosneft né sull'operazione di fusione in questione "avvenuta a norma di legge" ha precisato la portavoce del Comitato investigativo che ha coordinato l'operazione, Svetlana Petrenko.

Alexey Ulyukayev, 60 anni, ex governatore della banca centrale, economista del gruppo di Egor Gaidar, premier e architetto delle privatizzazioni nell'era Eltsin, è considerato un liberale e ultimamente era stato criticato per i suoi rapporti con la finanza e la politica dell'Occidente. Insieme a Medvedev si era inizialmente detto contrario all'operazione industriale e finanziaria che il mese scorso ha visto Rosneft Bushneft, che il governo in pratica espropriò nel 2012 mentre l'allora azionista di maggioranza Vladimir Yevtuschenkov era in carcere con l'accusa di riciclaggio. Dopo l'esproprio fu liberato e caddero le accuse. Yevtuschenkov non ha mai protestato. Anzi non ha proprio più parlato della cosa.

L'OMBRA DEI SERVIZI
"L'indagine su Ulyukayev è stata condotta dall Fsb (il servizio di sicurezza interno erede del Kgb, ndr) ed era in corso da un anno", dicono fonti investigative sentite dall'agenzia di Stato Ria Novosti. "Il presidente Vladimir Putin era al corrente delle investigazioni e di tutto ciò che avveniva", ha detto il portavoce del capo del Cremlino, Dmitri Peskov. Ma allora perché Putin non ha licenziato il ministro corrotto prima dell'arresto? Ha lasciato un presunto delinquente in carica a far danni? "Per il licenziamento è necessario avere argomenti certi, non solo informazioni anche se di prima mano", risponde l'ineffabile Peskov.

Come nel 2012 per l'esproprio di fatto della Bushneft, anche in questo caso l'azione degli inquirenti sembra solo strumentale, dice il presidente dell'Associazione degli industriali Alexander Shokin, intervistato dal sito di notizie Gazeta.ru. "Il prezzo che Rosneft ha pagato per l'acquisizione era il prezzo di mercato: una strana accusa, quella di aver preso una tangente per un' operazione fatta al prezzo di mercato", spiega.

"Questa e' una botta al governo di Medvedev, stanno cambiando le regole del gioco" commenta il sito di notizie Meduza. Una delle ipotesi che si facevano nelle ultime settimane, prevedeva un anticipo delle elezioni presidenziali e un passaggio delle consegne da Putin - che sarebbe rimasto a capo di una specie di comitato di supervisione - a Medvedev. Ma ora il team dei ministri liberali che lo sostiene è nel mirino. Potrebbero essere impallinati anche il ministro delle finanze Anton Siluanov e il vice-premier Arkadiy Dvorkovic - secondo Meduza.

"Col perdurare della crisi economica si è acuita la lotta per le sfere di influenza e per il controllo delle risorse" dice Konstantin Kolachev responsabile della società di consulenza Political Expert, secondo cui l'arresto di Ulyukaev e' solo una parte di questa lotta.

LOTTA DURA
"Si combatte per i controllo delle risorse che stanno esaurendosi", concorda l'analista politico Dmitri Oreshkin. Che parla di una guerra interna alla élite del potere: due fazioni stanno cercando di accaparrarsi quel che rimane e anche di raschiare il fondo del barile. Oreshkin non esclude che il ministro dell'economia sia stato compromesso dal desiderio di denaro, in un tranello organizzato per farlo fuori. L'analista sottolinea che l'operazione Bashneft per il patron di Rosneft Sechin era di vitale importanza. La sua sfera di potere guadagna ulteriormente di dimensione. E - sempre sewcondo Oreshkin - potrà evitare la prevista privatizzazione della sua azienda vendendo solo la Bashneft appena acquisita e valorizzata dall'avvenuta fusione.

A denunciare Ulyukayev, secondo Novaja Gazeta, è stato il capo della sicurezza della Rostneft - Oleg Feoktistov, ex Fsb. Feoktistov, definito dal settimanale The New Times" "il capo delle forze speciali di Sechin" è stato accusato in passato di "fabbricare" cause penali, ma mai incriminato.

L'economia russa, continua a pagare caro il prezzo della mancanza di certezza del diritto, dell'uso strumentale della magistratura da parte del governo e della scarsa protezione dei diritti di proprietà: malattie endemiche che - più delle sanzioni internazionali ancora in atto - frenano gli investimenti in un sistema che ne ha disperatamente bisogno per uscire dalla crisi, diversificare la produzione affrancandosi dalla dipendenza dagli idrocarburi e costruire le infrastrutture di cui la stessa industria petrolifera necessita per restare competitiva anche nel caso dell'auspicata ripresa dei corsi del greggio.

Il problema della Russia è sempre stato che i suoi governanti più che da statisti interessati allo sviluppo del Paese spesso si comportano da colonialisti, impegnati solo a spartirsi le sue enormi risorse naturali.