Il neogovernatore campano prezzemolino anche sui media. Per spiegare programma e tempi e per dire chiaro e tondo che Severino o non Severino, sospensione o non sospensione, anche con un vice sarà lui a governare. Perché Renzi gli ha dato la corona e ora nessuno gliela toglierà

La corona di governatore della Campania il dio-elettore gliel’ha data, guai a chi gliela tocca. Mentre divampano le polemiche politiche e le gare all’ultimo cavillo, ci si combatte a colpi di interrogazioni parlamentari e denunce penali e ci si accapiglia tra legge Severino e statuto regionale per stabilire se venga prima l’uovo o la gallina, la verità, vi prego, su Vincenzo De luca, l’ha detta alla fine lui stesso a Radio 24.

Una cosetta breve e concisa che dà da sola il senso dei suoi continui interventi a destra e a manca: “Starò sempre io lì”. Severino o non Severino, sospensione o non sospensione. Perché l’ex sindaco sceriffo di Salerno parla in terza persona quando spiega che “Renzi e De Luca pensano di rispettare rigorosamente ogni legge, compresa la Severino” ma scomoda la prima persona, direttamente se stesso, quando spiega il futuro che attende la Campania: “Avrete un vicepresidente, un vicepresidente che vi farà sognare. Ma non sognerete molto. Sarò sempre io lì” dice tra il rassicurante e il perentorio. Secondo un assunto direttamente renziano: “Chi vince governa”.


In effetti, dacché ha vinto le regionali De Luca si comporta come uno che non abbia la legge Severino sopra la testa, pronta a scattare a causa della condanna in primo grado per abuso di ufficio. Anzi. Si prepara a governare. Ha un sacco da fare e vuol cominciare subito. “Il nostro obiettivo è liberare la Campania dall’emergenza della Terra dei fuochi in due, massimo tre anni. La nostra priorità sarà di chiudere in meno di un mese la nostra proposta” si è affrettato a chiarire dopo l’elezione.

Ingenuo chi lo immagina, entro un mese, semplicemente sospeso, fuori dagli incarichi: lui si occuperà della Terra dei fuochi. Ed è deciso a non fare un nuovo termovalorizzatore: “Vuol dire impegnare 400 milioni, non ci sono le condizioni per farlo”. E affronterà il dramma dei precari della sanità. E non dimenticherà gli anziani. E si occuperà del problema degli “ottantamila alloggi abusivi” della Campania, certo senza abbatterli tutti perché “non sapremmo dove mettere il materiale di risulta”. E avvererà, perché l’ha già lanciata anche su Facebook, la “sfida della trasparenza, del rigore e della legalita” perché lui regnante “la regione Campania dovrà essere una casa di vetro”.


Pare surreale brandire il rispetto rigoroso della legalità in queste condizioni? De Luca ha già risposto: “La legge Severino è contraddittoria, sotto accusa è il Parlamento che in tre anni non ha saputo produrre una norma coerente”. Insomma, la colpa non è mica sua: se la legge è stupida, il buon senso del vincitore prevale e il rispetto della legalità è comunque salvo. Giusto il tempo di nominare la foglia di fico di un facente funzioni, forma sin qui inedita di blind trust legalizzato. Il resto sono “idiozie”. Come quella interpretazione da legulei secondo la quale, per dire, con un governatore che non potrebbe governare, non si può neanche insediare il consiglio regionale perché qualunque suo atto potrebbe essere poi dichiarato illegittimo.


Sono idiozie, perché intanto lui governerà. Per interposto vice. “La giunta ce la ho già in mente, ma non la anticipo. Faremo uno sforzo per una bella rappresentanza femminile”, ha assicurato. C’è in tutta questa foga un che di molto campano. Anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, quando fu sospeso dall’incarico e prima di essere reintegrato, si mise a urlare che avrebbe continuato a “fare il sindaco anche per strada”.

C’è però in questo caso un tratto decisionista in più, che è dato non solo dal personaggio, ma anche dalla situazione. De Luca ha infatti dalla sua parte Renzi, e volente o nolente il premier ormai non potrebbe più tirarsi indietro: ha dato il placet alla sua candidatura alle primarie, quindi alla corsa elettorale. E adesso, nel tempo di Mafia Capitale due, con Marino che a Roma scricchiola e con gli echi dell’inchiesta che arrivano fin dentro il governo, non può fare altro che tener duro e rilanciare. Facendo arrivare dalla Campania quel segnale che non può arrivare da Roma. Per lo meno, con un vicepresidente che i campani li faccia un po’ sognare, mentre De Luca governa.