I due imprenditori, sentiti come testimoni nel processo sul disastro ferroviario, parlano del ruolo dell'ex ad di Fs imputato per omicidio plurimo e incendio colposi. "Non si muoveva foglia senza che decidesse lui"

“Le chiedo di dire la verità, solo questo”. “Quello è poco ma sicuro”. Così Luca Cordero di Montezemolo, appena arrivato al polo fieristico di Lucca per testimoniare nel processo sulla strage di Viareggio, risponde a Daniela Rombi, madre di Emanuela Menichetti, morta a 21 anni, il corpo mangiato dalle ustioni. Prima di entrare in aula, l’imprenditore bolognese si ferma e osserva i volti, stampati su uno striscione, delle 32 vittime del treno carico di gpl esploso nella notte del 29 giugno 2009.

Insieme a Giuseppe Sciarrone e Diego Della Valle, con lui fondatori e azionisti di Ntv (Nuovo Trasporto Viaggiatori), l’azienda che con Italo ha rotto il monopolio statale del trasporto ferroviario, questa mattina Montezemolo è stato chiamato dalla pubblica accusa a raccontare quale ruolo avesse Mauro Moretti nelle società del gruppo da lui guidato all’epoca dei fatti, Ferrovie dello Stato.

Per la difesa, Moretti, imputato insieme ad altri 32 per disastro ferroviario e omicidio plurimo e incendio colposi, è estraneo all’incidente di Viareggio perché non era tra i suoi compiti occuparsi dei binari, competenza di Rete ferroviaria italiana, altra società della holding. Ma per Montezemolo era l’ingegnere a dettar legge su tutto.

Montezemolo: “Moretti aveva l’ultima parola su tutto, rete ferroviaria compresa”
"In ferrovie non si muoveva foglia senza che l'ing. Moretti decidesse personalmente” sostiene in aula, confermando ciò che aveva già dichiarato nel novembre 2013 quando fu interrogato a Milano dalla polizia giudiziaria. "Moretti giocava un ruolo che, come imprenditore e come cittadino, considero anomalo" aggiunge.
 
Incalzato dal pm Giuseppe Amodeo, Montezemolo racconta del meeting del 20 ottobre 2010 a Palazzo Chigi con l'allora sotosegretario alla presidenza del consiglio del governo Berlusconi Gianni Letta e Moretti. "L'incontro – dice – verteva sul problema della mancanza di una Authority che garantisse una sana concorrenza a entrambi e sull'accesso alle stazioni e sui problemi della concorrenza. Erano presenti Moretti e Elia, allora ad di Rfi, cioè della rete ferroviaria. Rimasi impressionato del fatto che qualunque fosse il tema toccato, sia i servizi che la rete, era lo stesso Moretti a rispondere. La stessa persona esercitava un ruolo eccessivo. Finché non si arriverà a una separazione tra rete e servizi questa sarà sempre la situazione".
[[ge:espressoimage:eol2:mediaweb:23647844:1.67691:image:https://espresso.repubblica.it/polopoly_fs/1.67691.1379610077!/httpImage/image.jpg_gen/derivatives/articolo_480/image.jpg]]
Moretti non si sarebbe fatto scrupolo a mettere i bastoni tra le ruote al nuovo concorrente privato Ntv. “Abbiamo avuto enormi difficoltà perché ci siamo trovati dal primo giorno, faccio un esempio calcistico, l'allenatore della squadra concorrente che era anche l'arbitro. Una stessa persona responsabile della rete e del servizio" dice Montezemolo con riferimento all’ingegnere.

In aula l’ex numero uno di Ferrari ripercorre le tappe della loro contesa. "Fin dal primo giorno abbiamo avuto la sensazione che ci fosse in atto un'azione per metterci nelle condizioni prima o poi di chiudere l'azienda. Ci è sempre stato detto che la nostra azienda non aveva le dimensioni finanziarie per reggere e che i nostri treni non erano all'altezza. A lungo non abbiamo potuto mettere le macchinette nelle stazioni per fare i biglietti, la politica tariffaria giocava a nostro danno. Ho parlato pubblicamente di monopolio e ostruzionismo e Moretti ci citò per diffamazione sia nei confronti dell'azienda Rfi che di lui personalmente, a dimostrazione del fatto che quando si parla di problemi che riguardano l'azienda si sente investito in prima persona. Chiedeva anche un risarcimento danni a titolo personale. Pochi giorni fa, da quanto ci hanno detto i nostri legali, questa sua richiesta è stata respinta dal tribunale".

Alla fine della deposizione, Montezemolo si siede in fondo all'aula, accanto ai familiari delle vittime, con cui scambia alcune parole. E con loro ascolta la testimonianza del socio Diego Della Valle.
 
Della Valle: "Perché la politica è succube di Moretti me lo chiedo ancora oggi "
Ancora più chiaro il patron di Tod’s. "Avvertivamo – dichiara al banco dei testimoni – che c'era qualcuno che poteva condizionare il mondo intorno al sistema ferroviario italiano. Non c'è assolutamente dubbio che Moretti non era d'accordo nel modo più assoluto che nascesse un altro interlocutore nel mondo ferroviario e ha tentato di sbarrare la strada a Ntv. Secondo Moretti l'alta velocità doveva rimanere un bellissimo monopolio, senza che nessuno gli desse fastidio".

E’ bastata mezz’ora a Della Valle per capire che con il concorrente non ci sarebbe stato dialogo. “Lo incontrai per una colazione in un hotel, per chiarirgli quale fosse il progetto Ntv. Cosa ho capito alla fine? Quando mi sono alzato dal tavolo ho pensato che con Moretti non c'è possibilità di dialogo alcuna. Ho visto un uomo intransigente sul fatto che le Ferrovie erano lui. Era lui l'uomo che guidava l'operazione anti Ntv ".

Secondo il patron della Fiorentina, Moretti avrebbe goduto di importanti appoggi. "Credo che Moretti gestisse un consenso politico trasversale fortissimo. Ero particolarmente disturbato – racconta Della Valle – dal fatto che qualcuno pensasse che un Paese libero come il nostro, libero nel profondo senso della parola, potesse essere condizionato da un sistema di vecchi riferimenti personali e politici nel senso di dire 'si fa così e basta'. Quello che pensavo e che penso è che Moretti comandava chi gestiva la rete ferroviaria".

L’imprenditore marchigiano chiarisce quello che, già durante l’interrogatorio del 2013, aveva definito “metodo Moretti”. “Il metodo Moretti vuol dire avere una conoscenza della macchina dello Stato molto forte, relazioni molto forti con la politica, con i mezzi di comunicazione. Moretti è uno sveglio, sa come si fa. Questo apparato lo gestiva molto bene, con precisione, quando serviva con determinazione. E' un format il metodo Moretti. Certo, confermo quello che ho detto nell'interrogatorio: si contrappone a chiunque si ponga sulla sua strada. Perché la politica è succube di questo signore è una domanda che mi faccio ancora oggi".

"Il 'Metodo Moretti' é quello di chi ha le idee chiare, di chi ha risanato Ferrovie con una visione societaria e industriale chiara", ha replicato in serata all'agenzia Ansa l'avvocato Armando D'Apote, difensore di Mauro Moretti. "I testimoni hanno detto che in Fs non si muoveva foglia che Moretti non volesse, ma anche in Tod's non si muove foglia che Della Valle non voglia - ha ribattuto l'avvocato - In Ferrari forse l'incombenza di Montezemolo era più debole, ma adesso non si muove foglia che Marchionne non voglia".

Secondo l'avvocato di Moretti era "sacrosanta e fisiologica la preoccupazione di Fs" per l'arrivo di Ntv, "non solo per l' ingresso di un gestore francese", socio di Italo, "ma anche nell'interesse del Paese. Ricordo che in Inghilterra la liberalizzazione ferroviaria ha creato disastri". Per D'Apote, la preoccupazione di Fs era legata anche "alla sicurezza del trasporto passeggeri gestita da una società che non aveva l'esperienza di Fs, che garantisce sicurezza sia alle merci sia alle persone". "Quella di oggi - ha concluso - é stata un'udienza irrilevante per gli argomenti del processo". Fuori dall' aula, l' avvocato si é intrattenuto con una familiare delle vittime, che gli ricordava "i morti e i feriti causati dalla strage". Il legale ha esposto le posizioni di Fs e al momento del congedo le ha detto: "Sono disponibile al confronto, quando volete, é un vostro diritto".