L'imprenditore testimonia nel processo sul disastro ferroviario costato la vita a 32 persone e in cui si cerca di chiarire anche il ruolo dell'ex ad delle Fs. "Interventi totalmente non pertinenti” secondo l'avvocato di Moretti

Cosa c'entrano Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle con la strage di Viareggio? I due testimonieranno domattina nel processo per il disastro ferroviario che uccise 32 persone. E che vede imputato, tra gli altri, il loro (ex) nemico numero uno: Mauro Moretti, all'epoca dei fatti amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, oggi a capo di Finmeccanica.

Sono chiamati a esprimersi sul ruolo che Moretti ricopriva all'interno del concorrente statale, loro che nel 2008 hanno rotto il monopolio del trasporto ferroviario lanciando Italo con la società Ntv (Nuovo Trasporto Viaggiatori), fondata insieme a Gianni Punzo e Giuseppe Sciarrone, anche quest'ultimo atteso al banco dei testimoni. E potrebbero aggravare non di poco la posizione di Moretti accusato, insieme ad altre 32 persone, di disastro ferroviario, omicidio e incendio colposi.

Quelle di Montezemolo e Della Valle sono testimonianze “totalmente non pertinenti”, secondo l'avvocato Armando D'Apote, difensore dell'ex a.d. di Ferrovie che, secondo il legale, non ha responsabilità nella tragedia del 29 giugno: non si sarebbe mai occupato di treni e rotaie perché Fs non ha ruoli operativi, al contrario di Trenitalia e Rfi, società della stessa holding.

Ma la pubblica accusa ha raccolto una versione totalmente diversa, grazie proprio a Montezemolo e Della Valle. “Abbiamo scoperto che Moretti si occupa quotidianamente di rotaie e di treni e che in Ferrovie ha un ruolo uno e trino” svelò all'indomani dell'interrogatorio del 2013, oggi depositato agli atti, il pm Salvatore Giannino che insieme a Giuseppe Amodeo sostiene l'accusa. Secondo cui l'ad di Ferrovie avrebbe avuto il potere di intervenire per migliorare la sicurezza, ma non l'ha fatto.

Della Valle: “Moretti, pronto a qualsiasi cosa con chi si mette davanti a lui”
E' una sera di novembre 2013 quando, negli uffici della polizia giudiziaria del compartimento Polfer di Milano, l'imprenditore marchigiano e patron di Tod's descrive agli inquirenti, guidati dall'ispettore superiore della Polizia di Stato Angelo Laurino, l'idea che ha dell'ingegnere, che all'indomani del disastro di Viareggio ha ricevuto il cavalierato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Per Della Valle, Mauro Moretti è un uomo “competitivo” e “arrogante”, “pronto a qualunque tipo di combattimento con chiunque si fosse trovato davanti alla sua strada”. Un uomo il cui potere si allungherebbe fino al mondo politico e della finanza, in ambienti “abituati a interloquire tra di loro e ad auto proteggersi”. Negli atti depositati si legge ancora: “Moretti gestiva le Ferrovie dello Stato ritenendole come se fossero una sua cosa personale e non un bene appartenente al Paese”.

Della Valle parla di un “metodo Moretti” e lo definisce così: “E' quello di intimorire chiunque lo attacchi e di alzare il polverone necessario per costringere gli individui che si contrappongono a lui di fermarsi. Per quanto mi riguarda è tutta aria fritta e sono cose che non mi preoccupano minimamente, anche se ritengo che molto spesso possono, atteggiamenti così violenti, aver intimorito molti suoi interlocutori”.

Della Valle non è nuovo ad attacchi contro Moretti. Nel marzo 2014, si tuffò nella polemica tra Renzi e l'ingegnere, che minacciava di lasciare il Paese se gli fosse stato tagliato lo stipendio da super manager. Il patron della Fiorentina dichiarò: “Se vogliamo davvero cambiare l'Italia, gente come Moretti deve essere mandata a casa subito e con determinazione”.