I ministri Lorenzin e Pinotti hanno firmato il protocollo che dà il via libera alla coltivazione e lavorazione delle piante nello stabilimento chmico militare a scopo terapeutico. Costi ridotti e tempi più rapidi per i malati. E il governatore dà il via libera

Aggiornamento del 2 febbraio 2015
"Da aprile il farmaco potrà essere prescritto anche dal medico di famiglia. E sarà 'made in Tuscany': entro l'anno lo produrremo a Firenze, all'Istituto farmaceutico militare. Smetteremo così di importarlo dall'Olanda". Lo annuncia il presidente della Toscana, Enrico Rossi, in un post sul suo profilo Facebook. «Producendo il farmaco 'in casa' risparmieremo e daremo lavoro per la coltivazione e la produzione. La Toscana: una regione all'avanguardia», aggiunge il governatore Rossi.


Una piantagione di marijuana sorvegliata con le armi. Non è la Colombia dei paramilitari, e neppure Lazarat, il villaggio albanese strappato al narcotraffico con un mega blitz dell'esercito lo scorso agosto. Siamo a 15 minuti d'auto da piazza della Signoria e la cittadella fortificata è quella dello stabilimento chimico militare di Firenze. E' qui che l'Italia produrrà la cannabis terapeutica di Stato.

Le  ministre della Salute, Beatrice Lorenzin, e della Difesa, Roberta Pinotti, hanno siglato il protocollo che dà il via alla coltivazione e lavorazione delle piante. Una decisione che metterà fine alle costose importazioni di Bedrocan dall'Olanda, per le quali oggi i malati italiani devono attendere persino mesi, nonostante la cura tramite cannabinoidi sia garantita per legge dal 2007 per una serie di malattie.

A lanciare l'idea di produrre i farmaci all'istituto fiorentino era stato l'Espresso con un appello di Enzo Brogi, il consigliere regionale del Pd che è anche promotore della legge toscana che mette i cannabinoidi a carico del sistema sanitario regionale. Il provvedimento ha fatto da apripista ad altre Regioni.



Non senza commozione Brogi dedica questa vittoria all'amica e collega di partito Alessia Ballini, scomparsa a soli 41 anni nel 2011. “Era malata di un tumore e mi confidò di essersi rivolta al mercato nero di Firenze per ottenere un po' di cannabis e alleviare il dolore della chemio. I tempi di attesa per ottenerla in modo ufficiale erano troppo lunghi, forse sarebbe morta prima” ricorda il consigliere toscano.

E continua: “Il protocollo firmato oggi è proprio quello che auspicavo: una filiera corta e pubblica. Ci tengo che sia una produzione pubblica, così i prezzi saranno sicuramente calmierati.  Diverso se lo facesse una multinazionale, che nel prezzo ci metterebbe informatori sanitari, gadget e convegni scientifici a Taormina. E' anche per questo che i farmaci a volte costano così tanto” commenta Brogi all'Espresso. E in nome della filiera corta, la cannabis terapeutica potrebbe essere coltivata anche fuori da Firenze. “La produzione delle piante potrebbe essere decentrata, perché no? Penso anche allo stabilimento di Rovigo Cra Cin. La lavorazione però deve essere affidata solo allo stabilimento chimico militare, una struttura di eccellenza”.

La conferma arriva anche dall'Agenzia Industrie Difesa, che all'Espresso  fa sapere: “La produzione di farmaci potrebbe avvenire anche utilizzando materie prime di provenienza esterna. Ad ogni modo la coltivazione della cannabis per uso medicinale, con specifiche e costanti proprietà vegetali, deve avvenire in locali chiusi e con parametri climatici costanti, infatti lo stabilimento di Firenze ha le capacità logistiche per la coltivazione della pianta in condizioni termoigrometriche, di illuminazione e di concimazione costante. La coltivazione avverrebbe all'interno dello stabilimento militare in aree sottoposte a sorveglianza. Firenze ha le capacità tecniche e logistiche sia per la produzione ed essiccazione della cannabis che per il successivo confezionamento di medicinali”.

Quanto al prezzo, sarà sicuramente inferiore a quello attuale. “Uno studio interno prevede, a fronte di una spesa attuale di circa 15,6 euro al grammo, un sensibile risparmio. Ma non si tratta unicamente di un risparmio economico, la produzione nazionale della cannabis e dei prodotti farmaceutici da essa derivati rendono il farmaco prontamente disponibile ai pazienti che ne abbisognano andando a ridurre gli attuali tempi di attesa che possono essere di anche sei mesi” dicono. E chissà che l'Italia non diventi una nuova Olanda, esportatrice di medicinali a base di marijuana.

Ad ogni modo, i malati italiani dovranno aspettare ancora parecchi mesi prima di poter avere il farmaco nazionale. Per l'esattezza, dodici per le autorizzazioni e diciotto per la produzione, come spiega all'Espresso la Difesa: “Un iter autorizzativo stimato in 12 mesi ai sensi delle norme di legge comunitarie e nazionali. Diciotto sono i mesi che intercorrerebbero tra la firma della convenzione e la distribuzione del prodotto”.