Una selva di sigle nelle quali è perfino difficile orientarsi. Tanti doppioni e pochi iscritti, ma ai cittadini costano oltre 3 milioni di euro. Grazie alle sovvenzioni di tre ministeri: Difesa, Interno, Economia

Anvrg, Aicvas, Anvcg, Aned, Anppia. Probabilmente pochi, leggendo queste sigle, capiranno immediatamente di cosa stiamo parlando. E probabilmente ancora meno crederanno che, ad esempio, il primo acronimo stia per “Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini”, che non sono le camicie rosse ma i reduci della divisione italiana che combatté dal '43 al '45 con i partigiani in Jugoslavia.

Queste sigle fanno parte delle tante associazioni combattentistiche che godono di finanziamenti pubblici annuali disposti dai ministeri della Difesa, dell’Interno e dell’Economia. Di loro parla anche la legge di stabilità appena approvata: “Per il sostegno delle attività di promozione sociale e di tutela degli associati svolte dalle Associazioni combattentistiche – si legge nel testo - è autorizzata la spesa di euro 1.000.000 annui per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016”. E stiamo parlando solo di quelle sottoposte alla vigilanza della Difesa. Al milione di euro previsto da questo ministero, infatti, si aggiungono altri due milioni disposti dal Viminale di concerto con il ministero dell’Economia. Totale: tre milioni di euro circa per mantenere e sostenere associazioni combattentistiche e d’arma per le quali, in molti casi, è lecito avere più di un dubbio sulla loro reale utilità, soprattutto se comportano spese pubbliche.

Alcune associazioni sono impegnate sul territorio, come gli Alpini (a cui, peraltro, andranno soltanto 15 mila euro) o l’Associazione Nazionale Carabinieri (altri 15 mila), ma la maggior parte ha finalità meno concrete. Accanto ai garibaldini (premiati con un contributo da 10.800 euro) troviamo l’Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna (10.700 euro) con sede a Milano. Ne fanno parte, secondo quanto recita lo statuto, “i superstiti ex volontari che hanno partecipato alla guerra di Spagna nelle formazioni antifranchiste ed i loro familiari e discendenti, aperta anche a coloro che intendano perpetuare quei principi, valori ed impegni di lotta, per la libertà ed il riscatto sociale di tutta l'umanità civile e progressiva”. Un impegno alto, non c’è che dire. Così com’è alto quello dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati (8.700 euro), che mira al “ricordo dei caduti” e a “sviluppare i vincoli di amicizia fra ex Combattenti”.

I doppioni

Nella maggior parte dei casi non si tratta di cifre astronomiche. Eppure, sommando tutti i contributi diretti alle varie associazioni, l'esborso da parte dello Stato non è trascurabile. E' sufficiente consultare i due atti di governo sottoposti a parere parlamentare per capire per quante e quali associazioni siano previsti i finanziamenti. Per quanto riguarda l’atto del Viminale, presentato lo scorso dicembre, si prevede un contributo di 1,892 milioni di euro per tre sole associazioni: l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra a cui andrà la fetta più grossa (quasi un milione e mezzo), seguita da altre due per le quali, almeno stando ai nomi, è difficile dire in cosa divergano: ANPPIA, Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (227 mila euro), e l’ANED, Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti (189 mila euro).

Il rischio è di avere decine e decine di associazioni tra le quali è assai difficile cogliere distinzioni tra ambiti e finalità. Così, accanto all’ANED, troviamo l’Associazione Nazionale Ex Internati, finanziata dal ministero della Difesa con 15.800 euro, l’ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento e dalla Guerra di Liberazione), alla quale andranno quasi 70 mila euro, e l’Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione (il cui acronimo è un programma: ANCFARGL), destinataria di altri 39.900 euro, che è tutt’altra cosa rispetto alla più generale Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (67 mila euro). Poi c'è il caso della pur importante ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), alla quale andranno 65.300 euro dal ministero della Difesa, a fianco però della Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane (10.800 euro).

Le cose non cambiano se ci spostiamo alle Associazioni d’Arma. Del milione disposto dal ministero della Difesa, infatti, circa 240 mila euro andranno a queste ultime. E anche qui ce n’è per tutti i gusti: dall’Associazione Granatieri di Sardegna a quella dei carristi d’Italia; dall’Associazione genieri e trasmettitori d’Italia fino all’Associazione lagunari truppe anfibie. Non mancano i doppioni: accanto ai “marinai d’Italia” abbiamo gli “ufficiali di Marina provenienti dal servizio effettivo”, oltre alla Lega Navale Italiana. Stesso discorso anche per i sottufficiali, che potranno decidere se iscriversi all’Associazione Nazionale Sottufficiali o all’Unione Nazionale Sottufficiali.

Tante sigle, pochi iscritti

Eppure non stiamo parlando di associazioni non organizzate. Tutte vantano di organi direttivi con tanto di presidente, vicepresidente, consiglieri e revisori dei conti. In molti casi troviamo anche sedi sparse sul territorio. Prendiamo i garibaldini: accanto al direttivo nazionale (guidato, peraltro, dalla discendente diretta di Giuseppe) si contano ben 29 sezioni in tutta Italia. Gli iscritti, però, sono risicati: “Siamo circa duemila in tutta Italia”, dice all'Espresso Sandrino Luigi Marra, uno dei consiglieri nazionali. Che però tiene a precisare: “Deve considerare che gli ex combattenti della Divisione Garibaldi sono una decina attualmente. Il più giovane dovrebbe avere più di 90 anni”.

Una situazione non del tutto diversa da quella dell’ANED. Il vicepresidente, Dario Venegoni, dice che anche loro sono circa duemila, anche se si mira ad incrementare il numero dei soci dato che nell’ultimo congresso è stato cambiato lo statuto, consentendo l’iscrizione anche a chi non è un ex deportato o un familiare di caduti nei campi di concentramento. A una condizione: “Il socio deve impegnarsi a studiare, a conoscere approfonditamente la storia del fascismo e della deportazione e a mettersi nelle condizioni di insegnarla. Non siamo come l’ANPI dove tu vai lì, dici che sei antifascista e ti danno la tessera. Noi volutamente vogliamo restare un’associazione piccola". E da 189 mila euro di sussidio pubblico.

I giornali

Nonostante il risicato numero di iscritti, non si può dire che l’ANED non sia attiva con convegni e seminari (l’associazione ha anche un centro di documentazione attivo nella ricerca). Uno degli eventi che richiama più attenzione e impegno, assicura Venegoni, è il giorno della memoria: “Una supplenza alle carenze della legge istitutiva che ordina ai comuni e alle scuole di organizzare eventi, ma poi non dà un soldo né dice come fare”. Per altre associazioni, almeno dai siti, sembra che il tempo si sia fermato da anni. L’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, per dirne una, non organizza convegni dal 2006, anno dell’ultima pubblicazione, mentre i corsi di aggiornamento si sono fermati nel 2007.

Ma è soprattutto con l’attività editoriale che le associazioni sono presenti e dicono la loro. Il numero di periodici pubblicati è incredibile. Ogni associazione ha il suo organo di stampa. I granatieri di Sardegna pubblicano, nomen omen, “Il Granatiere”; i garibaldini “Camicia Rossa”; l’associazione degli ex Deportati Politici “Triangolo Rosso”. E, ancora, “L’Antifascista”, redatto dall’ANPPIA; “Pace e Solidarietà”, trimestrale dell’Associazione Vittime Civili di Guerra; “Le Porte della Memoria” dell’ANRP; “Il Presente”, organo ufficiale di stampa dell’ANFCDG, l’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra che, per il 2014, beneficeranno di oltre 135 mila euro.

“C’è anche una confederazione che riunisce tutte le associazioni – dice Enzo Orlanducci, presidente dell’ANRP (7739 soci, di cui 4180 veterani e 3559 familiari) - ma in realtà è un’armata Brancaleone. Dovremmo essere più uniti cercando semmai di fare un unico giornale. Tutti vogliono avere la loro specificità. Ma, d’altronde, siamo in Italia. Casomai domani mattina nasce una scissione all’interno della nostra stessa associazione e ci ritroviamo due associazioni invece che una”.