Dall'inizio dell'anno la camorra in provincia di Napoli ha fatto 51 vittime. Ma negli ultimi mesi il governo ha potenziato le forze dell'ordine sul territorio, per 'chiudere' le piazze storiche della droga e dare la caccia ai latitanti. Ecco il racconto della nuova offensiva contro la camorra

Un centimetro alla volta. Dall'inizio dell'anno la camorra, nella provincia di Napoli, ha ucciso 51 persone. Tra le ultime vittime di questa nuova faida anche un innocente (Pasquale Romano), la cui unica colpa era quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e di possedere un'automobile simile a quella di un affiliato a uno dei clan in guerra. Nel'area nord della città di Napoli a contendersi il territorio tra Scampia e Secondigliano sono, da un lato, gli Abete – Aprea – Notturno - Abbinante e dall'altro i cosiddetti Girati della Vannella Grassi ossia i Mennetta – Magneti – Guarino - Leonardi.

Chi vive in quel l'area non parla con la stampa, perché anche una sola parola pronunciata davanti alle telecamere può costare la vita. Chi, a telecamere spente, ha il coraggio di parlare racconta che: "quelli che comandano adesso tra Scampia e Secondigliano non hanno più di 20 anni, sono spietati e non ragionano. Se sbagli non ti offrono una seconda possibilità, parlare del Sistema con uno che non ne fa parte significa morire. È così che funziona, questi non ci pensano due volte, sono bestie feroci, non temono lo Stato, non hanno regole e non hanno paura di nessuno. Dopo le 8 di sera scatta il coprifuoco, quei pochi negozi che ci sono chiudono e la gente si barrica nelle proprie case. Lei lo sa che qui la media è di un morto ammazzato a settimana, lei lascerebbe i suoi figli fuori casa in questa situazione?".

Meno di un mese fa, il 22 ottobre, in pieno giorno a Largo Marcello di Secondigliano a 50 metri da una caserma dei carabinieri, Salvatore Barbato (27 anni) è stato ucciso nella sua auto. Solo qualche ora prima Mario Perrotta, anche lui 27 anni, era stato freddato all'interno del suo garage, anche lui all'età di 27 anni. Due omicidi in meno di dieci ore l'uno dall'altro e il tutto a meno di una settimana dalla stipula del "Patto Napoli Sicura" firmato, tra i tanti, dal sindaco De Magistris alla presenza dei ministri Cancellieri e Severino.

Di fronte a questa situazione, forse spinto anche dalla risonanza mediatica che ha avuto l'omicidio di un ragazzo innocente, lo Stato ha deciso di intervenire. Lo spiegamento di forze è imponente, mezzi e uomini arrivano da tutta Italia: più di 400 agenti, tra polizia e carabinieri, in aggiunta a quelli già presenti sul territorio, nel tentativo di arginare la mattanza e fermare lo spaccio di sostanze stupefacenti in quell'area.

Il Questore di Napoli Luigi Merolla, intervistato da l'Espresso nel nostro video si dice soddisfatto dei risultati che i suoi uomini, comandati dal commissario Michele Spina, stanno ottenendo. Le azioni sul territorio di Polizia e Carabinieri, alle quali l'Espresso ha partecipato, vengono definite operazioni ad "Alto Impatto". Durante queste operazioni i militari dopo aver circondato interi edifici procedono ad arrestare latitanti e spacciatori e nella maggior parte dei casi sequestrano, con l'aiuto di unità cinofile, notevoli quantitativi di armi e droga.

In questi interventi vengono anche rimossi barriere, cancelli e muri innalzati abusivamente a tutela di vedette e spacciatori. "Le nostre non sono solo azioni di repressione", continua Spina "ma anche e soprattutto di liberazione". In effetti, ci spiega il Questore di Napoli, la Camorra gestiva le piazze di spaccio, disseminate tra Scampia e Secondigliano, in modo militare, blindando dall'interno gli edifici preposti allo smercio di stupefacenti e limitando notevolmente la libertà personale dei residenti, che si vedevano costretti ad essere identificati dalle sentinelle dei clan ogni qual volta decidessero di entrare o uscire di casa.

Se i risultati, come dichiara il vice Prefetto Vicario Vincenzo de Vivo, si vedranno nel tempo, quello che invece salta subito agli occhi a chi vive sul terriotorio è che, nel giro di pochi mesi, lo Stato è riuscito a presidiare una delle più grandi piazze di spaccio d'Europa. Se questo è vero ed è tangibile, è anche vero che, per decorrenza dei termini di custodia cautelare, in questi giorni stanno lasciando il carcere Pietro Licciardi, Paolo Abbatiello, Giuseppe Barbato, Giovanni Esposito, Gianfranco Leva e Gaetano Scancariello, tutti presunti affiliati del clan Licciardi che, dopo 4 anni di carcere duro, faranno rientro in quella stessa periferia a Nord di Napoli dove si sta combattendo una vera e propria guerra.

Il Ministro Guardasigilli Paola Severino, a seguito della predetta scarcerazione, si è affrettata a chiedere una relazione al Procuratore Generale Vittorio Martusciello e al Presidente di Corte d'Appello Antonio Buonajuto. E mentre tra Scampia e Secondigliano gli uomini dello Stato continuano a fare il possibile per contrastare la camorra e per consegnare alla giustizia pericolosi criminali, la stessa giustizia si concede il lusso di far decorrere i termini di custodia cautelare.