Da Koons a Cattelan, il mondo dell'arte contemporanea ha i suoi 'profili' online. Talvolta bizzarri e divertenti, talvolta banali. A Detroit, il Museum of New Art li ha saccheggiati. Per creare un'esposizione permanente, fatta di contatti e amicizie

Takashi Murakami sembra finito lì per caso, eppure lo sfondo è quello dei suoi fiori sorridenti. La smorfia di Maurizio Cattelan è simile a quella di un ragazzino in gita scolastica, mentre Matthew Barney si cela dietro un'immagine del suo 'Cremaster3'. Fiorella Mancini ha scelto invece la ragazza barbuta, rispolverata dai suoi archivi degli anni Ottanta. E c'è anche Achille Bonito Oliva, in giacca e cravatta come sempre.

Si potrebbe andare avanti a oltranza, spulciare uno a uno i loro 'profili' ed entrare nei meandri dei loro album e dei loro status. L'hanno capito anche artisti, critici e galleristi: di Facebook non si può più fare a meno. Anche i più timidi, e persino i più scettici, ormai ci sono dentro.

Il Museum of New Art di Detroit ne ha scovati migliaia e ne ha scelti 620 per il suo 'Facebook Show': un patchwork di profili bizzari, curiosi o persino banali, di artisti e personaggi conosciuti nel mondo dell'arte. 'Cuciti' insieme in un grande display luminoso del museo come a formare una nuova isola, tutta per loro, fatta di contatti e amicizie.

I diretti interessati sono stati avvertiti dell'inagurazione della mostra via Facebook o via e-mail. "L'esposizione sarà permanente- spiega il direttore del Museum of New Art, Jef Bourgeau - Ogni tre mesi aggiungeremo nuovi profili, ne scegliamo continuamente". Ovvio, perché 620 profili in un oceano di 500 milioni di utenti, questo il numero dei "facebookiani", non sono che una piccola goccia.

Gli artisti più conosciuti del social network, oltre ad avere un profilo personale, hanno anche pagine virtuali create dai loro fans nelle quali, ogni giorno, entrano nuovi amici. E molti non nascondono di avere aggiunto l'aggiornamento del loro profilo Facebook fra le mansioni dei propri assistenti personali.

D'altronde il lavoro da fare non manca: ci sono tante amicizie da approvare e nuovi album da pubblicare, oltre agli annunci di mostre e appuntamenti. Se gli artisti lavorano con le emozioni, "bisognerebbe riflettere sullo spazio emozionale che crea la nostra società digitale", scrive la critica Ulli Knall. Potrebbe essere il tema per il prossimo Facebook Show.