La ministra del Turismo in aula al Senato per l'informativa sulle sue società Visibilia e Ki Group dopo le inchieste di Report. Pd e 5 Stelle ne chiedono le dimissioni

«Se avessi ricevuto un mai arrivato avviso di garanzia ve lo avrei detto, perché per me non sarebbe cambiato nulla, non sarebbero cambiate la mia fiducia nella magistratura, né tanto meno le mie convinzioni sulla mia vicenda, che - piaccia o non piaccia - non è tale da poter accontentare chi chiede quotidianamente le mie dimissioni». Così la ministra del Turismo, Daniela Santanché, chiude durante l'informativa in aula al Senato alla possibilità di un passo indietro. 

 

A Palazzo Madama per fornire chiarimenti rispetto alle accuse emerse dall’inchiesta di Report sulle società a lei legate, Ki Group e Visibilia la ministra del Turismo divide il suo intervento in due parti: l’informativa diventa prima un attacco diretto ai giornalisti del quotidiano Domani: «Ma è normale che un ministro della Repubblica, mentre sta per rivolgersi ai senatori, legga che secondo un giornale sarebbe indagato? Vi chiedo: è un Paese normale quello in cui un giornalista può scrivere che conosce cose a suo dire segretate dalla magistratura e ignote all'interessato e ai suoi avvocati che lo escludono? È normale? Certo, forse il giornale stamattina avrà - mi auguro - venduto qualche copia in più, forse chi temeva il mio chiarimento in aula si potrà pure rallegrare di questa manovra e di queste notizie. Ma voi lascerete che tutto questo accada impunemente? O ci scandalizzeremo per come mi vesto, per dove abito, per le mie case, per come conduco le mie aziende, per i nomignoli che negli anni mi sono stati appioppati o per le mie amicizie? O chiuderemo tutti e due gli occhi su questa sporca pratica?». 

 

Poi la ministra passa alla difesa dopo giorni di silenzi: «Affermo, innanzitutto, sul mio onore che non sono stata raggiunta da alcun avviso di garanzia. Voglio chiarire di non essere qui per rispondere a trasmissioni televisive o articoli scandalistici, ma per bloccare la strumentalizzazione politica che da settimane si sta facendo contro di me attraverso mistificazione della realtà. Sono qui principalmente perché voglio difendere il mio onore e, se mi consentite, anche quello di mio figlio». E aggiunge: «Ho fatto ricorso agli strumenti messi a disposizione di tutte le imprese dalle leggi ancora vigenti. Il mio progetto di ristrutturazione è molto più virtuoso di quello di altre aziende nelle stesse condizioni. Essere un imprenditore e anche un politico non significa che sia proibito fare ricorso alle leggi vigenti, non ho avuto favoritismi ma nemmeno ci deve essere un'indebita penalizzazione ad personam». 

 

«Dentro Visibilia spa c'era una dipendente part time. Sono stata accusata di aver usato le prestazioni della dipendente che invece era in cassa integrazione a zero ore. Di fronte alla contestazione tardiva della dipendente pur ritenendo le sue informazioni infondate ed essendo certa che lei non ha mai messo piede in Visibilia, la società ha sanato la situazione considerandola in servizio senza che fosse pervenuta alcuna richiesta dagli enti preposti e prima della vicenda mediatica. Nessun altro dipendente ha sollevato questioni sulla cassa integrazione. La trasmissione televisiva (Report ndr) pensava di avere una non notizia bomba invece era una non notizia».

 

Tra gli interventi quello del senatore del Pd Antonio Misiani

«Per noi vale il principio di presunzione di innocenza ma dobbiamo discutere di opportunità politica e di credibilità delle istituzioni. Le risposte chiare non le abbiamo avute dalla ministra e le chiederemo ai ministri competenti, Calderone, Urso e Giorgetti». Misiani sottolineando che le dimissioni «sarebbero un gesto importante» come disse Giorgia Meloni nei confronti della ministra Josefa Idem. «La destra ha avuto una conversione sulla via di Damasco sul garantismo», ha aggiunto. «Ci sono una galleria di ombre e di brutture non chiarite dalla ministra» e offensiva «per gli imprenditori che si fanno il mazzo per pagare i loro dipendenti e i fornitori», ha rilanciato. «Non può rimanere al suo posto la ministra Santanchè, le chiediamo di essere coerente con se stessa e con le parole pronunciate negli anni: rassegni le dimissioni per il bene del governo e del Paese» ha concluso.

 

Mentre il capogruppo del Movimento cinque stelle al Senato Stefano Patuanelli ha annunciato: «Abbiamo da pochi minuti presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti». In Aula scatta il coro del gruppo pentastellato 'Dimissioni, dimissioni'. «I reati si discuteranno nelle sedi opportune, qui si valuta la disciplina e l'onore con cui si esercitano gli incarichi pubblici. Ricordo quando in numerose tramissioni lei attaccava quelli che chiamava i furbetti del reddito di cittadinanza. Una volta si è scagliata contro un padre di famiglia, un ex imprenditore percettore del reddito, dicendo che si doveva vergognare davanti ai suoi figli. Non credo che sia lui a doversi vergognare, dovrebbe vergognarsi lei per quelle parole», continua Patunelli: «Oggi ci sono qui i suoi ex dipendenti ad assistere ai lavori, è in grado di guardarli negli occhi? è questo il modello di impresa che portiamo in giro per il mondo? Riteniamo che sia un danno per i tanti imprenditori responsabili».

 

Ma la risposta era già chiara nella conclusione della ministra Santanché: «Mi fa sorridere che le critiche più feroci vengono da molti che in privato hanno tutto un altro atteggiamento nei miei confronti. A volte fa anche piacere prenotare nei locali di intrattenimento che io ho fondato. Ma io sono felice di farlo. E mi fermo qui per carità di patria...».