È diventata un simbolo denunciando il disagio dei ragazzi all’università di Padova. Ora la giovane leader partecipa alla protesta delle tende: «Dobbiamo rompere lo status quo. Non ci accolleremo sempre tutto»

La sua comparsa sulla scena è di quelle che, semplici e radicali, fanno risaltare tutto ciò che dalla scena mancava: giovani, formazione politica, lotte e contestazioni. Il suo discorso di metà febbraio per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Padova – dove denunciava il disagio degli studenti, contestando il primato del merito sui diritti – è tra i pochi interventi politici da segnarsi in quest’anno. La politica fuori dai Palazzi, s’intende.

Nel 2022, per gli 800 anni dell’ateneo, davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella, aveva fatto un discorso altrettanto duro contro la bocciatura del ddl Zan. Adesso Emma Ruzzon, 22 anni, rieletta presidente del Consiglio delle studentesse e degli studenti dell’Università di Padova, senatrice accademica con l’Udu, vicina alla laurea in Lettere, si è accampata anche lei con le tende davanti all’ateneo della sua città per protestare contro il caro affitti. Come accade in mezza Italia, da Venezia a Cagliari, da Trento a Palermo e a Bari, passando per Roma e Milano.

Allora proviamo a chiederle: di fronte a che cosa siamo? Una «possibile nuova Pantera», come ha scritto “Famiglia cristiana” dopo che pure i vescovi hanno benedetto la protesta?

«Me lo auguro, lo vedremo. La protesta delle tende riguarda per ora un tema circoscritto, bisognerà capire se saremo capaci di allargarla. Di certo, quella che ha cominciato a Milano Ilaria Lamera è una mobilitazione che non si vedeva da un po’».

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Che cosa c’è di nuovo?
«C’è molta più voglia di riscatto, di mettere in discussione lo status quo. In questi giorni ho sentito ripetere che gli affitti, il pendolarismo sono problemi che ci sono sempre stati: e quindi? Molti studenti sono stanchi di dover subire una realtà immobile, di doversi per forza adattare. Anche perché una volta la prospettiva era più rosea: qui invece il destino è accollarci sempre tutto, anche dopo, da lavoratori. Tanto vale allora iniziare subito a lottare».

Contro chi è la protesta delle tende?
«Contro il governo, sapendo che non è tutta colpa di questo governo: sono anni che assistiamo al de-finanziamento dell’università, come se non si rendessero conto che non investire nella formazione è un problema di tutti. Per quel che riguarda me, che studio a Padova, l’accusa è anche alla Regione. È dal settembre 2021 che ci accampiamo con le tende per denunciare l’emergenza abitativa. Quindi grazie a Luca Zaia, ma della solidarietà ce ne facciamo poco: la realtà è che la Regione ha fatto solo passi indietro sul diritto allo studio».

Si aspettava qualcosa di diverso?
«Mi aspettavo più critiche, invece abbiamo ricevuto molto sostegno: abbiamo bucato la nostra bolla. Dalle tende passano tanti lavoratori, a dimostrazione che è necessario intrecciare i discorsi. I più ci dicono: è una battaglia che fate anche per noi, dovremmo farla con voi. L’affitto non è un problema solo nostro, tocca le fasce più deboli, i meno garantiti».

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Gli studenti hanno anche contestato: a Milano, Maurizio Landini; a Roma, Elly Schlein. Sono arrabbiati con la sinistra?
«Il fronte studentesco è vario, anche nei metodi: c’è chi accoglie e chi contesta. Il mio parere è che va bene essere arrabbiati, ma preferisco che sia un ponte per un dialogo pur aspro. Contestare e basta rischia di sembrare voglia di protagonismo. È inutile: perché, poi, con chi parli?».

A marzo lei ha aperto il congresso della Cgil, insieme con Ornela Casassa. Era mai stata a un congresso di partito?
«Mai. È vero che in questi anni il sindacato si è occupato pochissimo dei giovani, ma trovo che Landini stia manifestando un interesse reale. E penso che non si debbano scindere le lotte di studenti e lavoratori: è inutile, perché il sistema di oppressione è lo stesso. Abbiamo bisogno di riunire le battaglie. Ascoltare e farci ascoltare».

Siamo in una fase in cui si parla di vuoto di rappresentanza, vuoto di democrazia o di ascolto: lo sente mai questo vuoto?
«Sento un incredibile vuoto di temi reali. Non è un caso che tanti non vadano a votare. Non si sa di chi fidarsi e manca anche la sostanza, gli argomenti. A me sembra assurdo che il tema dell’abitare venga discusso con questa veemenza solo quando si accampano gli studenti: è la casa, riguarda tutti. Come il precariato, il divario tra ricchi e poveri, il welfare, la sanità. Non voglio essere generalista, fare critiche a strascico, non penso che la politica di FdI sia come quella del Pd, penso che le politiche del nostro attuale governo siano estremamente gravi e che sia sbagliato passino in sordina, dal decreto Cutro a quello che sta accadendo in Rai. Ma la percezione di base è che, quando si affronta qualcosa, ci si concentri più sullo scaricabarile reciproco che sul dare le risposte».

Quando ha iniziato a fare politica?
«Nel mio liceo, ho frequentato il Cattaneo a Monselice, di politica e attualità non si parlava. Giusto un po’ in famiglia. Sono arrivata all’università con una grande fame di spazi in cui parlare: tramite i social ho saputo della prima riunione dell’anno dell’Unione degli studenti universitari e così ho cominciato. Ma ci ho messo due anni ad avere solo il coraggio di prendere la parola. Nel parlare in pubblico aiuta aver fatto teatro alle superiori, ma continuo ad avere tantissima ansia ogni volta».

Con il discorso all’università ha smosso il dibattito sul merito. Studia da leader?
«L’obiettivo non era, e non è, far spiccare me, ma veicolare un messaggio. Mediaticamente purtroppo servono simboli, però è bene ricordare che non c’è una persona che cade dal cielo con l’intuizione divina: il discorso viene scritto da una collettività, dopo che di un tema si è discusso per mesi».

Le piacerebbe entrare in politica?
«In realtà no. La politica è un mondo affascinante e complesso, che però non sento mio. In questo momento mi piacerebbe più focalizzarmi su ciò che studio. Sono vicina alla laurea, la tesi sarà su Brecht e la figura del conformista. Mi manca un solo esame».