L’arcivescovo Paul Gallagher ha consegnato all’ambasciata italiana una lettera con le preoccupazioni della Segreteria di Stato sulla legge contro l’omotransfobia. È la prima volta che il Vaticano interviene in maniera ufficiale per cercare di impedire l’approvazione di una legge italiana

Le truppe pontificie sono scese in campo contro il Ddl Zan. E no, non sono le guardie svizzere ad essersi mosse, ma i diplomatici della Santa Sede. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, monsignor Paul Richard Gallagher, la cui carica formale è segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato (una sorta di ministro degli Esteri), il 17 giugno scorso avrebbe consegnato, tramite l’ambasciata italiana presso la Santa Sede, una nota verbale al governo di Roma.

 

Nella lettera dell’arcivescovo inglese si sottolinea la preoccupazione del Vaticano per «alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato che riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dell’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato». La legge nel mirino è quella presentata da Alessandro Zan contro l’omotransfobia, che dalle parti di San Pietro ritengono possa violare quei Patti Lateranensi firmati nel 1929 e poi rivisti nel 1984. È la prima volta che il Vaticano interviene in maniera così formale e ufficiale per cercare di impedire l’approvazione di una legge italiana.

 

I commi in questione sono due: da una parte quello che «riconosce alla Chiesa Cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica». Dall’altra quello che garantisce «ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». 

 

La Santa Sede non vuole che il ddl Zan passi così come è oggi. Attualmente è in discussione al Senato, ma il primo timore del Vaticano è quello di veder obbligate tutte le scuole, e quindi anche quelle cattoliche, ad organizzare la Giornata nazionale contro l’omofobia, che verrebbe istituita con la nuova legge. Inoltre a preoccupare la Santa Sede sarebbe anche la tenuta della “libertà di pensiero” dei cattolici.

 

Le reazioni alla lettera del Vaticano

Una mossa che ha infiammato il dibattito politico e civile. Ai microfoni di Radio 1, il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, ha risposto alla domanda sulle critiche del Vaticano: «Siamo sempre stati favorevoli a norme forti contro l’omotransfobia ma siamo sempre stati aperti ai confronti e guarderemo con il massimo spirito di apertura ai nodi giuridici, pur mantenendo il favore sull’impianto perché si tratta di una norma di civiltà per il paese». Sulla stessa linea di pensiero, ma più dura, Laura Boldrini, deputata del Pd: «Il ddl Zan è una legge di civiltà. Punisce i crimini d’odio per omolesbobitransfobia, misoginia, abilismo e promuove il rispetto. Non c’è rischio per la libertà di pensiero poiché esclude la propaganda di idee. Ascoltiamo anche il Vaticano, ma il Parlamento è sovrano».

 

Di tutt’altro parere il leader della Lega Matteo Salvini che ha espresso la sua soddisfazione per la presa di posizione del Vaticano su Facebook: «Stop e revisione del ddl Zan. Bene, era la richiesta della Lega. Sì alla libertà di amare, sì alla lotta contro ogni discriminazione, sì alla punizione di ogni genere di violenza. No a censura e processi per chi ritiene che mamma, papà e famiglia siano il cuore della nostra società, no al gender nelle scuole, no a chi vuole rubare fiabe e sogni ai nostri bambini, no all’utero in affitto. Sempre dalla parte della Libertà e dei diritti».