La strategia del Carroccio per dare scacco matto all'ex Cavaliere. Salta l'incontro "segreto" chiesto dal coordinatore azzurro Toti con una delegazione leghista per concordare i candidati in Liguria e Toscana

Mossa e contromossa sullo scacchiere del centrodestra. Silvio Berlusconi deve decidersi velocemente su quale strada muovere Forza Italia, se accodarsi a Matteo Salvini o rimanere da sola. In un caso o nell'altro il Cavaliere sancirà la fine del suo ruolo di leader di coalizione. La cena di Arcore di domenica scorsa non ha prodotto in realtà nulla di nuovo. Il Carroccio chiede il sostegno ai propri candidati per le regionali, sicuro di averlo già per il Veneto con Zaia, e invita Forza Italia ha chiudere il periodo delle ambiguità nei confronti del governo Renzi. Un deja vu senza bisogno di sedersi a tavola visto che identici messaggi ad Arcore erano già arrivati nello scorso autunno. La novità sta nella determinazione di Salvini nel pretendere una presa di posizione definitiva.

Il 28 febbraio, con la manifestazione a Roma contro il governo Renzi, rappresenta una tappa fondamentale della strategia del segretario federale della Lega. Se Forza Italia chiederà di aderire farà la figura dei comprimari, al pari dei Fini e Casini alle manifestazioni di Berlusconi degli anni d'oro del Pdl. Se diserterà confermerà il suo ruolo subalterno al governo Renzi. In entrambi i casi per Berlusconi sarà scacco matto, la fine della sua carriera da leader di coalizione.

Al momento la lista degli aspiranti oratori dal palco di Piazza del Popolo è nutrita, e tra loro qualche parlamentare e numerosi amministratori locali di Forza Italia. Nessuno di loro ha chiesto il permesso a Berlusconi e questo preoccupa enormemente il portavoce azzurro Giovanni Toti che mercoledì ha reclamato “il principio di reciprocità nelle alleanze con il Carroccio”. “Ci chiedono di appoggiare i loro candidati ma poi non fanno lo stesso con noi, ci trattano come fosse scontato il nostro assenso” si è lamentato Toti insieme a Maria Stella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia. Ma l'intento è diverso dalle parole. Sanno bene che se il partito non ci mette una pezza ogni azzurro potrebbe sentirsi legittimato a salvarsi la poltrona o la candidatura dialogando direttamente coi leghisti. Perché i sondaggi sono impietosi e dal Veneto, alla Liguria e la Toscana i coordinatori di Forza Italia non sembrano felici, pur con qualche distinguo, dall'andare alle elezioni senza il Carroccio.

Ecco perché Toti ha chiesto e ottenuto nel pomeriggio di oggi un incontro “segreto” a Strasburgo con una delegazione leghista. Obiettivo concordare i candidati in Liguria e Toscana ma senza perdere la faccia. In pratica l'idea di Toti è “scegliamo i vostri ma facciamo finta che lo abbiamo definito insieme.” All'ultimo minuto l'appuntamento salta perché Toti deve ritornare a Roma richiamato da Berlusconi.

La riunione a Montecitorio con i parlamentari azzurri è andata male e il rischio scissione con Fitto non è affatto improbabile mentre ufficialmente un'alleanza con la Lega è confermata a patto di non subire diktat. Ma il primo a non crederci è proprio Berlusconi perché Salvini non vuole fare concessioni. “Questi sbraitano quando si trovano insieme” - racconta un senatore leghista – poi vengono a bussare alla nostra porta per sapere se c'è spazio per loro in Noi con Salvini o nella Lega Nord. E' un si salvi chi può.” Mentre Salvini tira dritto per la sua strada, Berlusconi arranca in difesa senza vie d'uscita credibili. Imminente lo scacco al Cavaliere.