Il 9 giugno il partito si riunisce e il segretario presenta la sua strategia. Che già appare chiara: prendersi l'elettorato di centrodestra deluso da Berlusconi. E se possibile portare via voti a Renzi, sfondando a sinistra

Nessuna riedizione del Patto di Gemonio, fine del «forzaleghismo» al nord e sfondamento a sinistra. Matteo Salvini il 9 giugno presenterà alla segreteria federale della Lega Nord la sua strategia per il futuro. Nessun ritorno al passato come vagheggiato inizialmente da Berlusconi, prima che Salvini lo gelasse con una battuta al vetriolo dandogli dell'ottantenne: il tempo in cui Umberto Bossi e il Cavaliere siglavano accordi e alleanze è finito definitivamente. Forza Italia se vuole sopravvivere deve restare nella scia del Carroccio. E il conto dei voti non serve.

Se il partito di Berlusconi mantiene nelle regioni del Nord una maggioranza relativa nel centrodestra, è Salvini a dare la rotta. Lo dimostra Padova dove il candidato leghista Massimo Bitonci sorprendentemente andrà al ballottaggio con il candidato del centrosinistra Ivo Rossi. E gli elettori di centrodestra apprezzano. Tra la sua lista civica e la Lega, Bitonci raggiunge un 20% dei consensi mentre Forza Italia precipita al 7%. Anche in Trentino Alto Adige gli azzurri sono crollati a tutto vantaggio della Lega Nord.

Piccoli esempi si potrebbe dire, ma che danno la giusta misura di un trend in crescita a tutto vantaggio di Salvini. Il prossimo anno, peraltro, si andrà alle urne per il rinnovo delle assemblee regionali di Veneto e Liguria e la Lega Nord vuole dire la sua con propri candidati presidenti. Mentre quello che è sempre più chiaro è l'obiettivo finale.

Ci interessano gli elettori del centrodestra, di Forza Italia soprattutto, non il destino politico di una Maria Stella Gelmini e di una Micaela Brambilla” ironizza qualcuno nei corridoi di via Bellerio, sede del Carroccio a Milano, a margine dell'ultima segreteria federale. A Salvini men che meno, lui che non risparmia battute ai colonnelli di Berlusconi: «Mi han detto che non avrebbero appoggiato il referendum sull'abrogazione della legge Merlin perché avrebbe messo a disagio il loro capo, contenti loro!».

La Lega vuole l'elettorato di Forza Italia al Nord e da lì rilanciarsi come unica alternativa a Renzi. Prima che i voti si perdano tra il Presidente del Consiglio e il Nuovo Centrodestra o vadano ad alimentare ancora di più l'esercito degli astensionisti. Su Fratelli d'Italia e su un asse in cui confida Giorgia Meloni è difficile fare previsioni. Salvini stima Guido Crosetto ma è abbastanza refrattario agli ex aennini, giudicandoli inaffidabili e troppo legati alle poltrone. La loro stessa posizione noeuro, tardiva rispetto al Carroccio, è precaria e decisamente concorrenziale tanto da lasciarli al momento alla porta al di là delle frasi di cortesia.

Il secondo obiettivo di Salvini invece è quello di sfondare a sinistra. Le valutazioni circa le «primarie dei progetti» sono proiettate a guadagnare consensi in una fetta dell'elettorato tradizionalmente ostile o indifferente al Carroccio. Le sue comparsate ai cancelli di numerose aziende in crisi hanno dato esiti incoraggianti. Solo i pochi mesi a disposizione prima delle elezioni europee, visto che è diventato segretario federale nel dicembre scorso, lo hanno obbligato a trascurare questo obiettivo a vantaggio di altri considerati più facili e alla sua attuale portata. Ma la spinta sul referendum di abrogazione della legge Fornero e il tema del lavoro restano prioritari.

Salvini pensa, a ragione o a torto, che molti voti a sinistra possano essere rimessi in gioco. In fondo la stessa Le Pen ha riscosso un successo inaspettato, circa il 43% dei consensi, proprio tra gli operai. E se Renzi ha conquistato la fiducia di una discreta fetta di elettori di centrodestra, perché mai non potrebbe ottenere l'effetto contrario? Salvini ama ripetere ai suoi che «destra e sinistra sono categorie morte, ora la scelta è tra chi guadagna dall'austerità e chi non ha che da perdere. Il bipolarismo è figlio del berlusconismo e con la crisi di Forza Italia è definitivamente morto, dobbiamo agire prima che Renzi si assorba tutto lasciandoci ai margini dello scenario politico.»

Ma non è solo la sinistra operaia a interessargli. L'idea che vorrebbe portare all'attenzione del congresso federale, da convocare entro l'estate, è quello di una modifica dello statuto che permetta di ampliare lo spettro di azione a tutto il Paese. Pur inalterato il riferimento alla Padania contenuto nell'art. 1, il segretario della Lega vuole aprirsi a realtà associative e movimenti locali in una sorta di associazione temporanea di partiti che graviti attorno al Carroccio sulle elezioni amministrative ed eventualmente quelle politiche. Un esperimento che potrebbe decollare in vista delle comunali di Milano, dove Matteo Salvini conferma l'intenzione di candidarsi a Sindaco, dopo l'incoraggiante esordio con il movimento Patriae di Alberto Arrighi e Fabrizio Fratus al centrosud e coi tirolesi di Freiheiliche alle europee appena passate.

Invece con Beppe Grillo, incontrato a Bruxelles settimana scorsa, Salvini ha stretto un patto di non belligeranza. Ora che il M5S si è ridimensionato è più facile costruire un'opposizione a Renzi e al Pd. Un percorso comune e di convenienza reciproca. Ben evidente a Modena e Livorno, dove la Lega appoggerà ai ballottaggi i candidati grillini, ancora segreto quello che porterà entrambi a Strasburgo ad assumere convergenze di voto. In gruppi separati ma con un amico in comune, quel Nigel Farage tanto vilipeso dalla base grillina ma che gode della stima di Matteo Salvini.