Il partito ha un patrimonio di appena 22 milioni di euro, mentre aumentano le spese legali seguite agli scandali sui diamanti e sugli investimenti in Tanzania. E così Salvini corre ai ripari

«Ci rimangono due anni di vita». Questo il responso impietoso del bilancio 2013 della Lega Nord appena approvato dalla segreteria federale riunitasi in via Bellerio. Le parole sono del senatore Stefano Stefani, amministratore federale, che a porte chiuse (il documento sarà reso pubblico a fine giugno) ha specificato che «i dati inquadrano la grande difficoltà che il movimento sta attraversando con soli 22 milioni di patrimonio al netto della drastica riduzione degli introiti».

Solo 6 milioni di euro le disponibilità liquide, mentre ingenti risultano essere le spese legali (tra cui le parcelle dell’avvocato di Roberto Maroni, Domenico Aiello) che hanno raggiunto i 3 milioni di euro a seguito dello scandalo dei diamanti e degli investimenti in Tanzania, oltre al contenzioso con l’ex avvocato di Umberto Bossi, Matteo Brigandì, cacciato da Maroni nell’ottobre 2012. Con la netta riduzione del finanziamento pubblico, al Carroccio si prospetta un biennio di sacrifici che coinciderà con le elezioni regionali in Veneto e Liguria, oltre alle comunali di Milano. Per questo Matteo Salvini ha chiesto di convocare rapidamente il congresso federale prima dell’estate per modificare lo statuto e aprire a nuove forme di finanziamento.