Vicino al Vesuvio è stato costruito un ospedale. Eppure si rischia l'eruzione del vulcano. All'Aquila i sismologi avevano giudicato possibile un evento tragico ma non l'hanno saputo comunicare. E così sono stati condannati

Da anni i vulcanologi prevedono un'eruzione del Vesuvio potenzialmente devastante che potrebbe distruggere i paesi alle pendici del vulcano e arrivare fino a Napoli, rendendo necessaria l'evacuazione di quasi un milione di persone nel giro di 72 ore. Eppure, a fronte di questa drammatica ipotesi su cui concordano gli esperti, si è deciso di costruire un moderno ospedale, realizzato secondo i più innovativi criteri antisismici, a soli 8 chilometri di distanza dal centro del vulcano. Così se vi sarà un evento del genere, invece di essere utilizzato per i soccorsi, l'Ospedale del Mare andrà evacuato perché i piroclasti (cascate di lava, pietre e cenere) ricadrebbero in quantità tali da fare collassare il tetto.

NON SI TRATTA dell'unica situazione critica. L'ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, chiamato al Senato nel 2009, ha affermato che almeno 500 strutture sanitarie dovrebbero essere messe in sicurezza perché si trovano in zone a rischio sismico, idrogeologico o vulcanico. Secondo le tabelle scientifiche fornite dai tecnici, circa la metà è ad alto rischio di collasso eppure non si è provveduto ad alcun intervento di adeguamento alle norme antisismiche come indicato dalla scienza perché «intervenire su tutti gli ospedali a rischio è assai difficile e presupporrebbe interventi finanziari massicci che non ci siamo potuti mai permettere».
Ma non basta. Due anni fa i geologi hanno lanciato un altro allarme attraverso il primo rapporto sullo stato del territorio italiano: 29.500 chilometri quadrati di territorio sono classificati a elevato rischio idrogeologico; oltre un milione di edifici, tra cui 6 mila scuole, sono a rischio frane e alluvioni.

Che cosa si è fatto? Nulla. Ma quando una frana spazza via interi paesi o gli argini dei fiumi si sbriciolano per un'alluvione in Liguria, in Veneto o in Sicilia e l'acqua invade tutto, strade, case, campagne arrivando a uccidere ignari esseri umani, nessuno mette sotto processo i geologi che hanno denunciato lo stato di devastazione del territorio italiano.

Nel caso del terremoto dell'Aquila, invece, sotto stati giudicati colpevoli proprio gli scienziati. I sismologi avevano studiato l'attività sismica e affermato che la possibilità di un evento analogo a quello che nel 1703 rase al suolo l'Aquila non poteva essere totalmente escluso. Uno di loro aveva anche compilato un database di oltre 550 edifici aquilani in calcestruzzo a rischio di collasso in caso di terremoto.

Ebbene quegli scienziati sono stati condannati a sei anni per omicidio colposo plurimo perché non hanno saputo comunicare alla popolazione il rischio reale che si correva nel caso di una scossa di forte entità. Una sentenza che ha suscitato reazioni indignate in tutti gli ambienti scientifici internazionali.

Alla fine di agosto del 2005, sulle coste meridionali degli Stati Uniti si è abbattuto Katrina, uno dei più violenti uragani mai visti: nei giorni precedenti i meteorologi avevano segnalato la potenza del ciclone senza tuttavia prevedere nei dettagli cosa sarebbe accaduto. Ed è accaduto il peggio: 1.833 morti e danni per 81 miliardi di dollari. Forse adottando misure diverse si potevano ridurre le dimensioni della tragedia e per questo i vertici amministrativi e politici delle istituzioni per il coordinamento dell'emergenza e dei soccorsi sono stati sostituiti mentre gli esperti del National Hurricane Center e del National Weather Service hanno ricevuto gli elogi per il lavoro svolto. 

GLI SCIENZIATI STUDIANO i dati, li analizzano, avanzano ipotesi, le confrontano e a volte sbagliano. Ciò non toglie che andrebbero ascoltati sempre, per scongiurare gravi errori, non per poter attribuire loro responsabilità nel caso di una catastrofe. Quello che si rischia con la sentenza sul terremoto dell'Abruzzo è di avviare il nostro paese sulla strada dell'oscurantismo scientifico. Nessuno scienziato si azzarderà più a fare previsioni o a lanciare allarmi per due motivi: se parla nella maggior parte dei casi non sarà ascoltato, se non parla abbastanza forte potrebbe anche finire in prigione.