Nazionalismo, famiglia tradizionale, sicurezza, ostilità verso gli immigrati, garantismo, tasse come rapina di Stato. I temi della maggioranza di governo prefigurano una vita non assillata da complicazioni

È sorprendente che l’attuale governo nonostante molti errori, le promesse non mantenute, le occasioni mancate, e qualche mala figura di ministri o sottosegretari, continui a rimanere alto nel gradimento degli italiani. Non tutto può essere giustificato da un vento reazionario che spira a livello internazionale e, neppure, dalle divisioni delle opposizioni; che pure pesano. L’impressione è che, nonostante tutto, esso riesca a evocare e interpretare (in modo propagandistico, ma alla fine efficace) l’insofferenza dei cittadini rispetto alla confusione e alla paura che i processi di globalizzazione hanno diffuso in tutto il corpo dell’Europa.

 

Coglie, in questo senso, meglio della sinistra un desiderio di protezione e di tranquillità nel mare in tempesta. Sono messaggi diversi, ma a guardar bene, vanno nella stessa direzione. Europeismo minimo, nazionalismo, riaffermazione della famiglia tradizionale, la sicurezza (ora anche quella stradale), l’ostilità verso gli immigrati, un garantismo spinto che allude a “lasciar fare”, le tasse intese come una rapina di Stato. Potrei continuare. È un mescolamento generale di temi che prefigurano una vita meno esposta, non assillata da troppi vincoli, complicazioni, presunte o vere persecuzioni.

 

L’ondata di simpatia (molto ingigantita dai media) verso Silvio Berlusconi dopo la sua scomparsa racchiude, a mio avviso, questo sentimento generale. E tanto poco contano i singoli atti politici, alla sinistra mai perdonati, che persino la sdolcinata amicizia tra il Cavaliere e Vladimir Putin non paga alcun dazio. Mentre il campo democratico è costretto a puntualizzare persino le virgole del suo discorso, la destra agita dall’alto un misto di ultra conservazione e sovversivismo.

 

La novità di Elly Schlein alla guida del Pd sta facendo bene all’insieme dell’opposizione. Ha permesso di entrare con più decisione nel cuore della crisi italiana, di unificare (buono l’accordo sul salario minimo) l’azione dello schieramento democratico. Ma ho l’impressione che per invertire un senso comune ormai depositato da anni nel nostro Paese, non bastino né un buon programma e neppure una possibile alleanza per un’alternativa di governo. Indispensabili, ma non sufficienti.

 

Occorrerebbe arrivare più nel profondo nell’animo inquieto della maggioranza dei cittadini (che votano sempre di meno) totalmente e inevitabilmente immersi nella modernità ma in sofferenza. All’anima si parla anche sollecitando e richiamando una libertà dello spirito, che forse è l’ultimo lembo di terra non ancora colonizzato dalla mercificazione di ogni rapporto e di ogni corpo. Se un altare valoriale lo predispone solo la destra siamo fritti.

 

Per parlare a questa dimensione decisiva ma più sfuggente, occorre che la sinistra esca dai binari di un inseguimento costante e subalterno a ogni forma di innovazione. Occorrono, piuttosto, un’iniezione di cultura, una politica che pensi prima di agire, un lavoro che dischiuda le coscienze in modo molecolare e dal basso. Occorre l’incontro, in una sorta di nuova teologia politica, tra il cristianesimo di Francesco e un nuovo socialismo integralmente umano. Serve tempo. Ma il tempo si conquista, certe volte, “frenando” la storia che ha assunto una brutta piega, piuttosto che spingendola ancor più velocemente e pervasivamente verso un modello distorto.