La natura e gli abitanti si sono riappropriati dell’area Snia Viscosa. Dov’è sgorgato un lago naturale e dove vivono specie protette. Ma il Comune è ambiguo sull’apposizione di vincoli urbanistici

Da bambina ho trascorso molto tempo sul Lago di Vico, un lago vulcanico nel Viterbese. Sulle sponde del lago, mio nonno mi raccontava il mito di Ercole che, per aiutare i pastori locali con la siccità, affondò la clava nelle profondità della terra così da far sgorgare un lago, chiamato infatti anche “Lago Ercolea”.

 

La Capitale, nel 1992, assiste ad un ribaltamento desolante di questo mito: un palazzinaro, ignaro della storia di Roma e delle sorgenti gassose e sulfuree che la attraversano, trivella l’area di un’ex fabbrica, la Snia Viscosa a Largo Preneste, e, intercettata la falda, l’acqua fuoriesce. All’inizio cerca, maldestramente, di liberarsene, convogliandola verso il collettore fognario, che però non regge e tutto il quartiere viene allagato e l’invaso scavato per realizzare il parcheggio sotterraneo di un centro commerciale diventa un lago naturale, l’unico di Roma.

 

A seguito di indagini di cittadini e comitati locali, viene presentato alla Procura un esposto-denuncia sulla concessione edilizia, due anni dopo i lavori vengono ufficialmente interrotti e, con una delibera, il Consiglio comunale di Roma approva il progetto della sistemazione a verde pubblico e avvia la procedura di esproprio. Il Parco delle Energie sarà inaugurato nel 1997. Nel frattempo, nel febbraio del 1995, vengono occupati alcuni spazi dell’ex fabbrica, accanto al lago Bullicante - Ex Snia, come presidio permanente sull’intera area, e avviata un’esperienza di autogestione e autoproduzione culturale, esperienza che resiste ancora oggi.

 

Mesi dopo, il ministero dei Beni culturali e ambientali include tutta l’area tra quelle di interesse archeologico. Negli anni, i tentativi di speculazione sull’area e le infiltrazioni mafiose continuano, così come le resistenze degli abitanti e dei comitati locali perché venga realizzato un parco archeologico e ambientale su tutta l’area: il parco, il lago e la fabbrica.

 

Ad oggi, il 40 per cento dell’originario sito industriale è ancora di proprietà del palazzinaro con la clava che a dicembre ha riattivato la ruspa dopo aver ottenuto il permesso di costruire un polo logistico. Al momento attuale si assiste ad un comportamento ambivalente da parte del Comune che, mentre approva la nuova concessione edilizia a opera del Dipartimento all’urbanistica, con voto unanime del Consiglio impegna sindaco e giunta a mettere in atto ogni azione utile affinché tutta l’area venga tutelata. La firma promessa da Zingaretti per l’estensione del Monumento naturale si è dissolta.

 

Nel frattempo la natura, spontaneamente, si è riappropriata dell’area archeologica industriale della fabbrica: il lago e il parco che lo circonda ospitano ora diversi ecosistemi ben strutturati, sistemi complessi con una fortissima resilienza. Trai i pini e gli alaterni, si diramano altre 350 specie botaniche e abitano 89 specie di uccelli che nidificano sulle pareti dell’ex-fabbrica come fossero rupi calcaree. Lì, nel parco archeologico dell’Ex-Snia, sono quattro gli habitat protetti da norme europee mentre un terzo delle libellule d’Italia sono ospitate dal lago.

 

Il Parco delle Energie, dove il lago Bullicante si estende, rappresenta, per i quartieri limitrofi, il Pigneto e Casal Bertone - zone ad altissima densità urbana e fortemente inquinate da polveri sottili - un vero e proprio polmone verde. Salvaguardare il parco archeologico e naturalistico è una questione sociale e di salute pubblica: la natura rigenera le città e chi le abita.